Dimenticatevi i governi, ormai il potere sta da un’altra parte. I popoli votano, ma chi comanda non è eletto. Da settimane l’Italia è sotto pressione poiché, sforando il debito di 150 miliardi rispetto agli accordi siglati a Bruxelles, rischia una multa piccola (al massimo 9 miliardi) ma soprattutto il congelamento dei fondi Ue, un’ottantina di miliardi l’anno. E’ vero, il disavanzo italico ha raggiunto i 2.700 miliardi. Ogni mese è un record. Negativo. Tuttavia, guardando i mercati, lo spread è sceso intorno ai 250 punti. Il titolo di Stato italiano decennale, il mitico Btp, rende poco più del corrispettivo americano. E gli Usa crescono del 3%, no? E allora come mai la tensione sul nostro Paese cala, mentre da tutte le parti ci dipingono come il male assoluto del Vecchio Continente? Semplice. La Bce ha fatto sapere che in caso di rallentamento dell’economia è pronta a stampare ancora moneta.
Mario Draghi è buono per caso con l’Italia? Assolutamente no. Lui semmai deve proteggere i tedeschi, veri padroni del vapore europeo. Infatti gli istituti teutonici sono stracarichi di titoli tossici – Deutsche Bank e Commerzbank – e nessuna società ha interesse ad acquistarli, pena la morte certa. Così la Bce non può che pompare altro denaro, per buttare la polvere (o la cacca) sotto il tappeto. Si compra tempo nella speranza che un miracolo succeda, che la finanza tedesca si riprenda, in modo da sbloccare l’economia continentale. La Merkel, ossessionata come i suoi connazionali dal rigore sui conti, è rimasta senza armi. E l’unico fuciliere pronto a sparare contro la crisi è Mario Draghi.