Siamo in un’epoca strana in cui i due Mattei giocano allo sfascio dell’Italia. Matteo Renzi e Matteo Salvini infatti sono sodalizzati a lucrare sulle spalle degli italiani. Il primo, il Matteo padano, guida il primo partito d’Italia e il secondo, Matteo Renzi, guida l’ultimo dopo aver però guidato il primo, quel Partito democratico che raggiunse la sua massima espansione con un 40% dei consensi alle Europee. Fu Matteo I a far cadere il primo governo di questa legislatura, quello strano cromatismo ideologico, il giallo-verde, che si era dato l’ambizioso progetto di cambiare tutto, ma che cadde a causa della megalomania del leghista, tinta di oscuri presagi dittatoriali, quella richiesta di “pieni poteri” che evocava il “discorso del bivacco” tenuto da Benito Mussolini il 16 novembre 1922: “Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli…”. Si sa come è andata a finire, con il padano che in pochi giorni ha perso il ministero, il governo e bruciato dieci punti di consenso in pochi mesi.
Dal canto suo, Matteo II, quello dell’Arno, dopo aver tentato di cambiare la Costituzione abolendo il Senato è stato sconfitto al referendum ed ha dovuto lasciare tutto anche se non si è ritirato dalla politica come aveva promesso in caso di fallimento. Tutti si sono chiesti perché Salvini avesse fatto cadere il governo senza valutare che il capo dello Stato mai gli avrebbe concesso le urne. Di certo la cosa favorì Renzi che prese la palla al balzo incuneandosi nella maggioranza e dettando legge con “ricatti” politici pressoché continui. Forse che i due erano d’accordo fin dall’inizio?
Qualcuno lo disse a mezza voce, come Pietro Dettori, Cinque Stelle e consigliere del ministro Di Maio. Troppo ingenuo l’errore apparentemente compiuto dal milanese. Intanto assistiamo all’imperversare dei due leader che interpretano la politica unicamente in funzione del loro smisurato ego che non è stato certo fiaccato dal Covid, ma addirittura rafforzato. I due Mattei stanno rovinando l’Italia, uno dalla maggioranza e l’altro dall’opposizione, ma con un singolare sincronismo e tempismo. Sono due facce della stessa medaglia: la politica asservita all’interesse personale come i loro due partiti. Per il Matteo toscano gli elettori se ne sono già accorti, ma per il Matteo delle Alpi il redde rationem non è ancora venuto.
Articolo di Giuseppe Vatinno per LaNotiziaGiornale.it