“Chi fa queste scelte per me tradisce la fiducia dei cittadini”. Così il capo politico ad interim del M5S, Vito Crimi, parlando con i giornalisti a proposito degli abbandoni all’interno del M5S a margine dell’evento “Countering serious crime in the Western Balkans”, che vede presenti i vertici dei Ministeri dell’Interno di Albania, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia, con i rispettivi vertici delle forze di polizia. “Ognuno fa le sue scelte sulla base della propria volontà di continuare a dare seguito alla fiducia che è stata data loro,” ha spiegato Crimi. Quanto alla riorganizzazione dei 5Stelle, Crimi ha detto che è in corso “un processo di riorganizzazione che si concluderà con gli Stati generali”.
“Il Movimento Cinque Stelle c’è, ci sarà e alle prossime elezioni sarà sempre più forte ha aggiunto – Da 10 anni a questa parte, a ogni elezione sento dire che il movimento è sparito, a ogni elezione, magari, perde un po’ di consenso, però abbiamo fatto una scelta precisa: noi non stiamo a inseguire il consenso elettorale a tutti costi, noi non facciamo le citofonate per cercare qualche tipo di consenso o i cocktail al Papeete. Cerchiamo di fare le cose per l’interesse dei cittadini,” ha detto ancora Crimi.
“Non c’è dubbio che Di Maio sia riuscito a far passare, sia a Salvini che a Zingaretti, tutto quello che voleva lui. Il programma del Movimento 5 Stelle lo ha inanellato tutto”. Lo ha detto il giornalista Franco Bechis, ospite di Tiziana Panella nella trasmissione Tagadà. “Ora il problema del Movimento 5 Stelle – prosegue Bechis – è il vuoto di programma perché le loro battaglie le hanno portato a conclusione”. “L’unica cosa che il Movimento ha concesso a Salvini – aggiunge – era qualcosina di più sui decreti sicurezza che facevano anch’essi parte del loro patrimonio”. “Il Pd – continua -, in quattro mesi, non ha toccato nulla. Nemmeno quelle cose che Mattarella aveva raccomandato sull’immigrazione”. “Alla fine Di Maio ha portato a casa più di tutti gli altri leader compreso Salvini” conclude il giornalista.
«Gualtieri attacca la Raggi, ma dimentica i debiti di Rutelli e Veltroni». L’ex ministro dei Trasporti del M5S, Danilo Toninelli, prende le difese della sindaca di Roma Virginia Raggi, attaccata dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (del PD), il quale ha espresso su di lei un giudizio «certamente non positivo». «Era arrivata in Campidoglio con tanti proclami e grandi speranze ma i risultati, purtroppo per i romani, non sono arrivati, anzi,» ha detto Gualtieri. Toninelli ha riconosciuto i problemi della Capitale: «Nessuno nega che amministrare Roma sia difficile,» ha scritto su Facebook, sottolineando di non ricordare però «alcun sindaco lavorare così tanto e così tenacemente come Virginia Raggi per risolvere i problemi. Ma è utile ricordare al ministro Gualtieri che gran parte di queste difficoltà sono dovute ai disastri che anche i suoi colleghi di partito Rutelli e Veltroni hanno lasciato in eredità a questa città. Se lo ricorda? Gli do una notizia». «Nel 2010 Ministero dell’economia e Ragioneria della Stato hanno accertato che alla fine dell’era Veltroni il debito complessivo del Comune di Roma ammontava a 22,4 miliardi di euro, che al netto della massa attiva diventava di 16,7 miliardi. Un salasso che ha costretto Roma ad avere un doppio bilancio, con una gestione commissariale del debito pagato da tutti i cittadini italiani e solo recentemente archiviata da Virginia Raggi.
