La Governatrice Pd Catiuscia Marini, indagata nell’inchiesta legata alla sanità umbra, ha confermato le sue dimissioni da presidente della Regione Umbria. Dopo l’indegno teatrino del Consiglio comunale di sabato in cui la Marini ha votato contro le dimissioni che lei stessa aveva presentato per auto-assolversi, oggi è arrivata la nota che sancirebbe la fine del suo fallimentare mandato. Zingaretti, proprio ieri, ha dichiarato che non è stato lui a chiedere le dimissioni della Marini ma, evidentemente, dopo le nostre pressioni quello scandalo inaudito non poteva essere ancora coperto dal silenzio vergognoso di tutto il Partito Democratico. In realtà, il Consiglio regionale umbro dovrà ancora votare e ratificare le dimissioni. Nel pieno di questa farsa assurda, Zingaretti ha dichiarato testualmente dalla Annunziata: “Il Pd che voglio è un partito dove se qualcuno si vende le domande dei concorsi siamo noi a cacciarlo prima che se ne accorgano i pm.” Il giorno prima aveva detto che la politica dovrebbe fare piazza pulita prima dell’intervento delle Procure. Benvenuto Zingaretti! Ora quando farai seguire alle parole i fatti? O sono soltanto uscite a caso in campagna elettorale? In Umbria, dopo lo scandalo PD nella sanità, non è stato espulso l’ex segretario regionale dei Dem, Gianpiero Bocci. Zingaretti cosa aspetti?
Ma c’è una lunga lista di indagati per reati gravi che il segretario PD, per rispetto dei cittadini e delle Istituzioni, avrebbe il dovere di cacciare immediatamente dal partito. In primis il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, indagato per associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta in una inchiesta sulla gestione degli appalti pubblici, insieme all’ex consigliere regionale e vice presidente della Giunta calabrese, Nicola Adamo, coinvolto nella stessa indagine.
In Sardegna si è avuta la notizia della condanna a tre anni e tre mesi dell’ex sottosegretaria del Governo Renzi, Francesca Barracciu, per peculato. Nessuna parola dai vertici del Nazareno.
In Campania il “re delle fritture di pesce” e uomo di De Luca, Franco Alfieri, è indagato per voto di scambio politico-mafioso.
In Puglia Lello Di Gioia è indagato per induzione indebita (poche settimane fa di lui si è occupato la Giunta per le autorizzazioni per l’utilizzo delle intercettazioni).
Ancora sulla sponda Pd, altri nomi di peso sono quello di Francesco Bonifazi, tesoriere del partito ai tempi di Matteo Renzi, indagato per finanziamenti illeciti e false fatture; Luca Lotti, ex ministro dello Sport, per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per favoreggiamento nell’inchiesta Consip; e Piero Fassino, accusato di turbativa d’asta nell’affaire Salone del Libro.
Zingaretti cominci a cacciare via dal partito chi è sotto indagine per reati gravi che riguardano i soldi dei cittadini, i quali mettono nelle mani dei partiti il denaro sudato delle proprie tasse e si aspettano che vengano spesi per il bene della comunità. E lo faccia da subito.
Articolo da ilblogdellestelle.it del 21 maggio 2019