Una cosa sono le chiacchiere di Matteo Salvini, altra cosa sono i risultati ottenuti su export e tutela del made in Italy. A dirlo? I numeri e i fatti. Fatti che, secondo quanto specifica Mirella Emiliozzi, deputata del MoVimento 5 Stelle in commissione Esteri, dimostrano come “il governo italiano abbia messo a punto uno strumento per aiutare le nostre imprese ad affrontare la crisi da Covid-19”. Eppure Salvini è convinto: il governo ha abbandonato al loro destino aziende e imprese… Dobbiamo distinguere le chiacchiere come quelle di Salvini sulla generica difesa del made in Italy dai fatti e i fatti sono che il governo italiano ha cambiato completamente l’approccio alla promozione del marchio nazionale sui mercati esteri e il modo in cui sostiene e affianca le aziende italiane. Con il Patto per l’Export – promosso e coordinato dal ministero di Luigi Di Maio – abbiamo messo a punto uno strumento per aiutare le nostre imprese ad affrontare la crisi generata dall’emergenza Covid-19. Oltre a offrire indennizzi per le imprese che soffrono per le misure di lockdown, abbiamo infatti pensato a un piano ad hoc di investimenti volto alla conquista di quote di mercato internazionale per le imprese italiane.
Divieti e spostamenti a Natale: ecco cosa succederà dal 20 dicembre al 6 gennaio
Mancano pochi giorni alla scadenza dell’attuale Dpcm con le norme per contenere la pandemia da Covid-19 in Italia: il 3 dicembre i cittadini si aspettano un nuovo provvedimento, che stabilirà il perimetro di azione di ognuno di noi nel periodo del Natale. E proprio in vista delle festività, secondo le ultime indiscrezioni, il governo sarebbe ormai orientato a imporre un nuovo divieto di spostamento tra Regioni, comprese quelle in fascia gialla. La norma dovrebbe scattare una settimana prima del Natale, quindi intorno al 18 o al 19 dicembre 2020: la data di inizio definitiva verrà stabilita martedì prossimo e inserita nel Dpcm in vigore dal 4 dicembre per il contenimento dei contagi da Covid 19. “Troppo alto — ammoniscono gli scienziati del Cts — è il rischio di far risalire la curva epidemiologica ora che le misure cominciano invece a dare risultati. I presidenti di Regione tenteranno ancora di evitare la nuova norma, ma la decisione sembra ormai presa per evitare che possa ripetersi quanto accaduto durante l’estate con oltre 8 milioni di persone in movimento che nella settimana di ferragosto hanno provocato una seconda ondata tanto drammatica”, come ripetono i ministri Boccia e Speranza. Il percorso è tracciato anche se alcuni dettagli devono ancora essere messi a punto.
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Cashback di Natale, Decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale: come funziona e quanto vale
Parte il prossimo 8 dicembre il cashback di Stato, che dà diritto a un rimborso del 10% di quando speso con carta di credito. Complice il mini-lockdown di questa seconda fase e la pesante contrazione nei consumi e della produzione industriale, il cashback di Stato esordirà prima di quanto si era inizialmente ipotizzato. Il meccanismo che “premia” chi fa acquisti pagando con carta di credito, infatti, sarebbe dovuto partire solo con l’inizio del nuovo anno, ma il Governo ha deciso di anticipare i tempi e proporre una fase sperimentale che terminerà il prossimo 31 dicembre. Un cashback natalizio, dunque, che dovrebbe prendere il via a partire dal prossimo 8 dicembre. Anche se il decreto è stato già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale è infatti necessario attendere che il Ministero dell’Economia e delle Finanze emani un decreto attuativo con il quale chiarisca alcuni punti e definisca convenzioni con Consap e la società PagoPA. Il cashback di Stato, inoltre, prevede precise limitazioni: ecco quali.