Da Giorgetti a Crosetto fino a Carfagna e Zaia: per il dopo-Salvini esistono leader competenti che sanno governare e fare politica. Ma questi potenziali candidati dovranno combattere contro l’esercito dei facinorosi dei giornali di destra che alimenta l'incendio sociale e ideologico. Noi di sinistra ci dovremmo fare i fatti nostri. Nel senso che dovremmo restare indifferenti alle prime avvisaglie di scontro nel centrodestra sulla leadership. Certo un po’ di magone viene all’idea che prima o poi Matteo Salvini verrà retrocesso (come un Luigi Di Maio qualsiasi) perché questo Salvini è stato una mano di Dio per noi. Senza di lui non avremmo riacchiappato il vecchio elettorato, le sardine sarebbero rimaste nelle scatolette, staremmo a discutere di Matteo Renzi e Carlo Calenda. C’è stato un tempo – tutto il periodo berlusconiano – in cui la sinistra, che inseguì pure Gianfranco Fini, sognava il leader di destra di rango europeo immaginandolo ben vestito, antifascista, ragionevole, di mezza-Casta, lontano dal popolo urlante.
Huawei ha superato Apple nella vendita di smartphone, diventando il secondo produttore al mondo dopo Samsung, secondo le stime riferite al 2019 di alcune delle più grandi società di analisi del mercato. Il risultato conferma i successi dell’azienda cinese, nonostante le difficoltà incontrate lo scorso anno a causa della sua messa al bando da parte degli Stati Uniti, che accusano Huawei di fare spionaggio per conto del governo cinese, finora senza prove concrete e convincenti. Secondo le società di analisi Canalys, Strategy Analytics e Counterpoint Research, Huawei ha venduto circa 40 milioni di smartphone in più rispetto ad Apple, fermandosi comunque a quasi 60 milioni dalla società coreana Samsung, che mantiene il primo posto.
La sconfitta della Lega in Emilia-Romagna ha messo Matteo Salvini in una posizione più difficile. Per il leader leghista le regionali nella roccaforte rossa sarebbero avrebbero potuto condurre alla spallata al governo giallorosso.Ma invece l'esito di domenica 26 gennaio è stato differente: Lucia Borgonzoni e la Lega ne sono usciti sconfitti, al netto di quello che resta un risultato storico per il Carroccio. E nello stesso Carroccio, ora, qualcuno avanza dei dubbi. Tra questi quelli del numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti. "Comprendo che Matteo abbia voluto fare a modo suo, giocando se stesso, quindi giocandosi tutto". Parole riferite dal Corriere della Sera in un retroscena, parole a chi si interrogava sul "referendum su Salvini". Ma - e c'è sempre un ma - dopo l'Emilia è emerso il vero problema: "Il declino della classe politica di pari passo con il declino della classe dirigente. In questo contesto, i migliori non intendono impegnarsi e restano fuori dalla dimensione pubblica".
Toni entusiastici, esultanza da "vittoria in guerra mondiale", per usare le parole di Vittorio Feltri. Si parla della reazione della sinistra alla vittoria in Emilia Romagna, la roccaforte rossa che tale è restata, per quanto il divario si sia ridotto tantissimo. E tra i pochi che, sempre da sinistra, si spendono in un'analisi un poco più lucida su quel che è successo, ecco Maria Elena Boschi, la capogruppo di Italia Viva alla Camera, la quale da Corrado Formigli a PiazzaPulita spiega chiaro e tondo: "Non possiamo esagerare nella lettura entusiasta del risultato in Emilia Romagna, ma sappiamo che quella regione non è l'Italia. Matteo Salviniè ancora forte". Già, la Boschi ha lucidità per ammettere che Salvini resta fortissimo, anche se qualcuno ormai si spinge a parlare di un fantomatico declino.
