Bettino Craxi, nelle sentenze la verità sulle tangenti: “Non mise i conti miliardari a disposizione del Partito. Interessi economici propri”
Da "condannato perché non poteva non sapere" a "non prendeva soldi per sè": negli ventesimo anniversario della morte tornano a circolare alcune false ricostruzioni sulle vicende giudiziarie dell'ex presidente del consiglio. Smentite dalle motivazioni delle sentenze. Secondo i giudici del processo All Iberian "significativamente" il leader del Garofano "non mise questi conti a disposizione del Partito", "la gestione non confluiva in quella amministrativa ordinaria del Psi" e con quei soldi l'ex segretario seguiva "interessi economici innanzitutto propri". Quali? Nelle carte si parla di un appartamento a New York, soldi alla tv della Pieroni, una casa a Roma, intestata alla donna, operazioni immobiliari a Madonna di Campiglio, Milano, La Thuile.
GIANLUIGI PARAGONE: NON C'È PIÙ TEMPO. LA POLITICA È TROPPO LENTA E L'EUROPA È UNA GABBIA
Gianluigi #Paragone, entrato in Parlamento con i grillini alle ultime elezioni, si è fatto portavoce del dissenso degli elettori che si sono sentiti traditi dall'alleanza con il #PD e dal mancato rispetto di alcuni punti fondamentali del programma. Da sempre voce molto ascoltata e radicale tra le file del partito fondato da #Grillo e #Casaleggio, le prime divergenze tra l'ex conduttore TV e il leader del partito Di Maio hanno raggiunto il punto di non ritorno pochi giorni fa con la conseguente espulsione di Paragone. Per #Paragone le scelte compiute da #DiMaio sono troppo distanti dai valori "anticasta" costituivi dei #grillini. Intervenuto in diretta a "Lavori in corso", Paragone ha espresso il suo punto di vista sulla situazione economia e politica dell'Italia. Ecco cosa ha detto nell'intervista di Luigia Luciani e Stefano Molinari. "L'#Europa è una #gabbia che non consente grandi #politiche espansive, dentro questa gabbia però si concedono agli amici degli amici dei favori. Io sono perché lo #Stato torni ad avere le proprie armi. Fosse per me scardinerei tutti i dogmi europei. Solo all'Italia viene contestato il famoso debito pubblico. È un grande inganno quello del #debito pubblico, avevamo lo stesso debito quando ci hanno fatto entrare in Europa...
Gianluigi Paragone espulso, l'ira dei militanti del Movimento 5 stelle: "Fatto fuori da Luigi Di Maio"
L'espulsione di Gianluigi Paragone dal Movimento 5 stelle ha provocato la furia dei militanti grillini e la solidarietà dei suoi sostenitori. Tantissimi infatti i messaggi dei militanti destinati al senatore dopo la dura decisione del collegio dei probiviri pentastellati, che ora finiscono nel mirino insieme ai vertici sotto all'ultimo post del giornalista. Post dove, tra l'altro, il M5S viene definito il "nulla". Presenti (ma in netta minoranza) anche i detrattori, che puntano il dito contro l'ex conduttore, accusandolo di aver "seminato zizzania" dal suo approdo nel Movimento per favorire in qualche modo l'ex alleato leghista. Agli occhi dei grillini arrabbiati e amareggiati, il senatore appare come "l'unico rimasto coerente con le idee che avevano fatto grande il Movimento", "l'unico coerente con le promesse elettorali". Un "grave errore", insomma "espellere un'anima vera contro le ingiustizie". "Dove sta andando a sbattere il Movimento?" la domanda che rimbalza di messaggio in messaggio; "eri l'unico che poteva rilanciare i 5 Stelle sostituendo Di Maio, ti hanno fatto fuori per gestire le ultime briciole di potere che conservano", la teoria che circola fra i più.
Paragone espulso dal M5s, Di Battista: “E’ più grillino di tanti altri, io sempre d’accordo con lui”. Il senatore: “Difendo il programma”
“Gianluigi è infinitamente più grillino di tanti che si professano tali”. La difesa del senatore Gianluigi Paragone, espulso dal M5s la sera del primo gennaio, è arrivata da uno degli esponenti più importanti del Movimento 5 stelle: Alessandro Di Battista. L’ex deputato, da tempo lontano dalle telecamere, ha scelto di commentare con il suo profilo personale di Facebook sotto il post di una attivista per criticare la decisione dei probiviri 5 stelle. “Non c’è mai stata una volta che non fossi d’accordo con lui”, ha detto. “Vi esorto a leggere quel che dice e a trovare differenze con quel che dicevo io nell’ultima campagna elettorale che ho fatto. Quella da non candidato, quella del 33%. Buon anno a tutti amici miei”. Una presa di posizione quella di Di Battista che non sorprende: l’ex deputato e il senatore sono da sempre molto vicini e hanno condiviso la contrarietà alla nascita del governo Pd-M5s a settembre scorso.
