Attilio Fontana si scaglia contro il governo. Senza mezzi termini, stavolta, tanto che lo scontro istituzionale tra regione Lombardia ed esecutivo arriva a un livello preoccupante, forse insanabile. "Adottano provvedimenti folli, non possiamo cambiare regole ogni 3 settimane": così su Libero il governatore leghista ha commentato le restrizioni dell’ultimo Dpcm e le regole che dovremo adottare a Natale per contenere l’epidemia da coronavirus. Fontana critica la ratio adottata dal governo e fa intendere di essere sostanzialmente d'accordo con chi nei prossimi giorni potrebbe violare i provvedimenti sugli spostamenti varati da Giuseppe Conte in vista delle festività. "Dal punto di vista epidemiologico - afferma - non ha senso che sia considerato sicuro muoversi per le visite nel proprio Comune e sia definito pericoloso andare a trovare qualcuno che abita nel paese di fianco. Mi auguro che il Parlamento abbia un sussulto e sistemi questa norma, che mi sembra veramente una sciocchezza. Siamo ancora in tempo. Ho chiesto al premier Conte di intervenire".
In aggiunta alle restrizioni legate alle diverse fasce di rischio in cui resta suddivisa l'Italia (gialla, arancione e rossa, anche se a breve ci si aspetta l'intero Paese in zona gialla), con l'ultimo Dpcm del 3 dicembre e con un decreto legge ad hoc l'esecutivo guidato da Conte ha introdotto ulteriori restrizioni in vista delle festività: il divieto di spostamenti tra regioni (anche in fascia gialla) dal 21 dicembre al 6 gennaio e il divieto di spostamento tra comuni nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno. E questo a Fontana non va giù.
Dell’ultimo decreto, spiega il presidente lombardo, "non mi ha convinto innanzitutto il metodo. Ci era stato detto che avremmo ricevuto una copia del Dpcm e che poi l'avremmo discussa e invece ci siamo visti recapitare un decreto nel cuore della notte, senza darci la possibilità di discutere. Se ci avessero ascoltato forse avremmo evitato delle storture palesi, come la decisione di vietare la circolazione tra le regioni a partire dal 21 dicembre. Come ho già detto, il rischio è che tutti partano il giorno prima e che si crei quel caos cui abbiamo assistito tra il 7 e l'8 marzo, quando furono istituite le prime zone rosse al Nord".
Secondo il governatore della Lombardia non bisognava porre un termine per muoversi "perché non è quello il problema. Noi dobbiamo concentrarci sui comportamenti pericolosi: sugli assembramenti, sulla movida, sulla folla sui mezzi pubblici. In poche parole, il punto di riferimento deve essere il sovraffollamento. Se non c'è folla, non c'è problema. Invece condanniamo situazioni innocue e ne ignoriamo altre. Stamattina per esempio sono andato a fare la spesa in un supermercato a Varese. Forse lì bisognerà porre più attenzione, perché lì non c'è più controllo all'ingresso, si formano capannelli di persone. Queste cose vanno evitate".
D'altronde il divieto di mobilità tra regioni e comuni nei giorni di festa sta già avendo i primi effetti: un nuovo esodo e l'assalto ai treni prima dello stop agli spostamenti potrebbero rappresentare un pericoloso assist al virus, come avvenuto a marzo. Il rischio è che si creino più danni rispetto a quelli che si cercano di evitare con il decreto legge Natale.
Articolo di Violetto Gorrasi per ToDay.it