Dopo che Il Fatto ha raccontato come la delibera per ripristinare gli assegni sia già stata scritta, nonostante la camera di consiglio fissata per il 20 febbraio, i grillini chiedono con un post sul Blog delle Stelle di ripartire "da zero" azzerando lo stesso organo interno a Palazzo Madama. "Al suo interno - scrivono i 5 stelle - devono essere nominati senatori eletti a partire dal 2013, perché loro, a differenza dei predecessori, non hanno diritto al vitalizio ma ad un trattamento contributivo". E rilanciano le accuse di conflitto d'interessi. Ripartire da zero e nominare una nuova commissione che decida sul ripristino dei vitalizi al Senato. È quello che chiedono gli esponenti del Movimento 5 stelle dopo che Il Fatto Quotidiano ha pubblicato in esclusiva la notizia sulla delibera già pronta della commissione Contenziosa di Palazzo Madama. La camera di consiglio dell’organo interno al Senato che dovrà pronunciarsi sul taglio dell’assegno è fissata per il 20 febbraio. La commissione però ha già deciso: gli ex senatori riavranno i loro assegni fino all’ultimo centesimo. Sul Fatto in edicola, infatti, è raccontato come la sentenza sia già scritta: il Senato ripristinerà i vitalizi senza la sforbiciata imposta dal ricalcolo su base contributiva in vigore dal 1 gennaio 2019. Vuol dire che l’assegno sarà ripristinato per oltre 700 ex senatori, cancellando il risparmio da 22 milioni di euro all’anno.
L’ex ministro delle Infrastrutture, il pentastellato Danilo Toninelli, ha registrato un video in cui elenca tutti i principali provvedimenti approvati dal Movimento 5 Stelle in soli 18 mesi di governo. “Tutti provvedimenti – sottolinea l’ex ministro – che fanno bene alle famiglie, agli imprenditori, alle piccole medio imprese e alla società in generale”. “Reddito di cittadinanza, taglio delle pensioni d’oro, lo sblocca cantieri – grazie a questo nel 2019 si è raggiunto il massimo storico di gare per opere pubbliche bandite -“. Toninelli mostra poi il retro del foglio A4 in cui erano elencati i provvedimenti approvati dal Movimento: il retro non è altro che il manifesto elettorale del Popolo della libertà. Il manifesto recitava: “se tu voti il Popolo della Libertà il parlamentare eletto farà subito le seguenti cose: dimezzamento degli emolumenti dei parlamentari, dimezzamento del numero dei parlamentari, azzeramento del finanziamento pubblico ai partiti”. “ovviamente non ha fatto tutto – aggiunge Toninelli – queste cose le ha fatte il M5s. Quindi da una parte di questo foglio ci sono cose concrete e dall’altra solo becera propaganda”.
“Che l’informazione non faccia il tifo per il MoVimento 5 stelle è cosa nota. Vi ricordate come ci incalzavano chiedendo quali fossero le coperture del Reddito Di Cittadinanza? Ricordate che ERA IMPOSSIBILE? Volevano e vogliono farci passare per degli studenti impreparati, darci addosso sempre e comunque, farci sentire come sul banco degli imputati. Il trattamento riservato agli ospiti del MoVimento 5 Stelle è chiaramente ben diverso rispetto alle interviste apparecchiate degli altri o ad un Salvini che nel migliore dei casi si autointervista. Ce ne siamo dimenticati?” È quanto si legge in un post sulla pagina Facebook del Movimento 5 Stelle, che ha condiviso il video dell’intervento di Vittorio Feltri a “Diritto e Rovescio”, trasmissione condotta da Paolo Del Debbio su Mediaset.
L’Italia è uno dei Paesi al mondo con il tasso di natalità più basso e tra le possibili cause di questa situazione ci sono anche ragioni di natura economica; avere un figlio costa e non sempre le famiglie riescono a sostenere tali spese. Un dato confermato anche dall’indagine realizzata per Facile.it da mUp Research e Norstat secondo la quale, nel corso degli ultimi 3 anni, circa 210.000 famiglie, ovvero il 13,3% del campione analizzato, hanno chiesto un prestito per sostenere i costi legati alla gravidanza o al primo anno di vita del figlio. Passato questo periodo il quadro non cambia e, anzi, con l’arrivo delle spese legate al nido privato o alla babysitter, sono ancora più numerosi i genitori costretti a fare affidamento a terzi per far quadrare il bilancio familiare.