Greta Thunberg: "Non c'è posto in treno". Le ferrovie tedesche replicano: "Avevi prima classe". Polemiche tra le ferrovie tedesche e Greta “seduta per terra”
Polemica social tra l'attivista Greta Thunberg e Deutsche Bahn: lei lamenta sovrafollamento, le ferrovie le ricordano che aveva riservato un posto in prima classe. “Viaggiare su treni sovraffollati attraverso la Germania. E finalmente sto tornando a casa!”. A scriverlo sul suo profilo Twitter è Greta Thunberg, postando una sua foto seduta sul pavimento di una carrozza ferroviaria circondata da valigie. La frase ha suscitato la replica del gestore ferroviario tedesco Deutsche Bahn (Db), che sottolineato il fatto che la sedicenne avesse un posto riservato in prima classe. “Mi sono seduta per terra su due treni. Il nostro treno da Basilea è stato rimosso”, ha scritto ancora Greta, ma “non è un problema”.
Qualità della vita, Milano è la città dove si vive meglio. Migliorano Roma e Napoli
Milano conferma la sua leadership e vince per il secondo anno consecutivo la Qualità della vita 2019, la graduatoria del Sole 24 Ore giunta alla trentesima edizione e pubblicata oggi sul quotidiano e sul sito. L'ultima classificata, quest'anno, è Caltanissetta mentre Roma e Napoli salgono alcuni gradini. La Qualità della vita 2019 è una versione extra large della tradizionale indagine del quotidiano sul benessere nei territori, su base provinciale: rispetto all'anno scorso, infatti, il numero di indicatori è aumentato da 42 a 90, divisi in sei macro aree tematiche che indagano altrettante componenti dello star bene. Le classifiche di tappa sono: "Ricchezza e consumi", "Affari e lavoro", "Ambiente e servizi", "Demografia e società", "Giustizia e sicurezza", "Cultura e tempo libero".
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Giorgia Meloni contro Matteo Salvini, "proposta incomprensibile". Il tavolo fa saltare il centrodestra?
Pesante rottura tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. La leader di Fratelli d'Italia definisce una "proposta incomprensibile" quella avanzata dal capo della Lega, un tavolo per affrontare assieme "cinque emergenze" e poi tornare al voto. "Un Comitato di Salvezza Nazionale - ha ribadito domenica sera Salvini a Non è l'Arena - su lavoro, tasse, salute, infrastrutture e giustizia. Trovare un accordo e poi tornare a votare". Il numero 2 leghista Giancarlo Giorgetti, intervistato dalla Stampa, aveva anche fatto un passo più in là, abbozzando l'idea che questa nuova fase possa essere guidata da Mario Draghi premier al posto di Conte. "È una proposta incomprensibile - è la gelida replica della Meloni affidata al Corriere della Sera -. Che peraltro Salvini ha fatto a Pd e M5s prima di sottoporla a noi, i suoi alleati. Mi sembra un modo alquanto strano di tenere i rapporti nella propria coalizione".
Fondi, il Comune rinuncia a chiedere i danni a chi fa abusi edilizi: “Non ci costituiremo più parte civile”
La giunta di Forza Italia ha stabilito per delibera che l’amministrazione chiederà i danni “esclusivamente nei reati edilizi in area vincolata” e “solo nei procedimenti che non siano prossimi alla prescrizione”. Tra le motivazioni il “particolare dispendio di tempo”. “Volevamo ottimizzare le risorse”, spiega Salvatore De Meo, sindaco della cittadina del basso Lazio. Le udienze tolgono troppo tempo perché “possono prolungarsi per tutta la giornata” e comunque i procedimenti finiscono in prescrizione. Per questo il Comune guidato da Forza Italia ha stabilito che non si costituirà più parte civile nei processi per abusivismo edilizio “semplice”. E lo ha fatto con una delibera di giunta, un atto di indirizzo politico. Accade a Fondi, cittadina del basso Lazio, terra storicamente piagata dalla cementificazione selvaggia. Fondi, provincia di Latina, 60 km dal capoluogo, 40 dal confine con la Campania. Il 19 novembre la giunta guidata dal sindaco Salvatore De Meo, quel giorno assente alla riunione, ha approvato su proposta dell’ufficio legale la deliberazione n.391 in cui si stabilisce che l’amministrazione si costituirà parte civile “esclusivamente nei reati edilizi in area vincolata (…) in quanto sensibilmente più gravi” e in quelli che in cui l’abuso è stato realizzato senza o in difformità dell’autorizzazione paesaggistica.
