Sete di potere, voglia di comandare e soprattutto una enorme ipoteca sul futuro del Governo Conte-bis. La scissione dal Pd di Matteo Renzi e la nascita di Italia Viva condizionerà molto il Governo Conte-bis. Una mossa fatta in questo momento non a caso ma in maniera consapevole, proprio poco dopo che il Governo con la nomina dei sottosegretari e viceministri può operare a tutto tondo: “Pronti, via e vi spiego le regole del gioco” ha detto Renzi a Conte ed agli alleati. Renzi negli ultimi anni ha mal digerito la segreteria di Zingaretti, non si sarebbe mai dimesso dalla segreteria del Pd, le ha provate tutte pur di restare alla guida del partito. Poi ha cercato di condizionare la nuova segreteria, ha sabotato la candidatura di Minniti; infine, con la maggioranza degli eletti del Pd scelti da lui, ne ha portati fuori un po’. Ma non tutti. Ora quindi ha il controllo del Partito Democratico e del Governo. Lo ha fatto adesso perché vuole tornare al tavolo della trattativa mettendo una enorme e colossale ipoteca sul futuro di questo Governo.
Chi dice, come Rosato, che nel Pd tutti sapevano cosa sarebbe successo dimentica di dire che non lo sapevano gli italiani. Renzi fino a poche settimane fa giurava che non avrebbe lasciato il Pd ma questo fa parte della doppiezza di Renzi che dice una cosa e fa il contrario; aveva detto che avrebbe lasciato la politica e invece fonda un altro partito.
E’ evidente che Renzi sogna di poter ereditare la area politica di Berlusconi e sogna che pezzi di Forza Italia vadano con lui, piazzandosi al centro e sperando di condizionare con il suo 7-8% forse anche il 10 il prossimo Governo e le scelte del futuro. Non è vero che Renzi accetta tutto; vuole mettere le mani delle nomine, di Fincantieri e Leonardo, vuole quello, vuole contare dove il potere conta come fatto anni fa quando arrivò a Palazzo Chigi.
Articolo di Maurizio Belpietro per Panorama.it