"Le ragazze e i ragazzi non sopportano le promesse non mantenute, vogliono meno spot e più coerenza", spiega Tiziana Sallusti. Tra i primissimi commenti alle elezioni regionali in Emilia-Romagna, il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, ha ringraziato le Sardine. Un movimento di giovanissimi nato senza alcun partito alle spalle, ma che in poche settimane è stato in grado di mobilitare un numero sempre crescente di coetanei e adulti. Eppure, da quelle piazze emerge il senso di distanza dai luoghi ‘istituzionali’ della politica, una disillusione che i partiti non riescono a colmare. “Le ragazze e i ragazzi non sopportano le promesse non mantenute, vogliono meno spot e più coerenza”, spiega Tiziana Sallusti, dal 2011 preside del liceo Mamiani di Roma, alla quale l’agenzia Dire ha chiesto di spiegare il rapporto delle nuove generazioni con la politica.
Le scuole sono decimate dal virus dell’infuenza: sempre meno bambini rispondono all’appello e anche tra gli insegnanti ci sono degli ammalati. I genitori possono contribuire a rafforzare le difese immunitarie dei loro figli? “La formula magica non esiste– risponde alla Dire Elena Bozzola, segretario nazionale della Società italiana di pediatria (Sip)- siamo nel picco dell’epidemia del virus influenzale e parainfluenzale. Alle mamme consiglio di non avere fretta a rimandare il bambino a scuola. Se il piccolo ha avuto la febbre per uno, due giorni- sottolinea la pediatra- meglio tenerlo un paio di giorni in più a casa, in modo da rafforzare il suo recupero e farlo andare a scuola quando sta veramente bene”. Altrimenti “il rischio elevato sono le ricadute, e se ci si riammala poi bisogna rimanere di nuovo a casa”.
Gina Cetrone è stata anche consigliera del PdL in Lazio. Tra le accuse c'è anche quella di aver fatto un accordo con il clan per avere garantiti manifesti elettorali più in vista. C’è anche l’ex consigliera regionale Pdl del Lazio e attuale coordinatrice regionale del partito ‘Cambiamo con Toti’, Gina Cetrone, tra le cinque persone arrestate dalla squadra mobile di Latina, perché accusate a vario titolo, di estorsione, atti di illecita concorrenza e violenza privata, con l’aggravante del metodo mafioso. I fatti si riferiscono al periodo maggio-giugno 2016. L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Capitale guidata dal procuratore Michele Prestipino, si è avvalsa anche del contributo dichiarativo dei collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Riccardo Agostino, già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Latina e per il quale si procede separatamente. Nei confronti di Gina Cetrone e degli altri quattro, Armando Di Silvio, detto Lallà, Gianluca e Samuele Di Silvio e Umberto Pagliaroli, il gip di Roma Antonella Minunni ha disposto la misura cautelare del carcere.
Estrapolare, decontestualizzare, far credere. Poi gridare allo scandalo e ripetere. Il mantra sovranista sui social è fatto di bufale, fake news e parole stravolte nel loro vero significato con un unico scopo finale: provocare rabbia e indignazione tra la gente che – per ovvi motivi – non ha il tempo di verificare la veridicità al cento per cento di quanto viene diffuso dai politicanti nostrani. Ed ecco che Giorgia Meloni, seguendo le istruzioni della sovranista tipo sui social network, è riuscita nell’impresa di far passare il messaggio che le Sardine non vogliano avere chiarezza sulla storia di Bibbiano e degli affidamenti illeciti. Ed ecco che sul profilo Twitter di Giorgia Meloni, nella giornata di domenica, compare un video di Mattia Santori – uno dei leader del movimento delle Sardine nato a Bologna – ospite di Omnibus La7. Il filmato è stato estratto da un suo intervento televisivo che risale a martedì 19 novembre. A leggerlo così sembra che Mattia Santori abbia deliberatamente affermato di non voler in alcun modo parlare e sentir parlare di Bibbiano, il comune al centro della vicenda sugli affidamenti illeciti, diventato uno dei mantra elettorali di Lega e Fratelli d’Italia. Ma la realtà di questa estrapolazione, creata ad arte decontestualizzando queste parole, arriva con il video integrale del suo intervento pubblicato sul sito di La7.
