URSULA VON DER LEYEN INCONTRA GIUSEPPE CONTELa prima legge di Bilancio giallo-rossa, se mai si farà, sarà una manovra in deficit. E se era scontato pensarlo con il governo pentaleghista, spingersi su fino alla soglia del 3% troverà d' accordo anche i nuovi possibili alleati. Di sicuro i Cinque Stelle che con Di Maio festeggiarono - era il 27 settembre del 2018 - dal balcone di Palazzo Chigi il deficit al 2,4% e la sconfitta della povertà. Salvo poi fare marcia indietro a metà dicembre e riscrivere la manovra in pochi giorni secondo le indicazioni di Bruxelles, con un deficit al 2,04% (e lo zero era solo "estetico"). All' epoca il Pd gridò alla «sceneggiata» e coniò sui social l' hashtag #pagailpopolo. Il capogruppo pd al Senato, il renziano Andrea Marcucci, disse che si trattava di «una manovra folle, da irresponsabili, uno spot contro l' Europa». Marcucci ieri sedeva al tavolo con i grillini per stendere il programma. E certo la strada che si delinea per la prossima manovra è ancora quella: il deficit. Non ce ne sono molte altre, visto che l' unico punto condiviso da tutti è impedire all' Iva e alle accise sui carburanti di aumentare dall' 1 gennaio. Servono 23,1 miliardi solo per questo, di cui 19 ereditati dalla prima manovra di Renzi per il 2015 e 4 dal governo Conte. E altri 2,7 miliardi per le politiche invariate da rifinanziare come le missioni militari. 

LA TRATTATIVA PD M5S VISTA DA STAINO

Le condizioni però sono cambiate. Lo si è visto ieri. Lo spread è sceso a 183 punti da 201 del giorno prima, portando gli interessi sui titoli di Stato decennali al livello più basso da settembre 2016. Una benedizione dei mercati sul possibile governo M5S-Pd. O almeno così in molti l' hanno interpretato. La "quota 100" che piace al Pd e al responsabile economia della segreteria Zingaretti, il senatore Antonio Misiani - finito nel totoministri per il dicastero dell' Economia non riguarda le pensioni. Uno spread a 100, calcolano, porterebbe risparmi importanti in termini di minore spesa per interessi: 1,8 miliardi il prossimo anno, 4,5 nel 2021 e 6,6 nel 2022. Ecco i soldi. Si fa di conto, in queste ore. E si scopre che in fondo l' eredità dei gialloverdi non è proprio da buttar via. Anche grazie alla seconda correzione imposta dall' Europa e culminata con l' assestamento di bilancio varato agli inizi di luglio da 7,6 miliardi per riportare il deficit, salito nel frattempo di nuovo al 2,4% del Pil, all' 1,9%. Ebbene i tre quarti di questo intervento - fatto di risparmi su quota 100 e reddito di cittadinanza, entrate tributarie extra, maggiori dividendi di Cdp e utili di Bankitalia - si ripeteranno nel 2020. Parliamo di 5,7 miliardi "trascinati", calcola l' Ufficio parlamentare di bilancio. A cui aggiungere 1,9 miliardi di minori interessi sul debito per lo spread a 200. 

Siamo dunque a 8 miliardi di risparmi, come base di partenza. Più la flessibilità da chiedere in Europa: almeno altri 12 miliardi. Ma lo spazio fiscale, se si vuole davvero salire verso il limite del 3%, è il doppio. Molto più di un tesoretto, per coprire l' Iva e fare politiche per la crescita, rimettere in moto il Paese. Fantascienza? Non proprio. A Bruxelles l' aria è cambiata. 

E un governo giallo-rosso sembra in grado di rassicurare non solo i mercati, ma anche i vertici europei - a partire dalla presidente Ursula von der Leyen, votata da Pd e M5S - molto più inclini a sconti sulle regole, visto che l' Eurozona si sta avvitando sulla recessione della sua locomotiva: la Germania.

Eredità gialloverde, flessibilità dell' Europa non più matrigna (quindi deficit), spread a 100: su queste basi parte la manovra Pd-M5S. Poi certo il M5S difenderà la sua bandiera: il reddito di cittadinanza che non sarà toccato, solo potenziato. E il Pd proverà a far passare la sua idea di taglio delle tasse ai lavoratori (cuneo fiscale) che però costa 15 miliardi: portare il bonus da 80 a 125 euro al mese.

Articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”

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