Termini nella metro del degradoViaggio nei sotterranei: rischi e disservizi per i passeggeri. La sporcizia e i rifiuti in più punti, ovunque macchie sul pavimento. In piazza voragini sull'asfalto e pavimento sconnessoPareti che sembrano bombardate, odore forte di urina, matasse di fili elettrici scoperti, scale mobili fuori uso. La stazione metropolitana di Termini è un cantiere da quasi tre anni, da quando sono cominciati i lavori per la riqualificazione del cosiddetto "nodo", gli itinerari sotterranei di scambio tra linea A e B. Ma questo non giustifica che tutto, dallo spazio di superficie di piazza dei Cinquecento agli scali della metro, debba essere un enorme monumento al degrado.  Non è tanto il percorso a ostacoli per passare dalla linea B alla A e viceversa. Dopo i primi giorni di caos i passeggeri hanno ormai fatto l'abitudine ai lavori in corso e l'Atac ha cercato di venire incontro ai viaggiatori collocando nei punti strategici dei punti informazione. Il problema sono la sporcizia, l'incuria, l'abbandono, il disservizio, insieme a situazioni che si prefigurano come di rischio oggettivo per l'incolumità dei passeggeri.

Cronista e fotografo scendono dalla scalinata dell'atrio della stazione verso gli accessi sotterranei alla linea B. La prima sorpresa è che entrambe le scale mobili sono fuori uso. I viaggiatori costretti loro malgrado ad usare i gradini si fermano per caricarsi alla meglio valigioni e passeggini con bambini. Sotto, il pavimento è costellato di chiazze di sporco di vecchia data, rimasto lì a imperitura memoria. In banchina, sia in direzione Laurentina che in direzione Rebibbia, sono spariti cestini e panchine. Si attende sempre in piedi, carte, lattine, bottiglie e pacchetti di sigarette si buttano dove capita.

Alle estremità delle banchine teloni verdi sistemati in modo posticcio segnano il limite da non superare, dall'altra parte dei teloni si mischiano materiali di cantiere e rifiuti. Lungo la piattaforma di attesa le pareti sono un susseguirsi di buchi e intonaco sbocconcellato, vecchie e nuove scritte di vandali e improvvisati writer.

Basta alzare lo sguardo per vedere fasci di fili che pendono dalla galleria, proprio sopra i binari. Quella dei fili aerei è una costante di tutta la stazione metro: pendono dai muri e dai soffitti lungo l'intero percorso di accesso alle banchine.

La situazione in superficie fa da degno contrappunto a quella degli spazi sotterranei. Piazza dei Cinquecento è divisa in due dalle recinzioni dei cantieri, che obbligano a tortuosi giri chi deve raggiungere l'ingresso della stazione. Guai a passare dalla parte sbagliata: bisogna tornare indietro e ricominciare il percorso. A creare un'altra barricata è la palizzata che circonda la statua di papa Giovanni Paolo II in restauro. Sigillato anche lo spazio espositivo a vetri che un tempo ospitava mostre ed eventi. Dal soffitto i teloni che svolazzano acuiscono l'impressione di una piazza completamente abbandonata.

La pavimentazione è un percorso di guerra: buche profonde nell'asfalto, mattonelle divelte. La fontanella è senza bocchettone: un "nasone" senza naso, che mal rappresenta la tradizione romana. Accanto, la ceppaia di un albero tagliato chissà quando, che adesso è solo un pericolo per i pedoni. Grandi sacconi neri ricolmi di rifiuti sono appoggiati a terra, accanto ai bidoncini della spazzatura.

La scalinata di accesso alla metropolitana e il gabbiotto dell'ascensore per raggiungere il livello banchina sono stati trasformati in orinatoi e in wc all'aria aperta. L'odore nauseabondo prende alla gola. Ogni spazio recintato, ogni residua aiuola sono diventate piccole discariche dove ormai da troppo tempo si accumulano i rifiuti. Benvenuti a Termini, benvenuti a Roma.

 

Articolo di CECILIA GENTILE per roma.repubblica.it (22 marzo 2012)

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