Di Maio presenta i facilitatori M5s e 12 team tematici. “Fondamentali per nuovo accordo di governo”
l capo politico dei 5 stelle ha svelato il gruppo che farà parte del cosiddetto "team del futuro". Si tratta di un passaggio molto atteso per il Movimento che da mesi attende un rinnovamento della struttura per dare risposte a chi critica l'eccessivo verticismo: "In questi anni mi sono sentito molto solo e Beppe Grillo ancora di più", ha detto il leader. L'obiettivo è riuscire a garantire un migliore coordinamento con i territori finora troppe volte abbandonati. La tanto attesa, e più volte rinviata, riorganizzazione del Movimento 5 stelle è arrivata alla fine della prima fase: Luigi Di Maio ha presentato, in diretta dal Tempio di Adriano a Roma, la squadra di facilitatori che lo affiancherà da oggi in poi nella gestione del M5s. Il capo politico, come richiesto da mesi dalle varie anime del Movimento, inizia così a delegare un po’ delle sue responsabilità e fa rinascere una struttura che sotto molti punti di vista ricorda l’esperienza archiviata del direttorio. In totale sono sei le persone di riferimento scelte da Di Maio e ratificate dalla piattaforma Rousseau che d’ora in poi costituiranno una sorta di segreteria: Enrica Sabatini, Paola Taverna, Barbara Floridia, Ignazio Corrao, Danilo Toninelli, Emilio Carelli. Al loro fianco anche dodici squadra tematiche, con altrettanti dodici referenti.
Salvini: «Chi cambia partito si dimetta»
La Lega vuole presentare un progetto di legge costituzionale «per non consentire il cambio di casacca in corso d’opera». Lo ha detto il leader del Carroccio, Matteo Salvini a L’Intervista su SkyTg24, commentando il passaggio di 8 parlamentari di Scelta civica al Pd. «Tutti dicono che lo fanno per il bene del Paese, quando lo si faceva per sostenere il governo di centrodestra c’erano addirittura inchieste della magistratura, ora invece sono responsabili», ha aggiunto. Secondo Salvini, «se non sei più d’accordo con il tuo partito, ti dimetti e decadi». NIENTE AMMUCCHIATE NEL CENTRODESTRA. «Ci sono uomini e donne che stanno valutando di bussare alla porta della Lega», ha rivelato il leader del Carroccio, che ha frenato sull’ipotesi di fare una lista unica per le regionali con Forza Italia: «Niente marmellate e niente ammucchiate. La nostra è una visione dell’Italia completamente diversa».
Senatrice Conzatti cambia casacca da Forza Italia a Italia Viva di Renzi
La senatrice Conzatti spiega il suo passaggio da Berlusconi a Renzi, in una intervista al Corriere della sera della senatrice che da Forza Italia ha deciso di passare a Italia viva. “La mia è una scelta politica. L'unica che potevo fare”. In una breve intervista al Corriere della Sera Donatella Conzatti, trentina di Rovereto, motiva il suo passaggio da Forza Italia di Silvio Berlusconi a Italia viva di Matteo Renzi. Un transito che definisce di “coerenza”. Anche se Conzatti ha cominciato con Scelta civica di Mario Monti, poi una consonanza con il governo di Matteo Renzi, quindi la candidatura con Noi con l'Italia e infine l'iscrizione a Forza Italia con la quale, dice, “credevo possibile fare assieme una politica europeista, moderata, liberaldemocratica, degasperiana come mia tradizione” e invece “dopo il voto è cambiato tutto”.
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PERCHÉ IL SUD STA VOTANDO IN MASSA CHI LI CHIAMAVA TERRONI, LADRI E FANNULLONI?
In Italia esisteva un argine che valeva tanto per la Lega di Bossi quanto per quella di Salvini, almeno fino all’anno scorso. Entrambi potevano raggiungere la doppia cifra al Nord, tenere saldamente il Veneto ed essere l’ago della bilancia per la tenuta dei governi di centrodestra, ma non superavano la linea simbolica che passando per Roma divideva il sopra dal sotto. Quell’argine di memoria, orgoglio e appartenenza territoriale resisteva da oltre vent’anni, ma ora è crollato. Il Sud ha dimenticato. Le elezioni europee hanno sdoganato la Lega nel Meridione. Alle elezioni politiche del 2018, nonostante il 17% segnato a livello nazionale, la Lega al Sud si era fermata al 6% delle preferenze, mentre il M5S aveva ampiamente sorpassato la soglia del 40%. Complice la forte astensione, il partito di Luigi Di Maio è sceso al 29% lo scorso 26 maggio. Per spiegare l’avanzata della Lega al Sud è necessario partire da un dato: Matteo Salvini è stato il politico più votato nella Circoscrizione Sud: se al Nord la Lega è radicata nel territorio, con una rete di comuni e regioni dove la fiducia degli elettori va agli amministratori locali a prescindere dai vertici del partito, i meridionali hanno votato il suo leader.
