"Se rompiamo, rompiamo alla Leopolda". La possibilità che Matteo Renzi dica addio al Pd è sempre più reale. Gli indizi che fanno immaginare una resa dei conti quasi immediata ci sono tutti. "Qualsiasi cosa accada - ha spiegato Ettore Rosato a un emissario di peso della segreteria di Zingaretti - c'è una certezza: noi garantiremo la tenuta del governo". La Leopolda - spiega Repubblica - è il punto di approdo, ma c'è chi giura che un'eventuale rottura sarà anticipata da un documento che qualche parlamentare, molto in segreto, sta provando a impostare in queste ore. Ci sarebbe la disponibilità ad aderire al progetto da parte di 26 deputati e 5 senatori. A Palazzo Madama i renziani spiegano che lì basta poco per orientare la maggioranza. Che il renzianissimo Andrea Marcucci resterebbe comunque alla guida del gruppo del Pd, almeno finché lo vorrà Zingaretti.
E che, infine, da Forza Italia arriverebbero nelle settimane a seguire senatori come piovesse. A capo della fronda renziana ci sono ovviamente Maria Elena Boschi e Rosato, al loro fianco Luigi Marattin. Ma è ovvio che Renzi debba ragionare sulla giustificazione alla rottura: "I bersaniani - ripete non a caso l'ex ministra - sono praticamente tornati nel Pd, noi non possiamo restare. C'è dunque spazio per un soggetto liberal che competa con la destra sovranista e la sinistra movimentista frutto dell'alleanza organica tra Pd e Movimento".
da LiberoQuotidiano.it