«La Meloni chieda scusa agli italiani. Giorgia Meloni oggi parla di rivoluzioni in Europa ma dobbiamo ricordare bene chi è e cosa ha contribuito a portare avanti come ministra del Governo Berlusconi e come parlamentare. Dalla riforma Fornero ai tagli a Scuola e Università, passando per l’estensione dello scudo fiscale al reato di falso in bilancio in alcuni procedimenti amministrativi, civili e tributari: questa è Giorgia Meloni, politica da oltre 20 anni con nessuna credibilità». È quanto si legge in un post pubblicato sulla pagina Facebook del Movimento 5 Stelle. «Adesso è deputata e consigliere comunale a Roma, ma in Campidoglio è la grande assente: ha partecipato soltanto al 15% delle sedute del 2017, al 17% nel 2018 e al 10% nel 2019. Se verrà eletta in Parlamento europeo quindi ci conferma che rinuncerà alla carica di parlamentare? Lo dica chiaramente e subito e abbia rispetto per gli italiani che vanno a votare,» concludono i pentastellati.
Nei giorni scorsi il M5S, sempre sul social network, aveva attaccato la leader di Fdi: «Ma Giorgia Meloni lascerà una poltrona liber. La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, è già consigliere comunale a Roma ed è stata eletta in Parlamento. Ma evidentemente due poltrone non le bastano. Non contenta, si è candidata anche per le elezioni europee! La Meloni non molla una poltrona neanche a parlarne» avevano scritto i 5Stelle.
Nicola Zingaretti fa discutere per l'atteggiamento mostrato ad Agorà nei confronti di Virginia Raggi. Intervistato da Serena Bortone, alla domanda se Roma fosse governata bene, il segretario nazionale del Pd si è fatto una risata e si è poi limitato a dire che "è evidente che ci sono grandi problemi". Quanto accaduto non è andato giù ai membri del Movimento 5 Stelle che fanno parte della giunta Raggi. In particolare il consigliere Giuliano Pacetti ha rilasciato delle dichiarazioni al vetriolo su Zingaretti: "Non ha elencato neanche un problema e si è limitato a ridere, se tirasse anche i 'bacioni' e suonasse ai citofoni penseremmo al sosia di Matteo Salvini. Uno si attacca ai citofoni, l'altro ride. Lavorare mai?". Molto polemico anche l'assessore Antonio De Santis, che a sottolineato il "tatticismo" di Zingaretti: "Sbeffeggia la Raggi, liquidandola con una risata. A distanza di pochissimi minuti, nella stessa trasmissione, auspica un campo largo per le alleanze alle prossime elezioni regionali, coinvolgendo il M5S in un progetto unitario".
Abbiamo il diritto di essere giudicati al termine della legislatura. Abbiamo già realizzato molti punti del nostro programma e dobbiamo continuare a lavorare duro per migliorare la qualità della vita degli italiani. Fa bene, però, ricordare quanto siamo riusciti a fare in soli 18 mesi:
Il video in cui Matteo Salvini citofona ad una famiglia tunisina residente a Bologna per chiedere se siano degli spacciatori è stato rimosso da Facebook, non prima di essere stato visto migliaia di volte e condiviso da molti follower del Capitano. Sui motivi della rimozione del video spuntano diverse ipotesi, alcune in merito all’incitamento all’odio e altre legate alla violazione dellaprivacy del ragazzo minorenne coinvolto nella scenetta. Come ricostruito da il Corriere della Sera, il video di Matteo Salvini era stato segnalato a Facebook da diversi utenti per incitamento all’odio. Una categoria a cui il social di Zuckerberg presta molta attenzione, dopo essere stato pubblicamente attaccato da diversi governi e associazioni di tutto il mondo di dare voce all’odio di genere, razziale, religioso. Eppure, il video era rimasto online.
Gentiloni: "E' un voto che rafforza un governo europeista". Sassoli: "Gli elettori hanno scelto l'Europa, contro i seminatori di odio". Bruxelles plaude. All’indomani della sconfitta di Matteo Salvini in Emilia Romagna, Paolo Gentiloni ha il volto rilassato di chi ora può dire all’Europa che in Italia il pericolo sovranista è arginato. Il commissario agli Affari economici della squadra von der Leyen arriva al Parlamento europeo per un’audizione in commissione Problemi economici e, prima di entrare, racconta con soddisfazione delle pagine dei quotidiani stranieri dedicate al voto del 26 gennaio in Italia. E’ un voto che “rafforza il governo”, dice Gentiloni, è un voto “europeista”, dice anche il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Anche Bruxelles tira un respiro di sollievo: stamane lo spread scende ai minimi degli ultimi 3 mesi in Italia, soglia 140, meno 16 punti rispetto al venerdì pre-elettorale: è il segnale che i mercati scommettono sulla stabilità del governo.