Sanzioni, controlli e zone a numero chiuso. Ecco il piano del Viminale per evitare assembramenti durante le feste
Piano straordinario nelle stazioni dal weekend prima di Natale e fino al 6 gennaio. Le regole ci sono ma la loro applicazione fa acqua da tutte le parti a giudicare dalle istantanee del weekend con i centri delle città italiane affollati per lo shopping. E così il Viminale prepara una nuova circolare da inviare ai prefetti per sollecitare l'adozione di un piano di controlli massiccio ma soprattutto rigoroso. A firmare la circolare sara', prima della fine della settimana, il capo di gabinetto Bruno Frattasi che attende però di avere sul tavolo il nuovo Dpcm che il premier presenterà mercoledi per modulare i termini delle ulteriori raccomandazioni. Che sconterà l'enorme numero di richieste di personale delle forze dell'ordine a fronte di un generale allentamento delle restrizioni. Due i punti principali su cui ruoterà il piano del Viminale, lo shopping e gli spostamenti. L'indicazione che partirà dal Viminale sarà quella di potenziare al massimo i controlli sugli assembramenti e di usare il pugno di ferro con le sanzioni. Toccherà come è già oggi ai comitati per l'ordine e la sicurezza individuare le zone da chiudere o in cui prevedere accessi a numero chiuso con un sistema di transenne o di contapersone già sperimentato per le misure antiterrorismo lo scorso anno.
Export italiano in crescita. Salvini racconta balle ma i numeri lo sbugiardano. Secondo i dati le esportazioni 2020 sono aumentate
Con il Covid più plastica nel carrello: “I consumatori preferiscono acquistare prodotti confezionati”. Così i supermercati hanno smesso di ridurre gli imballaggi
Se prima si stimava intorno al 40-45% il consumo di prodotti preconfezionati rispetto allo sfuso ora si è arrivati al 60%. In nove mesi i salumi in vaschetta hanno registrato un incremento del 13,9%, le carni confezionate del 14% e i formaggi del 12,5%. Le mosse di Esselunga e Carrefour e le (poche) alternative "sostenibili". Da un lato le campagne pubblicitarie “green” e i bilanci di sostenibilità delle grandi catene della grande distribuzione organizzata con pagine dedicate alle iniziative per ridurre l’utilizzo della plastica vergine, dall’altro l’evidenza su banconi e scaffali. Che continuano a riempirsi ogni giorno di imballaggi, ingombranti, inquinanti (nonostante tutto) e non sempre necessari. L’emergenza sanitaria legata al Covid ha peggiorato il quadro, confondendo i consumatori sulla presunta maggiore sicurezza delle confezioni in plastica rispetto allo sfuso. Per quanto riguarda l’offerta, basta guardare il carrello e il proprio sacco per la raccolta della plastica che si riempie sempre più velocemente. La grande distribuzione utilizza sempre di più materiali riciclabili, ma continua a produrre ogni giorno tonnellate di rifiuti plastici (e non).
Elezioni a Milano: Sala vola nei sondaggi, Salvini chiama a raccolta i big
Il Sindaco in carica gode di grande consenso e in caso di sua ricandidatura ci sarebbero poche chance per il centrodestra. Tuttavia, la Lega vuole giocarsi la partita fino in fondo: un'altra sconfitta rischierebbe di rimettere in gioco anche le sorti di Regione Lombardia. Il nome del candidato sindaco verrà annunciato a breve, probabilmente già a Sant’Ambrogio, ma in previsione delle elezioni comunali del 2021 la Lega è già molto avanti nella composizione della lista dei candidati consiglieri a Palazzo Marino. Ci saranno sicuramente alcuni big del Carroccio: l’europarlamentare Silvia Sardone, i consiglieri regionali Max Bastoni e Gianmarco Senna, l’ex parlamentare Laura Molteni, nonché, con tutta probabilità, Samuele Piscina, attuale presidente del Municipio 2 di Milano. E ovviamente sarà pienamente della partita anche Matteo Salvini, che sta meditando sulla possibilità di riproporsi come capolista, secondo uno schema ormai collaudato per raccogliere il massimo dei voti possibili. I sondaggi parlano chiaro: nel caso Beppe Sala corresse per un secondo mandato, le possibilità del centrodestra di riconquistare Milano sarebbero ridottissime e i rumors intorno al primo cittadino danno per scontata la continuità. Tuttavia, Salvini non è disposto a giocare una partita “a perdere”: a soli due anni dalle prossime elezioni lombarde, una terza sconfitta consecutiva a Milano potrebbe minare l’egemonia del centrodestra in Lombardia, soprattutto se lo scarto a favore di Sala fosse rilevante. Dopo il crollo di popolarità dovuto al Covid-19, lo spettro di un altro flop va evitato a ogni costo.