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Quanto è lontano il 2017 di Salvini: «Non è che sei eletto da una parte poi passi a quella opposta»
Il vincolo di mandato non è un copyright esclusivo del Movimento 5 Stelle. Matteo Salvini, infatti, era un grande fan di questa misura che, tuttavia, non è prevista dalla nostra Costituzione. Nella carta fondamentale, infatti, all’articolo 67, si legge: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». L’argomento è tornato nuovamente d’attualità dopo che alcuni deputati del Movimento 5 Stelle sono passati alla Lega: si tratta di Ugo Grassi e di Stefano Lucidi, ex esponenti pentastellati che si sono ritrovati nelle fila del Carroccio dopo il voto sul Mes. Dunque, Matteo Salvini questa volta ha approfittato dell’articolo 67 della Costituzione per rimpolpare le fila del suo gruppo parlamentare a Palazzo Madama. Eppure, nel 2017 – nel corso di una puntata di Otto e Mezzo – aveva fatto la seguente dichiarazione, ripresa anche sui suoi account social: Salvini non ha parlato semplicemente di un problema di carattere morale. Lui avrebbe voluto introdurre il vincolo di mandato proprio all’interno della Costituzione italiana, avviando l’iter della doppia verifica istituzionale (tra Camera e Senato) per riformare l’articolo 67. Una dichiarazione e un intento programmatico che adesso stridono e non poco rispetto alle ultime dichiarazioni all’indomani del cambio di casacca da parte di Grassi e di Lucidi, passati alla Lega.
Salvini attacca la Boschi sui “cambi di casacca” e la ministra s’infuria
È proprio un periodaccio per la ministra Maria Elena Boschi. Dovunque vada, sempre qualcuno che le fa saltare i nervi. L’altro giorno c’ha pensato una battagliera signora in una sala di Zurigo, stasera ha invece provveduto Matteo Salvini a far infuriare la dolce Maria Elena. Un botta e risposta sui “cambi di casacca” apre infatti il confronto tra il segretario della Lega Salvini e la ministro delle Riforme a Porta a Porta. Così Salvini punzecchia: “Non vedo l’ora che si voti, così dal 5 dicembre ci si torna a occupare di vita reale: voto No perché a parole cambia il mondo, nei fatti non cambia nulla, come Renzi sta facendo al governo. E poi in questa legislatura hanno cambiato partito 263 parlamentari. Abbiamo detto a Renzi di scrivere nella riforma che se si cambia partito bisogna lasciare la poltrona ma non ha voluto perché lui con gli Alfano e i Verdini ci governa”. “Questa riforma porta semplicità e stabilità al sistema – ribatte indispettita la Boschi – Salvini ha cambiato idea rispetto alla riforma del 2005, perché in quella riforma le cose che dice non c’erano. E anche la Lega ha usufruito dei cambi di casacca e non mi pare che Salvini abbia chiuso le porte in faccia a nessuno”.
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Caos M5S: dopo Grassi, lasciano Urraro e Lucidi. Salvini: «Benvenuti». Di Maio: «La Lega ci dica il prezzo»
Il capo politico del Movimento: «Ci dicano quanto costa al chilo un senatore». Il tweet del numero uno del Carroccio: «La dignità non ha prezzo». Ugo Grassi, il senatore che ieri ha parlato in dissenso dai 5 stelle sul Mes, ha ufficializzato il suo passaggio nel gruppo della Lega. E in serata a lui si sono aggiunti i colleghi Francesco Urraro e Stefano Lucidi. Un cambio di casacca che ha provocato la dura reazione di Di Maio: «Chi vuole andarsene, consegni alla presidenza del Senato una lettera che dice: voglio cambiare casacca e tradire il mandato che i cittadini mi hanno dato. Non c’è nulla di male a cambiare idea, ma allora ti dimetti, torni a casa e ti fai eleggere da un’altra forza politica. Nella lettera possono mettere in allegato anche il listino prezzi dei senatori del mercato delle vacche aperto da Salvini». E ancora: «Ci dicano quanto costa al chilo un senatore per la Lega». Dal canto suo Matteo Salvini ha dato tramite Twitter il benvenuto ai 3 senatori: «Noi non abbiamo un prezzo, la nostra dignità tradita vale più di tutto», ha scritto. Il Movimento è riuscito a superare indenne la prova del Fondo Salva Stati, ma ne è uscito comunque fortemente ammaccato.