Il voto ci consegna un re leghista ridimensionato e ammaccato. S'alzano i primi mugugni interni mentre la Meloni passa all'incasso per le prossime Regionali. Da domani non basteranno le citofonate ma serviranno i contenuti per riempire la lunga traversata nel deserto che attende Matteo Salvini. E non basterà nemmeno l’onnipotenza da leader monarchico della coalizione che pone veti sui candidati altrui, cerca di imporre profili marcatamente leghisti e oscura gli alleati di sempre. Ecco, il dato politico della tornata elettorale di ieri ci consegna un re leghista, ridimensionato, ammaccato, senza più la corona. Che non solo è stato sconfitto in quella che aveva definito la partita della vita, vale a dire l’Emilia Romagna, ma ora è messo sotto processo dagli storici compagni di coalizione, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Non a caso la pasionaria Giorgia Meloni avverte: “Ora si dia l’idea di squadra”. Che è un modo per ridiscutere tutte le candidature delle regionali della primavera prossima, dalla Toscana alla Puglia, dalla Campania alle Marche. Eccezion fatta, per Liguria e Veneto dove il centrodestra schiererà gli uscenti Giovanni Toti e Luca Zaia.
Gli Stati Uniti hanno chiesto a UK (e anche all'Ue) di tenere fuori Pechino dalla costruzione della rete. Via libera da parte del Governo britannico a Huawei Technologies per costruire parte della sua rete 5G di prossima generazione. La Gran Bretagna non ha quindi risposto positivamente alle pressioni dell’amministrazione Trump per boicottare il fornitore cinese di apparecchiature di telecomunicazione a causa di timori di sicurezza. Il consiglio di sicurezza nazionale britannico ha ritenuto che i rischi per la sicurezza presentati dall’azienda cinese potrebbero essere gestiti. La decisione è una grave battuta d’arresto per gli sforzi guidati dagli americani di reprimere l’uso dei prodotti Huawei e potrebbe incoraggiare altri Paesi a seguire l’esempio del Regno Unito. La Germania dovrebbe decidere se consentire a Huawei di costruire sezioni della propria rete 5G entro la fine dell’anno.
Cathy La Torre, avvocato di Yassin - il ragazzo tunisino che aveva risposto al citofono al leader della Lega, che chiedeva se lì abitasse uno spacciatore - ha dato l'annuncio della rimozione . "Quel video ha devastato la vita del ragazzo". Il video era diventato un caso diplomatico che aveva travalicato i confini nazionali, scatenando la reazione del vicepresidente della Tunisia. Ma ora Facebook l’ha rimosso, a seguito di una segnalazione per incitamento all’odio. A farla è stata Cathy La Torre, avvocato che difende il ragazzo del Pilastro di Bologna, dove il 21 gennaio il leader della Lega è andato a suonare al citofono, chiedendo se lì abitava uno spacciatore. Un episodio che era finito sul profilo del leader della Lega e di cui ora il legale ha annunciato la rimozione. “Quella diretta – sostiene La Torre che ha pubblicato lo screenshot con cui il social network comunica la rimozione del video “della vergogna” – ha devastato la vita di Yassin. Yassin, incensurato, 17enne italiano e giocatore di calcio, si è ritrovato in tutta Italia bollato come ‘lo spacciatore’. La rimozione del video non riparerà tutto questo. E Matteo Salvini sarà chiamato a rispondere delle sue responsabilità per le vie previste dalla legge.
Analizzati i flussi elettorali di Forlì, Ferrara, Parma e Ravenna dalle europee 2019 alle regionali 2020. Gli elettori del Movimento 5 Stelle vanno a sinistra e sono stati uno dei fattori determinanti per vittoria di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna. Un concetto che emerge dallo studio dell’Istituto Cattaneo di Bologna che ha analizzato i flussi elettorali su 4 città (Forlì, Ferrara, Parma, Ravenna) dalle europee 2019 alle regionali 2020. La ricerca mette in rilievo il “ruolo determinante dei 5 Stelle sull’esito del voto”.
