Invece di andare a vedere in che condizioni sono gli ospedali, o per quale caspita di motivo non si riesce a limitare la folla nelle vie dello shopping, ieri le prime due forze politiche della maggioranza sono andate a verificare quanto possono far girare le pale agli italiani certi minuetti da Prima Repubblica. D’altra parte, le sparate continue dei renziani e i silenzi del Pd non lasciavano scelta. Così si è riesumato il vecchio rituale dei buoni propositi detti in faccia e dei desideri inconfessabili, per chi li ha, tenuti nel taschino. Risultato: i 5 Stelle, obbligati ad esserci, i dem felicissimi di mettere Conte in croce scaricandone la “colpa” su Renzi, e quest’ultimo orgoglioso dell’ennesimo successo politico con cui può star certo di moltiplicare gli elettori (degli altri). Una situazione che ha fatto bene Di Maio a definire surreale, perché in mezzo a una pandemia ci si dovrebbe concentrare sulla sicurezza del Paese prima di pensare a tutto il resto.
In ogni caso non sappiamo ancora quante poltrone vogliono i dem o Renzi (va a Palazzo Chigi oggi a ora di pranzo, e chissà che non sia un segnale). Poi vedremo se si andrà incontro a un rimpasto di Governo di cui solo Italia Viva e qualche papavero del Pd sentono la mancanza, oppure al licenziamento del premier, per quanto improbabile visto che un Cottarelli qualunque a cui far finta di affidare il timone si può pure trovare, ma poi appeso ai voti dei due Mattei e di qualche peones non illudiamoci che riesca a portare a casa i fondi Ue o non si schianti alla prima curva dell’ordinaria amministrazione.
Articolo/editoriale di Gaetano Pedullà per LaNotiziaGiornale.it