Quando Salvini tuonava: basta coi cambi di casacca
Uno dei dieci buoni motivi per cui la riforma costituzionale di Renzi era da bocciare? «Non introduce il vincolo di mandato». Parola di Matteo Salvini in un post su Facebook del 31 ottobre 2016. Lo stesso segretario del Carroccio che ora minaccia Forza Italia con la clava del trasformismo: «Non frenerò più quelli che vogliono venire da noi - ha detto il ministro dell'Interno in un'intervista al Resto del Carlino - se Forza Italia sceglie il Pd è giusto che chi si sente di centrodestra possa fare politica con la Lega». Dopo lo scontro sulla Rai, è chiaro il senso dell'avvertimento. E suona come un via libera agli ipotetici cambi di casacca, in Parlamento e nelle amministrazioni locali. La nuova strategia di Salvini, però, cozza con molte dichiarazioni fatte negli anni e con il «contratto di governo» sottoscritto da Lega e M5s. A pagina 35 dell'accordo gialloverde si legge: «Occorre introdurre forme di vincolo di mandato per i parlamentari, per contrastare il sempre crescente fenomeno del trasformismo. Del resto, altri ordinamenti, anche europei, contengono previsioni volte a impedire le defezioni e a far sì che i gruppi parlamentari siano sempre espressione di forze politiche presentatesi dinanzi agli elettori». I riferimenti di Salvini e Di Maio sono l'articolo 160 della Costituzione portoghese e la disciplina dei gruppi parlamentari della Spagna. In Italia, il cosiddetto «vincolo di mandato» è vietato dall'art. 67 della Costituzione. Ma Salvini, nel febbraio 2015, quell'articolo voleva modificarlo. L'allora europarlamentare parlava così a L'Intervista di Maria Latella su Sky Tg 24: «Se uno viene eletto con un partito, e in corso d'opera si trova in disaccordo con il partito con il quale è stato eletto non può cambiare casacca: si dimette». Tre anni dopo, il titolare del Viminale riflette: «Un conto è la vicinanza umana (a Berlusconi, ndr), un conto è la scelta politica che ha portato non solo molti elettori ma anche molti eletti di Forza Italia a tutti i livelli ad avvicinarsi alla Lega».
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Una volta era Salvini a condannare i cambi di casacca....
La cosa più divertente è che in passato nessuno più di Matteo Salvini ha condannato quei parlamentari che cambiano casacca, eletti grazie ai voti di una forza politica e poi transfughi in altri lidi, senza sentire l’obbligo di dimettersi o di rispettare gli accordi presi con chi li ha candidati. Nella prima Repubblica questo fenomeno non era così frequente come adesso, e allora deputati e senatori si portavano dappresso cospicue dotazioni di consensi personali, al contrario di quanto accade con l’attuale sistema elettorale per un gran numero di perfetti sconosciuti, il cui seggio è stato assegnato sulla base della posizione in lista. Da ieri però tre senatori M5S sono passati alla Lega, beatamente accolti da chi parlava di vincolo di mandato e altre amenità simili. Per quale motivo e dietro quali accordi non è dato sapere, anche se qualcosa abbiamo imparato dalla vicenda del senatore Sergio De Gregorio, reo confesso di aver preso due milioni di euro in nero e pertanto arrestato e condannato, così come il benefattore Silvio Berlusconi (tre anni di reclusione per la compravendita di parlamentari inflitti nel 2015 insieme all’ex direttore dell’Avanti, Valter Lavitola). I signori Grassi, Lucidi e Urraro non sono certo delle star del Movimento, anzi per i più sono sconosciuti quanto il Mes. Se hanno ottenuto dei vantaggi o no, forse non lo sapremo mai e senza prove non possiamo permetterci di adombrarne il sospetto. Ma i 5S restituiscono per regola metà stipendio e dunque un vantaggio economico oggettivo questo approdo nella Lega ce l’ha.