"Risultati inferiori alle aspettative, ma il Movimento non si arrende e continua a lavorare pancia a terra". “Il voto delle regionali ha sempre visto il Movimento raccogliere risultati inferiori rispetto alle tornate nazionali, ma va riconosciuto che in Calabria ed Emilia Romagna i risultati sono stati inferiori alle aspettative”. Così il capo reggente M5s Vito Crimi su Facebook. “Questo però non ci induce ad arrenderci: semmai è vero il contrario. Abbiamo già avviato il lavoro di organizzazione che ci consentirà un maggiore coordinamento”, scrive Crimi sostenendo che sarà necessario “restare uniti, non lasciarsi irretire da facili sirene”. “Ora non resta che continuare a lavorare pancia a terra con il governo che, dopo queste elezioni, deve proseguire nel suo percorso”, si legge ancora nel post. “Noi stiamo dando l’esempio che la politica si può fare in maniera diversa, parlando di meno e badando ai risultati” e ricorda i dati sull’occupazione “mai stati così positivi”, “lo Sblocca-Cantieri che è tornato a muovere miliardi dopo anni di immobilismo, 16 mln di lavoratori grazie al taglio del cuneo fiscale riceveranno più soldi in busta paga”. “Ogni volta che - scrive Crimi - un risultato elettorale non ci sorride sento partire il solito coro che scandisce all’unisono: il Movimento è finito, è in ginocchio, sta scomparendo. In più, questa volta, viene dato per scontato il ritorno del bipolarismo, come se le elezioni in due regioni equivalessero al voto nazionale”.
Tre ragioni (non facilmente riproducibili) della vittoria del centrosinistra e tre della sconfitta del centrodestra in Emilia Romagna. ....... Nella madre di tutte le elezioni regionali, il centro-sinistra vince e Salvini subisce una seria battuta d’arresto. La vittoria del centro-sinistra è dovuta ad almeno tre fattori significativi, non facilmente riproducibili. In primo luogo, la saggia e opportuna decisione del presidente uscente di mettere l’accento sulla sua opera di governo e sui dati strutturali dell’Emilia-Romagna, da settant’anni positivi, che ne fanno una delle tre regioni meglio governate d’Italia. In secondo luogo, dalla ripresa del Partito Democratico finalmente tornato con meno arroganza sul territorio, a contatto con le persone. In terzo luogo, alla mobilitazione dei dormienti, degli scettici, dei rassegnati elettori di sinistra che avevano disertato le urne nel 2014 (che, incidentalmente, non sono il termine di paragone migliore per valutare la affluenza del 2020, suggerisco di guardare alle elezioni europee del maggio 2019).
I dem rivendicano la vittoria di Bonaccini, il risultato della lista in entrambe le regioni e sottolineano lo scivolone dei Cinque Stelle, alleato di governo incapace di superiore la soglia del 5%. Marcucci: "Confronto sulla durata dei processi e via decreti Sicurezza". Salvini: "Non li vedo bene". Conte: "Ha tentato di rendere il voto un referendum sul governo. Non lo era, non cambio idea". D'Inca: "Nessuna speculazione sui risultati". “Non ho cambiato idea: avevo detto che sono appuntamenti elettorali regionali anche se per carità possiamo anche dare loro dei significati politici. C’è stato chi ha inteso fare di questo appuntamento elettorale, impropriamente, un referendum contro o pro il governo nazionale. Mi riferisco a Salvini che esce il grande sconfitto di questa competizione. I cittadini lo hanno inteso come referendum su di lui”. Lo dice il premier Giuseppe Conte parlando fuori da Palazzo Chigi. “E’ evidente la parabola calante della Lega”.
