Improvvisamente tutti si sono pazzi per Giuseppe Conte. Da Bruxelles a Donald Trump, passando per il Vaticano, si sprecano gli endorsement per la riconferma nel governo giallorosso. Mentre sembra essere ripartito il dialogo tra Pd e M5S, si allunga la lista di chi desidera che Giuseppe Conte resti a Palazzo Chigi. Il premier, reduce del vertice a Biarritz, ha da poco ricevuto l’endorsement anche del presidente degli Stati Uniti. Gli endorsement di Trump e di Bruxelles.
"Comincia a mettersi bene per l'altamente rispettato primo ministro della Repubblica italiana, Giuseppe Conte. Ha rappresentato con forza l'Italia al G7. Ama molto il suo paese e lavora bene con gli Stati Uniti. Un uomo di grande talento che spero rimanga primo ministro”, ha twittato questo pomeriggio Donald Trump. Un supporto non di poco conto per ‘l’avvocato del popolo’ che 14 mesi fa si presentò impacciato e con i fogli sparsi alla rinfusa al suo discorso d’insediamento. Oggi Conte è un uomo diverso, sicuro di sé e pronto a mantenere la sua poltrona, forte del sostegno dell’establishment italiano e straniero. Una volta si sarebbe detto ‘Ce lo chiede l’Europa’, ma dall’inizio di questa crisi più scorrono le ore e i giorni e più le richieste di lasciare Conte al suo posto aumentano.
Ma partiamo proprio dall’Unione Europea che sarebbe ben contenta se i Cinquestelle riuscissero a formare un nuovo governo senza la Lega, scongiurando così il ritorno alle urne e una probabile vittoria del sovranista Matteo Salvini (che, diciamolo, si è fatto male da solo…). Un governo senza la Lega, infatti, per Bruxelles, significa avere la sicurezza che il prossimo commissario europeo italiano sia un europeista convinto. Al momento circolano vari nomi, tutti del Pd, ma, anche qualora fosse un esponente del M5S, sarebbe gradito alla nuova presidente Ursula von der Leyen, che deve la sua elezione proprio ai voti degli europarlamentari pentastellati. Ne consegue che l’Unione Europa, in vista della Brexit, pur di ‘riacchiappare’ l’Italia tra i Paesi europeisti, sarebbe disposta anche a concedere maggiore flessibilità al nuovo governo.
Anche il Vaticano tifa Conte
Ormai tra Conte, la Merkel, Macron e la Von der Leyen c’è un feeling facilmente percepibile e poco importa che Nicola Zingaretti, il nuovo partner di lavoro dei Cinquestelle, in nome della ‘discontinuità’, avrebbe voluto un nuovo inquilino a Palazzo Chigi. Alla fine, il neosegretario del Pd, messo sotto assedio dagli esponenti del suo stesso partito (Prodi, Renzi, Letta solo per citare gli ex premier), ha ceduto."Il fatto è che c'è un pressing impressionante da parte di pezzi importanti dell'establishment - dai vescovi alle cancellerie europee ai padri nobili del Pd - affinché questo governo parta. Se però si chiude come vuole non solo il M5S ma anche una grossa parte del nostro partito, Zingaretti rimarrà tagliato fuori dai giochi”, aveva spiegato ieri il renzianissimo deputato Luciano Nobili. Dalle parti del Vaticano, infatti, si fa (neanche troppo) segretamente il tifo per il governo giallorosso, come si evince anche da un recente editoriale del direttore de L’Osservatore Romano, Andrea Monda. "Vedere Salvini vincere ci farebbe male, sebbene si proclami difensore dei valori cristiani", mormorano i cardinali preoccupati che il tentativo Pd-M5S fallisca.
Anche i 'radical chic' scendono in campo per il Conte-bis
E, infine, c’è tutto il mondo della cultura e dei vip, i cosiddetti ‘radical chic’ che avevano tradito la sinistra con il M5S per poi pentirsene amaramente. L’attore Ivano Marescotti,intervistato da La Stampa, dice: “Il governo lo devono fare a tutti i costi, foss’altro per toglierci la Lega di torno. Mi sarei augurato fosse Fico a fare il premier ma Conte mi sta bene. E non sarebbe un Conti bis ma un Conti 2.0. Lui era stato scelto da Di Maio ed è stato capace di opporsi ai pentastellati sulla Tav appoggiando il Pd, dunque...”. Dalle pagine dello stesso quotidiano, Marisa Laurito è ancora più decisa: “Conte premier? Mi è piaciuto il discorso che ha fatto al Senato e le sue critiche, anche se tardive come ha sottolineato giustamente Emma Bonino, erano puntuali e non ha fatto sconti. Ha avuto coraggio, autorità e fermezza”. E, infine, non poteva mancare Jacopo Fo, favorevole già un anno fa a un’alleanza tra dem e grillini: “I pentastellati con il loro entusiasmo, l’impeto, la freschezza e il Pd che ha una grandissima capacità imprenditoriale. Potrebbero fare grandi cose. Purtroppo non esiste un solo Pd come non esiste un solo movimento 5 stelle, spero che le diverse anime sappiano raggiungere una sintesi per l’interesse del Paese”.
dall'articolo di Francesco Curridori per IlGiornale.it