governo conte si noNon fatevi fregare. L’idea del governissimo tecnico che fa tanto scuotere il Palazzo non è solo politicamente sbagliata, è un vero e proprio imbroglio. I retroscena impazziscono di ipotesi, il totonomi sul possibile premier e i ministri sono ormai a livello da calciomercato, ma il problema non è Conte-sì, Conte-no. E nemmeno chiederci cosa combinerebbero Mario Draghi o Marta Cartabia (che in realtà non ci sono, perché non sono disponibili ad entrare in campo senza garanzie) se fossero a Palazzo Chigi da domani.  Il problema è che, se cadesse Conte, a pochi mesi dall’inizio del semestre bianco, non si potrebbe più andare a votare. Non sostituiremmo quindi il governo giallorosso con un altro governo a maggioranza chiara (cioè di centrodestra), ma con un carro bestiame in cui potrebbero entrare tutti e di tutto. Un governo che non si può fermare, che non può cadere, perché non si possono sciogliere le Camere. Un governo in cui i partiti si nascondono, come già hanno fatto ai tempi del Governo Monti.  La prima domanda da farsi, dunque, è: a chi giova?

A chi servirebbe un governo così? Non certo agli italiani che hanno votato centrosinistra, non certo a quelli che hanno votato Cinque Stelle, né tantomeno a quelli che hanno votato centrodestra. Sarebbe un governo di inciucio, un governo che non risponde a nessuno perché non deve rendere conto a nessuno.

 

E con le scelte da fare ogni giorno nella battaglia contro la pandemia – dalle zone rosse, alle chiusure ai divieti – perdere il vincolo di responsabilità (prima o poi devi rispondere a qualcuno di quello che hai fatto) sarebbe un rischio enorme per gli italiani.

Significherebbe consegnarsi a qualche sapere tecnocratico, a qualche fantomatico comitato tecnico, alle strutture prefettizie o amministrative. Chiunque avesse solo la tentazione si vada a rivedere la farsa dei sette nani per la nomina del Commissario alla Sanità in Calabria.

Di fronte a tutti questi scenari, il Governo Conte appare un idillio, e così dovrebbe essere anche per chi non lo ama: ha dei nomi, dei volti, una identità chiara, quattro partiti che lo sostengono. Se farà bene o male, ne pagherà il prezzo al momento di votare. Perché la vera democrazia non conosce deleghe o scorciatoie. Chi fa bene incassa dividendi, chi sbaglia paga.

Articolo di Luca Telese  per TPI.it 

Illustrazione di Emanuele Fucecchi

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