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Cambi di casacca nel M5S, Di Maio: “Le ragioni sono sempre le stesse: non si vogliono più tagliare lo stipendio”
“La Lega ha aperto il mercato delle vacche, tiri fuori anche il listino prezzi e ci dica quanto costa un parlamentare al chilo. La storia continua a ripetersi. È il collaudato sistema della vecchia politica. Vi ricordate gli Scilipoti di Berlusconi? L’elenco di politici che si sono venduti al diavolo per pochi spiccioli o per una poltrona più comoda e più sicura potrebbe essere lunghissimo. E continuerà ad esserlo finché non esisteranno regole serie contro i cambi di casacca”. Così il capo politico Luigi Di Maio su Facebook. “Purtroppo al MoVimento è successo quando eravamo all’opposizione e succede anche adesso. Non abbiamo mai avuto la presunzione di voler cambiare l’animo delle persone, ma quella di selezionare solo incensurati sì,” ha sottolineato Di Maio. “Il punto è che poi negli anni il potere ti tenta. E qualcuno si fa fagocitare come sta accadendo proprio in queste ore, con presunti 5 Stelle che adesso accampano alibi improbabili per trovare la scusa di andarsene nella Lega o in qualche altro partito. Usano il Mes come scusa, visto che nulla è stato autorizzato o ratificato sulla riforma del Mes,” si legge ancora nel post del leader 5Stelle sul social network. “E sapete qual è il colmo? Che queste persone si fanno comprare da Matteo Salvini nelle stesse ore in cui Matteo Salvini, leader della Lega, viene indagato per presunto abuso di ufficio legato al’uso dei voli di Stato quando era ministro. Complimenti per il tempismo. Berlusconi a confronto era un pivello. E poi gli sentiamo dire, in maniera ipocrita, che lasciano il MoVimento 5 Stelle per andare a trovare più democrazia negli altri partiti,” ha spiegato ancora Di Maio.
POLTRONE & MELONI
E’ uno strano tipo, Giorgia Meloni. Più assurda e fuori dalla storia di Salvini e molto meno furba, eppure sta lì a fare la Le Pen italiana… Dunque. In campagna elettorale il suo alleato Salvini dice che non si alleerà MAI col M5s (stessa cosa dice Di Maio e ribadisce il falegname Di Battista in merito alla Lega, mentre l’accordo già c’era). Nonostante queste fanfaronate da campagna elettorale, poichè in Italia vige il SISTEMA PARLAMENTARE (i cittadini eleggono rappresentanti parlamentari, non un governo), il SUO ALLEATO SALVINI si allea col M5s e forma un Governo. L’avete vista andare in piazza, Giorgia Meloni? Ennò, perchè i voti di Salvini gli assicurano le poltrone in varie Regioni e Comuni d’Italia. Se invece LA STESSA IDENTICA COSA che ha fatto Salvini, la fa il Pd, allora bisogna fare la rivoluzione (con quattro vecchi fascisti e qualche ultrà de ‘a Lazzzie che c’ha nel partito). Salvini ha cambiato un po’ i toni. Il colpo di mano (una mossa studiata da tempo, non una follia estiva) non gli è riuscito. Matteo Renzi ha capito che, a volte, si può (e si deve) cambiare idea. La Meloni insiste ad essere barricadera, e fa una figura penosa.
Giorgia Meloni, leader di FdI dichiara guerra alle poltrone altrui. Lei però si tiene stretto lo scranno in Parlamento, il posto al Consiglio comunale di Roma e ....
La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ex ministro alla Gioventù nell’ultimo Governo targato Silvio Berlusconi, insomma, non proprio il nuovo che avanza – record di leggi ad personam e vicenda Olgettine con Ruby rubacuori fatta passare via Parlamento per la nipotina di Mubarak – si prepara a marciare su Roma. Il nascente governo giallorosso presieduto da Giuseppe Conte è stato bollato come anticostituzionale, nemico del popolo e abusivo. La vera crociata della Meloni è la lotta all’indegna distribuzione delle poltrone che i Pentastellati e Piddini stanno compiendo – in queste ore – al banchetto della trattativa. La Meloni mostra i muscoli con furore e forza come piace alle donne e gli uomini di una certa destra nostalgica. La stessa forza mostrata sul problema degli immigrati: “Occorre affondare le navi delle Ong”. Il partito di Fratelli d’Italia in linea con i suoi convincimenti politici ha imbarcato nelle ultime elezioni anche la senatrice Daniela Santachè, una donna del popolo che bene incarna i valori della destra moderna. Accendendo un faro proprio sulla Meloni non si può altro che notare come la battaglia per le poltrone altrui passa per non vedere il proprio orticello. Si, perchè la Meloni non solo è deputata anche se la sua presenza alla Camera è molto discontinua ma contemporaneamente siede in Consiglio comunale a Roma e da poco ha lasciato quella di europarlamento a Bruxelles. (nella foto: Giorgia Meloni con l’ex sindaco Gianni Alemanno recentemente condannnato)
