Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. È un detto popolarissimo che si attaglia alla perfezione alla nota vicenda del piano pandemico italiano mai aggiornato. Parliamoci chiaro: se in questo 2020 disgraziato non fosse arrivato il Covid-19 a sconvolgerci la vita, se Report non avesse portato alla luce il rapporto sulla gestione della pandemia in Italia pubblicato sul sito dell'OMS e 1 giorno dopo scomparso, i burocrati della Divisione Prevenzione del Ministero della Salute italiano forse avrebbero continuato a produrre, taroccandone la data, sempre lo stesso piano pandemico vintage del 2006. E i ministri che si fossero avvicendati nel tempo al Ministero, forse non ne avrebbero mai saputo nulla. Lo ha spiegato tempo fa molto bene Giulia Grillo, l'ex ministro della Salute grillina del governo Conte I, durante un intervento a La7: "Io non sono mai stata interpellata sulla questione del piano pandemico, perché in realtà è una questione che procede in maniera amministrativa, non c’è un atto politico. I direttori generali sanno che devono, o dovrebbero a questo punto, rinnovare tutta una serie di documenti ed atti di programmazione”.
E qui casca l'asino: in Italia la casta dei burocrati, ha in mano un potere che si perpetua negli anni ben oltre le singole legislature. Un potere indipendente dai colori dei governi che si avvicendano nel tempo. Sono organismi autoreferenziali. A dirlo fuori dai denti, ed ha ragione, è stato domenica scorsa, il Viceministro della Salute 5 Stelle Pierpaolo Sileri. Lui è uno che, neanche 6 mesi dopo la sua nomina, si è trovato calato in una emergenza sanitaria come in Italia non se ne erano mai viste e, da bravo medico qual'e', non si è tirato indietro: a febbraio scorso si è andato a riprendere i 70 italiani bloccati a Wuhan, nel bel mezzo della pandemia cinese ed è stato sempre lui, quello che ha riportato Niccolò in patria, il ragazzo di Grado bloccato dalle autorità cinesi. Il 14 marzo Sileri si è ammalato di Covid-19, ne è uscito e senza tanti clamori ha ricominciato a lavorare.
È uno che dice pane al pane e vino al vino. Domenica scorsa ha spazzato via alibi ed equivoci: "piano pandemico e piano influenzale sono la stessa cosa", ha detto. Le parole di Ranieri Guerra (e aggiungo io del Ministro Speranza), che vorrebbero fare un distinguo dei due termini, sono "un gioco di parole...".
Il 5 Stelle Sileri ha detto ciò che da tempo avrebbe dovuto dire, con trasparenza, Roberto Speranza, che invece finora, nel vano tentativo di silenziare uno scandalo ormai alla luce del sole, si sta trincerando dietro dichiarazioni balbettanti e francamente imbarazzanti. In queste ore lo stesso responsabile europeo dell'OMS, Hans Henri Klug, sembra aver capito che Ranieri Guerra, il suo attuale Vice e membro del Cts, da lui coperto e difeso nelle prime ore della vicenda, è indifendibile e si sta preparano a farlo fuori. Ai distratti ricordo che fra il 2014 e il 2017 sarebbe spettato a Ranieri Guerra, in qualità di capo della divisione Prevenzione del Ministero della Salute, di predisporre un piano pandemico aggiornato. L'avesse fatto, forse oggi avremmo contato meno morti.
Sileri, sempre domenica scorsa, riferendosi anche al segretario generale del Ministero della Salute Giuseppe Ruocco, un'altro burocrate pesante, uno che alla Salute ricopre cariche dal 1984 (!), ha dichiarato :"Credo che la cosa migliore, avendo visto i verbali del Cts dove lui è sempre assente, sia che il Segretario generale si dimetta. E ancora: "Esigo una risposta su questo maledetto Piano pandemico". Il Viceministro ha dimostrato di avere gli attributi che sembrano mancare allo "stenterello" Speranza.
Perché se è vero che a tutto il cucuzzaro dei burocrati che popolano i ministeri italiani sono demandate funzioni che esulano dall'area di competenza degli Organi politici, e' altrettanto vero che spetta alla politica la responsabilità di rimuovere coloro che per incapacità o proprio tornaconto non assolvono ai loro obblighi. Una volta che gli hai fatto tana, al burocrate, lo devi rimuovere, non coprire (magari perché è della tua stessa parrocchia politica).
Se oggi forse si riuscirà ad arrivare fino in fondo a questa triste e imbarazzante vicenda, dovremo dire grazie anche a Luigi Di Maio, non a caso un altro 5 Stelle con le mani libere, uno che a febbraio e marzo scorsi, da Ministro degli Esteri, si è sbattuto nei 2 emisferi terrestri alla ricerca di quelle mascherine, di quei "DPI", di cui i nostri magazzini erano, per colpa dei burocrati di Stato, desolatamente sprovvisti.
Mettendoci la faccia Luigi di Maio, in queste ore, ha preso una posizione ufficiale nei confronti dell'OMS, chiedendo ai suoi vertici di permettere ai ricercatori, estensori del report fatto ritirare da Ranieri Guerra, di essere interrogati, come persone informate sui fatti, dalla Procura di Bergamo, la quale sta indagando sulle troppe morti registratesi in quella zona nella prima ondata pandemica.
Francesco Zambon dovrebbe essere il primo fra questi a poter dire la sua. Già da tempo sarebbe andato di sua sponte alla Procura italiana se l'OMS non glielo avesse impedito opponendo la sua presunta immunità diplomatica. Zambon, principale estensore del report scomparso, è colui a cui Ranieri Guerra voleva imporre la correzione dei dati che facevano riferimento alla data del piano obsoleto dell'Italia. Ma lui non l'ha corretto. È questo il vero motivo per il quale il suo rapporto è sparito dal sito dell'OMS e non è più stato ripubblicato.
Caro Sigfrido Ranucci, il 30 novembre scorso hai chiuso la tua meritoria inchiesta chiedendo pubblicamente a Luigi Di Maio e a Roberto Speranza : "Da che parte state, dalla parte dell'Oms o dalla parte di Zambon?"
Ebbene credo che sia Di Maio che Sileri ti abbiano risposto con i fatti: come tutte le donne e gli uomini del MoVimento 5 Stelle, loro stanno dalla parte degli italiani. Magari alla tua prossima puntata, se ti riesce, dillo.
Articolo di Roberta Labonia per InAltoiCuori.com