I risultati elettorali in Emilia-Romagna e in Calabria aprono anche nuovi scenari per l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Rapporti di forza in evoluzione, con il Partito Democratico a rivendicare la vittoria di Stefano Bonaccini, il risultato della lista in entrambe le regioni e pronto a sottolineare lo scivolone del Movimento Cinque Stelle, alleato di governo incapace di superiore la soglia del 5%. Il premier Conte: “Il voto delle regionali è significativo. C’è chi ha tentato di renderlo un referendum sul governo. È rimasto deluso”. Il premier sottolinea: “Non era un voto sul governo, non cambio idea. Ritenevo questa impostazione impropria ieri e la ritengo impropria oggi”.
Da un lato c’è piazza della Repubblica occupata dai manifestanti della Lega, dall’altra c’è piazza Libero Grassi riempita di sardine. Da un lato c’è un grande palco con il telo «Giù le mani dai bambini», dall’altro ci sono le copie della Costituzione regalate ai bambini delle scuole. Il confronto sardine-Lega a Bibbiano è nei numeri, ma anche nei contenuti. E così, dopo aver analizzato le presenze nelle due piazze, si può arrivare a un primo, approssimativo conteggio. Le sardine scese a manifestare a Bibbiano sono state stimate in 5mila-7mila. I sostenitori della Lega in piazza della Repubblica, invece, si inseriscono in un range compreso tra le 1000 e le 2mila persone.
Bibbiano, i numeri delle due manifestazioni di Lega e Sardine
Prima di fare ironia si dovrebbe conoscere la storia. Se non quella di tutti, almeno quella personale. E, invece, Giorgia Meloni ha voluto irridere il romantico ricordo del Movimento 5 Stelle – quella cravatta Di Maio che l’ex capo politico si è simbolicamente tolto nell’annunciare il proprio passo indietro – sottolineando (su Twitter) come al fianco di quella immagine manchi quella della ‘poltrona’. Eppure la leader di Fratelli d’Italia, in passato, è stata maestra del ‘dissenso’ (dichiarato postumo) senza abbandonare la propria poltrona.E lo dice la sua storia. Partiamo dalla fine. Sul profilo Twitter del Movimento 5 Stelle è stata pubblicata, nella giornata di giovedì 23 gennaio, l’immagine di quella cravatta Di Maio. Quel simbolo di un disimpegno da un ruolo di primo piano posto sopra ‘lo scrigno’ che conteneva la prima card del reddito di cittadinanza. Insomma, un ricordo romantico accompagnato dalla scritta: «Pezzi della nostra storia che ci proiettano verso il futuro. Avanti tutta». E Giorgia Meloni ha ironizzato: «Manca la poltrona».
Nel dossier Mal'aria di Legambiente si evidenzia come nei primi giorni dell'anno Frosinone, Milano, Padova, Torino e Treviso abbiano avuto una pessima qualità dell'aria. E nel 2019 almeno 26 centri urbani hanno avuto alti livelli di polveri sottili e ozono. Cinque città italiane – Frosinone, Milano, Padova, Torino e Treviso – hanno sforato per ben 18 volte, a gennaio, i limiti di pm10, le polveri sottili. È quanto emerso dal rapporto Mal’aria di Legambiente, che ha precisato come si piazzino male anche Napoli (16 giorni) e Roma (15). Nel 2019, ricorda l’associazione, sono stati 26 i centri urbani fuorilegge sia per polveri sottili (pm10) sia per l’ozono (O3). Prima Torino con 147 giornate fuorilegge (86 per il PM10 e 61 per l’ozono), seguita da Lodi e Pavia.
Adesso Salvini è disposto a chiedere scusa al ragazzo del citofono.
Salvini ha spiegato che aveva «informazioni sul pusher» di quel quartiere di Bologna «anche da altri residenti». Ma «se non sarà ritenuto colpevole avrà le mie scuse». Anche perché il ragazzo 17enne del citofono si è tutelato legalmente. Eppure l'ex ministro continua: «Contro la droga non sono garantista». Dopo la pantomima del citofonoora Matteo Salvini è disposto persino a chiedere perdono: «Se questo ragazzo non sarà ritenuto uno spacciatore avrà le mie scuse». Il ragazzo è un 17enne, nato in Italia da padre tunisino e madre italiana.
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