Giorgia Meloni è così poco attaccata alla poltrona che non era in Aula per il voto su Sozzani
La Camera ha negato l’autorizzazione all’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato di Forza Italia Diego Sozzani. L’esito del voto ha creato un caso nella maggioranza con i deputati del MoVimento 5 Stelle che sono corsi ad attaccare gli alleati del PD, perché loro certe cose non le fanno (tranne quando c’è da salvare Salvini). Nel centrodestra la situazione ha preso una piega involontariamente comica grazie a Giorgia Meloni. Giorgia Meloni vuole che il Popolo possa tornare a votare (ma lei a votare non ci va). La leader di Fratelli d’Italia due sere fa era a Porta a Porta dove ha spiegato che il suo partito ha votato no all’arresto di Sozzani perché «l’arresto sarebbe stato sul piano giuridico una forzatura importante». Questo anche se la proposta della Giunta per le autorizzazioni a procedere era favorevole all’arresto. Ma la Meloni non ha saputo spiegare il perché del voto contrario perché «sulla questione specifica non sono competente». Nel senso che Giorgia Meloni ha ammesso di non avere la minima idea sul perché è stato richiesto l’arresto di Sozzani (altrimenti avrebbe potuto esprimere un parere sul tema) o perché il suo partito ha votato contro. Che abbia voluto evitare di lasciare tracce per un’ennesima figuraccia come quella raccontata da Monti su quando la Meloni votò a favore della legge Fornero e del pareggio di bilancio (ma al voto finale era assente..)? La cosa divertente è che la Meloni ha candidamente ammesso che lei in Aula non c’era, quindi non ha nemmeno votato.
I legami forti tra la Lega e le Banche. Tutti gli inciuci storici
La Lega si racconta come novità politica, ma nessuno vi racconta le ramificazioni del loro potere. Sì, perché la Lega sulle banche non la racconta proprio tutta. Guardare per credere!
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Conte ai giornalisti: Mi sono dovuto iscrivere a Facebook
Con grande calma, tranquillità pacatezza, educazione e molto garbo, ha mandato un bel vaffa ai giornalisti. Gliele ha cantato elegantemente. Grande Presidente.
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CentroDestra sbugiardato in diretta sulla manovra
Il centro destra attacca il MoVimento 5 Stelle sulle tasse ma si dimentica di dire che gli ultimi due aumenti dell’Iva, dal 20 al 21% e dal 21 al 22%, sono stati votati proprio da loro. Le chiacchiere stanno a zero. Il MoVimento 5 Stelle non solo ha bloccato l’aumento dell’Iva, evitando alle famiglie una stangata da 600 euro l’anno, ma ha introdotto una serie di misure che, complessivamente, riducono le tasse per i cittadini di 26 miliardi di euro. Ascoltate il nostro Marco Pellegrini del Movimento 5 Stelle.
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Le dichiarazioni di DI MAIO sul MES
Da una parte sottolinea le «criticità evidenti» della riforma del Mes e dall'altra elogia Conte per aver fatto pulizia delle fake news delle opposizioni. Luigi Di Maio, che durante l'intervento di Conte alla Camera sul fondo Salva Stati è rimasto sempre seduto al suo fianco senza tuttavia applaudire mai, si muove in equilibrio tra la fedeltà al governo e lo smarcamento sul fondo Salva Stati che, ribadisce, deve essere rivisto. «Nel suo intervento alla Camera - dice il capo politico M5S - il presidente del Consiglio ha messo a tacere falsità e fake news diffuse dalle opposizioni in questi giorni, il che restituisce dignità al dibattito politico in corso, sul quale abbiamo apprezzato la posizione ribadita circa la logica di pacchetto come richiesto ieri al vertice di maggioranza dal Movimento 5 Stelle.
Tutta la verità sul MES: chi lo ha votato nel 2012
Il MES è stato votato nel 2012 ed è stato approvato anche da chi ora lo attacca in maniera strumentale per seminare panico e disinformazione. Anche il partito a cui apparteneva allora Giorgia Meloni, ovvero il Popolo della libertà di Silvio Berlusconi, votò a favore in Aula. Il MoVimento 5 Stelle, invece di fare bagarre politica e polemiche da stadio, pensa ai fatti. Le proposte per migliorare il MES ci sono. Ora ci aspettiamo una revisione dei punti critici. Perché è così che si lavora: studiando seriamente.
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Basta una domanda per spegnere SALVINI e la MELONI
Ascoltate Luigi Di Maio!!! Con una semplice domanda, ha messo a tacere tutte le menzogne delle ultime settimane sul MES.
