“La guerra voglio farla a Salvini, non a Zingaretti. Lascio la comodità e mi riprendo la libertà”. Matteo Renzi lascia il Pd, costituisce gruppi parlamentari autonomi e assicura sostegno al Governo Conte. In una lunga intervista concessa ad Annalisa Cuzzocrea su Repubblica l’ex premier annuncia la scissione dal Partito Democratico che, assicura, “sarà un bene per tutti”, e adduce una motivazione su tutte: “Mi fa uscire la mancanza di una visione sul futuro””. “I gruppi autonomi nasceranno già questa settimana. E saranno un bene per tutti: Zingaretti non avrà più l’alibi di dire che non controlla i gruppi pd perché saranno “derenzizzati”. E per il governo probabilmente si allargherà la base del consenso parlamentare, l’ho detto anche a Conte”.
Resta il sostegno al Governo, perché per Renzi “il Conte bis è un miracolo” e se ne prende i meriti, ma ora bisogna fare un passo in avanti:
“Aver mandato a casa Salvini resterà nel mio curriculum come una delle cose di cui vado più fiero”... “Abbiamo fatto un capolavoro tattico mettendo in minoranza Salvini con gli strumenti della democrazia parlamentare. Ma il populismo cattivo che esprime non è battuto e va sconfitto nella società. E credo che le liturgie di un Pd organizzato scientificamente in correnti e impegnato in una faticosa e autoreferenziale ricerca dell’unità come bene supremo non funzionino più”... “C’è un patto tra Pd e 5 stelle sulla legge elettorale e non sarò io a violarlo o a votare contro. Voglio passare i prossimi mesi a combattere il salvinismo nelle piazze, nelle scuole, nelle fabbriche. Faremo comitati ovunque. Non posso farlo se tutte le mattine devo difendermi da chi mi aggredisce in casa mia”.
“Non ho un problema personale con Zingaretti, né lui ha un problema con me. Abbiamo sempre discusso e abbiamo sempre mantenuto toni di civiltà personali. Qui c’è un fatto politico. Il Pd nasce come grande intuizione di un partito all’americana capace di riconoscersi in un leader carismatico e fondato sulle primarie. Chi ha tentato di interpretare questo ruolo è stato sconfitto dal fuoco amico. Oggi il Pd è un insieme di correnti. E temo che non sarà in grado da solo di rispondere alle aggressioni di Salvini e alla difficile convivenza con i 5 Stelle”.
Il senatore di Rignano sottolinea che dentro il Pd si è sentito spesso un intruso, “mi hanno sempre trattato come un estraneo, come un abusivo” dice, spiegando che questo è il “riflesso condizionato di quella sinistra che si autoproclama tale e che non accetta di essere guidata da uno che non provenga dalla Ditta”. Renzi è sicuro di una cosa:
“Io esco, nei prossimi mesi rientrano D’Alema, Bersani e Speranza. Va via un ex premier, ne torna un altro. Tutto si tiene”
Renzi prova a ripartire: “Credo che ci sia uno spazio per una cosa nuova” afferma a Repubblica, “che non è di centro o di sinistra, ma che occupa lo spazio meno utilizzato dalla politica italiana: lo spazio del futuro”. I parlamentari con lui saranno trenta, più o meno, poi ci sarà la Leopolda che “sarà un’esplosione di proposte”. Non annuncia il nome del nuovo partito, “non sarà un partito tradizionale, sarà una casa” spiega. Non si candiderà né alle regionali né alle comunali “almeno per un anno”, ma Renzi è chiaro su un fronte: “A me l’alleanza strategica con Di Maio non convince. Non ho fatto tutto questo lavoro per morire socio di Rousseau”.
“La prima elezione cui ci presenteremo saranno le politiche, sperando che siano nel 2023. E poi le Europee del 2024. Abbiamo tempo e fiato”.
C’è il tempo per togliersi due sassolini. Uno per Enrico Letta che si era detto incredulo della scissione di Renzi perché non c’è un sottosegretario di Pontassieve nel Governo. Il senatore di Rignano replica dicendo che “per rispetto della sua intelligenza non commento una simile idiozia”. Uno per “il mio amico Franceschini” e per l’sms ricevuto con su scritto “uscirai dal Pd e non ti considererà più nessuno”. Renzi risponde così:
“Mi piace da impazzire quando mi dicono che sono morto”
Articolo di HuffingtonPost.it