Timori per il possibile sostegno di senatori di Fi a un Conte-ter. E dall’Udc: “Ora cambia tutto”. Silvio Berlusconi si espone ancora una volta in prima persona per cercare di arginare un’eventuale fuga da Forza Italia. Con le dimissioni del premier Giuseppe Conte e un nuovo governo alle porte (e tanti posti da assegnare) più di un parlamentare azzurro potrebbe essere tentato di fare il salto per dare vita alla quarta gamba della maggioranza, puntellando così il terzo esecutivo guidato dall’avvocato del popolo. «Nessuna trattativa è in corso, né ovviamente da parte mia, né di alcuno dei miei collaboratori, né di deputati o senatori di Forza Italia, per un eventuale sostegno di qualunque tipo al governo in carica», assicura il leader di Fi, intervenuto ieri pomeriggio con un comunicato. Berlusconi vede all’orizzonte o un esecutivo di unità nazionale o le urne. La strada maestra è una sola: «Rimettere alla saggezza politica e all’autorevolezza istituzionale del capo dello Stato di indicare la soluzione della crisi, attraverso un nuovo governo che rappresenti l’unità sostanziale del Paese in un momento di emergenza, oppure restituire la parola agli italiani». Questa è la strada che traccia il Cavaliere. «Qualunque altra soluzione – dice – significa prolungare una paralisi che il Paese non si può permettere e che quindi non ci vede disponibili». Ribadire l’unità del partito pubblicamente («tentare di dividerci è impossibile ed inutile»), non basta però a placare i sospetti degli alleati.
Matteo Salvini in serata ha chiamato Giorgia Meloni e insieme hanno organizzato un altro vertice del centrodestra che si terrà oggi e sarà allargato a Udc, Noi con l’Italia e Cambiamo.
Aver lasciato aperta la porta al governo di unità nazionale, scenario condiviso da Giovanni Toti, è vissuto con crescente irritazione dalla numero uno di Fratelli d’Italia che non vede altro che il voto anticipato. Stesso discorso per il segretario leghista che negli ultimi giorni ha virato sulle elezioni: «Una terza via non esiste», è il commento di Salvini. Il braccio di ferro prosegue e il timore che Conte possa reclutare quattro o cinque senatori di Forza Italia è una possibilità che viene presa seriamente in considerazione nei gruppi parlamentari dell’opposizione.
I centristi restano alla finestra. A Palazzo Madama l’Udc continua a guardare al campo di centrodestra, ma con le dimissioni di Conte «cambia tutto. Si apre una fase nuova e le consultazioni al Colle potrebbero portare a qualunque esito», spiega una fonte. Paola Binetti, Antonio De Poli e Antonio Saccone sono compatti sul no alla relazione di Alfonso Bonafede, ma è la stessa Binetti a guardare avanti: «Il Conte ter? Voglio capire con chi sarà e cosa vorrà fare», sottolinea. Saccone appoggia invece l’idea dell’unità nazionale: «Potrebbe essere un viatico interessante, Berlusconi è persona saggia. Vediamo se ci saranno le condizioni». Paolo Romani, non considera le urne come un’opzione e lancia un esecutivo di salvezza «senza pregiudiziali».
Articolo di LaStampa.it per