Partita come una ritorsione per i presunti aiuti pubblici alla compagnia di velivoli Airbus, la guerra dei dazi statunitensi contro i prodotti europei è dilagata in molti altri settori economici e produttivi. Agricoltura e allevamento sono tra i più colpiti. E ad autorizzare le ritorsioni per un valore da 7,5 miliardi di dollari è stata l’Organizzazione mondiale del commercio, il Wto, che ha ritenuto illegali i sussidi erogati da molti Paesi europei ad Airbus. La lista dei prodotti colpiti dai dazi è stata divulgata dall’Office of the United States Trade Rapresentative, l’agenzia governativa responsabile del commercio. I sovrapprezzi doganali entreranno in vigore il prossimo 18 ottobre. L’annuncio delle misure dell’amministrazione di Donald Trump ha fatto rallentare le economie di tutto il mondo: lo stesso effetto di quando è iniziato il terremoto dei dazi in Cina.
I primi a essere preoccupati sono proprio i gestori delle compagnie aeree americane: «Imporre dazi su aerei per i quali le compagnie americane hanno già firmato accordi danneggerà tutto il sistema, dai milioni di americani che lavorano nel trasporto pubblico, agli operatori dei cieli degli Stati Uniti». Eppure questo è già il secondo passo di una guerra dei dazi scoppiata a giugno 2018.
Le tensioni commerciali tra l’Unione europea e Trump sono iniziate quando gli Stati Uniti hanno tassato acciaio, al 25%, e alluminio, al 10%, provenienti dai Paesi europei. Con enormi conseguenze per il settore dell’automotive. Il surplus commerciale tra i due blocchi, effettivamente, è più vantaggioso per il “Vecchio continente”: l’ultimo anno, l’Europa ha esportato in America prodotti per un valore di 488 miliardi di dollari. Lungo la rotta inversa, invece, si sono mossi beni per un totale di 319 miliardi di dollari.
I prodotti italiani che saranno sottoposti a dazi
Il lungo elenco di beni che risentiranno degli incrementi doganali è diviso per Paesi: i dazi sembrano più aspri nei confronti di Germania, Regno Unito e Spagna. L’Italia si colloca tra i Paesi mediamente colpiti. Solo i prodotti collegati all’industria aerea saranno tassati al 10%. Ma l’italia non è citata direttamente in quella lista. Tutti gli altri beni, invece, riceveranno un aumento doganale pari al 25% del valore reale dell’oggetto. Ecco la lista ufficiale dei prodotti italiani:
- Liquori e amari;
- Formaggi di latte vaccino;
- Formaggi di tipo svizzero, emmental e con conformazioni a buchi;
- Formaggi a pasta erborinata, tipo gorgonzola;
- Formaggi tipo groviera;
- Formaggi cheddar;
- Formaggi di latte ovino, eccetto quelli da grattugiare;
- Formaggi tipo romano, reggiano, parmigiano, provoloni e provole;
- Formaggi freschi, incluse mozzarelle;
- Yogurt;
- Burro;
- Altri derivati del latte;
- Frutta congelata;
- Carne di maiale;
- Prosciutti di maiale;
- Spalle di maiale;
- Preparati di carne suina;
- Salsicce di maiale e prodotti simili;
- Frattaglie di maiale;
- Cozze, vongole e molluschi vari;
- Ciliegie;
- Pesche, escluse le nettarine;
- Miscele di frutta o di altre parti commestibili delle piante;
- Arance, mandarini e clementine;
- Limoni;
- Gelatine di ribes o frutti di bosco;
- Pere;
- Succhi di pera o di prugna;
Esclusi i prodotti legati all’olivicoltura italiani, mentre sarà colpito l’olio di Germania, Spagna e Regno Unito. Ai tre Paesi si aggiunge la Francia per quanto riguarda le olive non spremute e il vino. Salvi dunque il Prosecco e l’olio extravergine, prodotti made in Italy con ampio mercato negli Stati Uniti.
Articolo di Felice Florio per Open.online