Ecco la verità!
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Dopo la decisione della Corte Europea sui Mafiosi...
Dopo la decisione della Corte Europea, una volta che i mafiosi escono dalle CARCERI, BASTA TOGLIERGLI la CITTADINANZA ITALIANA E MANDARLI IN Germania, in Francia, in Olanda. INSIEME A TUTTE LE LORO FAMIGLIE. COSÌ PURE IN EUROPA CONOSCERANNO la "NOSTRA MAFIA"!
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Voci dal Vaticano: "Si sta per dimettere il segretario del Papa"
Dopo il capo della Gendarmeria e il vertice dell'Autorità Finanziaria sta per lasciare pure il segretario personale del Papa. E qualcuno parla di "giallo" attorno ai motivi di questa decisione. Monsignor Fabiàn Pedacchio non sarà più il segretario personale di Papa Francesco. Più di una fonte lo afferma con certezza. Per quanto, almeno in un primo momento, si trattasse solo di voci. Poco fa è arrivata la conferma da parte della Santa Sede: il direttore della Sala Stampa Matteo Bruni ha dichiarato in via ufficiale che Pedacchio "lascerà tra poco". Ma c'è anche qualche ulteriore elemento riguardante i perché: Bruni ha aggiunto che è una "decisione presa da tempo in linea con il modo necessario di vivere questi incarichi come un servizio a tempo". A riportarlo è stata l'Adnkronos, che ha spiegato come il direttore della Sala Stampa della Santa Sede abbia confidato tutto questo alla giornalista Maria Antonietta Calabrò, che ha dato la notizia via Twitter.
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"Niente carne di maiale e vino". Così la Chiesa si piega all'islam
Al pranzo per i poveri, offerto in Vaticano da Papa Francesco, non è stata servita carne di maiale, per permettere anche ai musulmani di mangiare. Altro grande assente sarebbe stato il vino. Erano 1.500 le persone bisognose che hanno pranzato insieme a Papa Francesco, in occasione della Giornata mondiale dei poveri, la scorsa domenica. Nell'Aula Paolo VI, in Vaticano, le tavolate erano imbandite: il menù era composto da lasagnetta, bocconcini di pollo alla crema di funghi e patare, dolce, frutta e caffè. Un menù "accogliente", anche per chi deve rispettare alcuni dettami, tipici di altre fedi religiose: bandita, infatti, la carne di maiale, per andare incontro anche ai possibili musulmani presenti al pranzo con Bergoglio. Ma la carne di maiale non era l'unica grande assente. Secondo quanto riporta La Verità, infatti, anche il vino non sarebbe stato servito al pranzo coi poveri. Il motivo? Forse, anche in questo caso, sarebbe da legare alla presenza di islamici, tra i bisognosi invitati dal Papa. Così, secondo il quotidiano, uno dei simboli cristiani per eccellenza sarebbe stato bandito dalle tavolate dei poveri, per non mettere a disagio gli ospiti islamici del Santo Padre.
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Cosa è successo alla pagina Facebook delle “Sardine”, oscurata e poi ripristinata
Il punto di riferimento unitario per l’arcipelago anti-leghista delle “Sardine” è tornato online stamattina. Facebook: «Rimossa per errore». Molti in Rete ipotizzano che ci siano state segnalazioni di massa orchestrate deliberatamente dagli oppositori. Intorno alle 21 di domenica 24 novembre, la pagina Facebook ufficiale di“6mila sardine” — quella che coordina le attività dell’arcipelago di pagine locali del movimento antileghista — è stata oscurata. Gli amministratori hanno diramato un comunicato, diffuso poi dalla pagina “6mila sardine 2”, in cui spiegano che l’oscuramento è avvenuto, secondo loro, «senza giusta causa». Qualche ora dopo, però, anche “6mila sardine 2” è diventata inaccessibile. Intorno all'una e mezza del mattino di lunedì 26 novembre la pagina ufficiale è tornata online (ma non la seconda). Contattato dal Corriere, un portavoce di Facebook per l'Italia ha fatto sapere qual è la posizione ufficiale del social sul caso di "6mila sardine": «La Pagina è stata rimossa per errore e ripristinata non appena abbiamo potuto effettuare delle verifiche. Il nostro sistema elabora milioni di segnalazioni alla settimana e a volte commettiamo degli errori. Siamo spiacenti per qualsiasi inconveniente causato». Quanto a "6mila sardine 2", non c'è ancora alcuna spiegazione ufficiale fornita da Facebook sui motivi dell'oscuramento.
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