puglia zona gialla Emanuele FucecchiPoco più di due settimane fa il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, avanzava al governo la richiesta di trasformare due province pugliesi, Foggia e Bat (Barletta, Andria Trani), in zone rosse. Nella serata di venerdì, è stato lo stesso governatore a darne notizia: l’intera regione è in zona gialla. È questa la strana parabola della Puglia: da subito zona arancione, secondo la ripartizione introdotta il 6 novembre scorso, ma passata in pochi giorni dall’essere candidata alle maggiori restrizioni della zona rossa – ad auspicare il lockdown generalizzato era stato anche l’assessore alla Sanità, Pierluigi Lopalco – sino al godere dei vantaggi del declassamento a zona gialla. Bar e ristoranti aperti sino alle 18 e possibilità di spostarsi tra i comuni, tra le norme entrate in vigore ieri. Eppure, a guardare i dati, non sembrerebbero essere intervenute grosse migliorie nella situazione epidemiologica in regione.

Appena mercoledì scorso, la Puglia faceva registrare il picco di ricoveri in terapia intensiva su scala nazionale: 33 in 24 ore, uno in più degli ingressi in rianimazione conteggiati in Lombardia, con un rapporto positivi/tamponi del 18,3 per cento, a fronte della media nazionale del 10,3 per cento. Proprio mentre circolava la notizia del passaggio a zona gialla, il bollettino quotidiano faceva registrare un nuovo record negativo: 42 i nuovi ingressi in terapia intensiva; 72 i nuovi morti. Il picco dei bollettini regionali pugliesi da inizio pandemia. “Dato riferito ai decessi inseriti nel database nelle ultime 24 ore, non al numero dei decessi effettivamente avvenuti in un giorno”, ha precisato Emiliano nel festeggiare la zona gialla. Dimostrazione – secondo il governatore – della capacità del sistema regionale di reggere a un’ondata che nel solo mese di novembre ha fatto registrare 35mila contagi a fronte dei 4mila dell’intera prima ondata.

Poche ore prima, anche Lopalco si era pronunciato sulla situazione epidemiologica pugliese, affermando che “per la prima volta abbiamo le terapie intensive che si svuotano” e ribadendo quanto dichiarato nei giorni precedenti, quando aveva parlato di “molti indicatori in miglioramento”. Ma i dati rilasciati dagli istituti statistici negli ultimi giorni non sembrano confermare le sue dichiarazioni. Il dato dei ricoveri in terapia intensiva al 4 dicembre – momento della dichiarazione di passaggio alla zona gialla – stando alle rilevazioni dell’Agenas, è del 50 per cento. Di gran lunga superiore sia rispetto alla media nazionale, ferma al 41 per cento, sia rispetto al 30 per cento indicato dal governo come soglia oltre la quale considerare la situazione come emergenziale. Sia, infine, rispetto al 45 per cento di saturazione registrato il 18 novembre, giorno della richiesta della chiusura totale delle province di Foggia e Bat.

Quanto ai restanti parametri, alla voce ‘Puglia’ le tabelle della fondazione Gimbe sono quasi completamente rosse: salvo l’indice Rt, dal 6 novembre al 28 novembre sono peggiorati tutti gli indicatori, la variazione percentuale dei nuovi casi, la variazione degli attualmente positivi per 100mila abitanti, i ricoveri in terapia intensiva e quelli nei reparti ordinari. Tanto che la stessa fondazione aveva chiesto al Governo maggiore cautela sulle riaperture. Nella settimana dal 24 novembre al 1 dicembre, inoltre, la Regione Puglia ha registrato un incremento percentuale di casi del 21,6 per cento. Seconda solo al Friuli Venezia Giulia. E proprio questi fattori devono avere indotto l’Istituto superiore di Sanità ad inserire la Puglia tra le regioni a rischio alto con Sardegna e Calabria, dopo il monitoraggio settimanale riferito al periodo 23-29 novembre.

Ma a preoccupare, oltre ai dati degli ultimi bollettini, è anche la situazione degli ospedali. “Per quello che vedo io sul territorio, la zona gialla non mi convince” – afferma a TPI Salvatore Onorati, vicepresidente dell’Ordine dei medici di Foggia. “Nei nostri studi medici i casi ci sono e sono tanti. Solo ieri ho segnalato al Dipartimento tre casi sospetti Covid, e ho una media piuttosto alta di pazienti che seguo da casa. A Foggia poi la situazione dell’ospedale non è proprio rosea. Sino all’altro ieri si parlava di zona rossa, oggi ci svegliamo in zona gialla. È una stranezza. Non critico la posizione dei tecnici, però faccio notare una cosa: molti pazienti delle nostre rianimazioni vengono spostati nelle terapie intensive di Lecce. Se mandiamo a morire gente da Foggia a Lecce, significherà qualcosa o no?”, conclude.

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dall'articolo di  Pierfrancesco Albanese  per TPI.it 

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