Le 153 pagine confermano gran parte delle cifre circolate nelle scorse settimane e sono divise in "pietre miliari" e "obiettivi" come chiesto dalla Ue. Quasi 5 miliardi per sviluppare i pagamenti digitali. Alla sanità 9 miliardi per assistenza di prossimità, telemedicina e digitalizzazione ma altri 5,5 andranno alla ristrutturazione degli ospedali. Al potenziamento della didattica scolastica e del diritto allo studio 10,6 miliardi. Calano a 21,7 miliardi gli incentivi alle aziende, 3,5 per cultura e turismo. E’ pronto l’allegato alla bozza di Recovery plan con il dettaglio dei 52 progetti per l’impiego dei circa 200 miliardi di euro di fondi europei a valere sul Next Generation Eu. Ma nemmeno il nuovo documento, datato 29 dicembre, soddisfa Italia viva, che nel frattempo ha consegnato al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri un documento di critiche alla parte introduttiva andata in cdm il 7 dicembre (e successivamente modificata). “Sui contenuti non ci siamo, ci separa un abisso“, fanno sapere i renziani nonostante sia confermato l’incremento dei fondi “aggiuntivi” rispetto a quelli “sostitutivi”. “Abbiamo mandato 30 pagine, loro una bozza modificata dopo la conferenza stampa di Renzi e arrivata ieri notte”, dicono. Anche se nelle loro 30 pagine solo mezza è dedicata al piano Ciao annunciato da Matteo Renzi.
Chigi dal canto suo parla di clima “positivo“: durante l’incontro della delegazione renziana con Gualtieri si sarebbe registrato “un disaccordo di fondo sulla proposta di Iv di usare tutti i prestiti per progetti aggiuntivi” perché “far crescere il debito sarebbe incompatibile con l’obiettivo di rientro dal debito che l’Ue continua ad indicare l’Europa”, ma sulle proposte l’intenzione è di andare avanti con il confronto.
La nuova bozza di Palazzo Chigi conferma le linee guida e le cifre di massima emerse nei giorni scorsi, con qualche limatura e qualche specificazione ulteriore sulle modalità di impiego delle somme. Il documento è organizzato come da richieste della Commissione con il cronoprogramma dei singoli progetti e l’indicazione, come chiede l’Ue, di “milestone” (pietre miliari) e target (obiettivi). Vengono indicati i soggetti proponenti, attuatori e la natura della spesa, se si tratta di investimenti, riforme o incentivi. Compaiono anche l’impatto sulla transizione green e sulla digitalizzazione. Manca invece tutta la parte più discorsiva contenuta nella bozza del 7 dicembre. Così scompare anche il riferimento alla riforma della prescrizione.
Viene ritoccata al ribasso, da 24,8 a 21,7 miliardi la dotazione di Transizione 4.0, ossia gli incentivi alle aziende per la conversione delle produzioni in chiave sostenibile. Alle imprese vanno anche 450 milioni destinati ad interventi per l’internazionalizzazione delle imprese. Novecento milioni decollano verso la “Space economy”, sotto forma di incentivi finanziari per favorire gli investimenti nel settore aerospazio. Ci sono poi 450 milioni, un po’ meno di 600 milioni previsti, per sviluppare il settore dei microchip. Altri 5 miliardi vanno, come da bozze precedenti, al “Patent box”, ossia agevolazioni per i redditi che derivano da proprietà intellettuale.
Il ministero dell’Economia investirà 4,7 miliardi di euro per lo sviluppo dei pagamenti digitali con cui il governo punta anche a ridurre il livello dell’evasione fiscale. Nelle bozza rivista si legge che “l’investimento comprende iniziative volte a ridurre l’uso del contante e incentivare la diffusione di strumenti di pagamento digitali (e.g. Cashback, Lotteria degli scontrini, etc.), oltre che un piano di comunicazione per promuovere l’uso di tali strumenti e informare sul valore dei pagamenti digitali”. Il piano rientra nel più ampio capitolo “Digitalizzazione e Innovazione” che vale complessivamente 46 miliardi.
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dall'articolo di F. Q. per IlfattoQuotidiano.it