Ma davvero Salvini vuole sbarazzarsi di Conte? Ci sta provando sul serio oppure, sotto sotto, è rassegnato a tenerselo ancora per un bel po’? Il dubbio nasce dai comportamenti del Capitano. Proprio adesso che la crisi sembra possibile sta tenendo posizioni rinunciatarie, quasi da spettatore, inspiegabili se il suo obiettivo fosse quello di cacciare a pedate il premier, come va dicendo. Magari Salvini si sente impotente, pensa di non avere margini per fare di più; o forse spera di guadagnare altri voti tenendo lì Conte “a far danno”, piuttosto che affondare il colpo durante la pandemia, con tutti i rischi del caso. Chissà. Nella sua ottica possono esserci mille motivi, fondati e rispettabili. Sta di fatto, però, che qualcosa non quadra. Si prenda il Mes, su cui Conte è in un mare di guai; non per merito del centrodestra, che si oppone alla riforma europea sottoscritta nel 2011 dal centrodestra medesimo, ma per la rabbia dei senatori Cinque stelle costretti a inghiottire un gigantesco rospo. Mettiamoci nei panni dei dissidenti grillini e cerchiamo di viverne il dramma quando dovranno pronunciarsi in Parlamento mercoledì. Da una parte l’istinto li spingerebbe a votare contro il Mes perché nella loro cultura c’è l’odio per la finanza, le banche, i poteri forti e vedono complotti giudaico-massonici ovunque, figurarsi in un fondo Salva-stati che in cambio del riscatto ti imporrebbe vincoli di ogni tipo.
Dall’altra parte, però, devono fare i conti con Sergio Mattarella, che da inflessibile notaio delle regole scioglierebbe le Camere in caso di crisi senza sbocco. È come avere una pistola puntata alla tempia: nel caso in cui si andasse a votare per colpa del Mes, la gran parte di questi dissidenti non verrebbe nemmeno ricandidata. Lannutti, Morra, Lezzi e compagnia cantante tornerebbero tristemente ai mestieri che facevano prima, molto peggio remunerati. Non a caso in queste ore si moltiplicano dall’alto le pressioni per farli tornare all’ovile.
È qui che un’opposizione potrebbe dire la sua, se volesse mandare a casa Conte senza tenerlo un minuto di più. Dovrebbe appoggiare i dissidenti grillini, tranquillizzarli, metterli nella condizione di scegliere liberamente senza subire i diktat dei Crimi e dei Di Maio. Dimostrando loro che non succederebbe nulla di drammatico se venisse bocciato il Mes e nemmeno cascherebbe il mondo se cadesse questo governo, perché come dicono a Roma, morto un Papa se ne fa un altro; dopo l’atto di insubordinazione potrebbe nascere un nuovo esecutivo, senza costringere Mattarella a sciogliere il Parlamento. Per scaricare la pistola delle elezioni e allontanare Conte, insomma, al centrodestra basterebbe mettere in campo un briciolo di fantasia.
Ad esempio, l’opposizione potrebbe dichiararsi pronta a concedere una tregua, perfino a sostenere qualche formula transitoria di emergenza designando a capo del governo la figura solitamente giudicata più adatta per un’impresa del genere nella persona di San Mario Draghi, protettore di tutti gli indebitati. Liberi dalle loro catene, i grillini duri e puri potrebbero a quel punto bocciare il Mes o in alternativa, tra un paio di settimane, silurare la riforma dei decreti sicurezza. Ogni occasione sarebbe buona per portare a termine il ribaltone. E non ci sarebbe scandalo alcuno: da che mondo è mondo, dividere il fronte avversario è l’Abc di qualunque opposizione.
C’era stato, mesi fa, un momento in cui Salvini sembrava disponibile a sostenere Draghi, proprio per le ragioni di cui sopra; salvo perdere la pazienza alle prime difficoltà e fare dietrofront nel timore che la Meloni gli strappasse dalle mani la bandiera dell’oltranzismo sovranista. Non sia mai. Da allora (è una semplice constatazione) Matteo sembra incapace di qualunque iniziativa in grado di cambiare il corso della storia. Paralizzato dal timore di perdere voti a vantaggio dei Fratelli d’Italia. Prigioniero della sua curva di ultrà. Preoccupato di mettere in riga Berlusconi, casomai Zio Silvio provasse di nuovo a insidiargli la leadership. In sintesi: Salvini non vuol sporcarsi le mani e ai rischi della politica preferisce le scorciatoie della propaganda. Se ha ragione lui, lo scopriremo vivendo.
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