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"I negazionisti? Quando li curiamo poi si scusano"
Massimo Antonelli, direttore dell’Unità di Anestesia e Rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma e componente del Comitato tecnico scientifico, oggi racconta in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera la sua quotidiana battaglia contro Covid-19 mentre i pazienti nel suo ospedale diminuiscono, lentamente. Sono circa 60 in meno rispetto alla scorsa settimana: "È un segnale. Non significa aver scavalcato la montagna. Però adesso riusciamo a offrire un’assistenza migliore". Secondo Antonelli il dibattito su Capodanno è surreale: "Per me, per tutti i colleghi, è intollerabile, pur condividendo le ansie degli operatori che vedono sfumare altre opportunità economiche. In Italia le vittime del Covid sono state circa 52 mila. Ogni giorno qui ne vediamo andar via almeno 70. E c’è chi non vuole rinunciare, per una sola volta nelle vita, a occasioni superflue". L'esperienza, racconta Antonelli, "è frustrante perché alla fatica psicologica si aggiunge quella fisica. Lavorare con addosso quella bardatura, il sudore, le ferite sul volto lasciate dalla maschera, le mani incapsulate in due paia di guanti. La frustrazione più grande però è un’altra: non poter essere visto da chi ci guarda dal letto, ed è solo. Dover comunicare soltanto con gli occhi. È toccante infine dover parlare al telefono con i familiari, ogni tanto in videochiamata. Si aggrappano alle nostre poche parole". Poi il medico parla anche dei negazionisti: "Ne abbiamo curati tanti al Gemelli. Una volta fuori, si sono scusati. Professore, le prometto che farò di tutto per aiutarvi". È d’accordo quindi con le restrizioni. "E come non potrei? I numeri parlano. Oltre alla mortalità, l’incidenza dei nuovi casi resta alta, siamo oltre 320 su 100 mila abitanti. Alcune regioni superano i 700-800 casi al giorno. È vero la curva rallenta, l’Rt è sceso sotto l’unità. Però...". Però? "Allentare significa andare incontro a una terza ondata. Non è un rischio. È una certezza".
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Cos'è questa storia dell'indagine su Conte per la scorta che "aiuta" la compagna Olivia Paladino a fuggire da Le Iene
La procura di Roma ipotizza il peculato o l'abuso d'ufficio. Le versioni di Filippo Roma e del ministero dell'Interno divergono. C'è un video registrato nel supermercato dove la compagna del premier si è rifugiata prima dell'intervento della polizia. Ieri abbiamo raccontato che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è indagato dalla procura di Roma perché il 26 ottobre i poliziotti che si occupano della sicurezza del premier hanno portato via la compagna di Conte, Olivia Paladino, che cercava di sfuggire alle Iene. Le prime informazioni sulla vicenda, poi smentite da Palazzo Chigi con una nota, parlavano anche dell'uso dell'auto di servizio nel "salvataggio". I giornali parlano di un'indagine per peculato o abuso d'ufficio nei confronti del presidente del Consiglio: il fascicolo del pubblico ministero Carlo Villani e dell'aggiunto Paolo Ielo è stato aperto dopo una denuncia dell'ex europarlamentare di Fratelli d'Italia Roberta Angelilli e potrebbe essere trasmesso al Tribunale dei ministri, competente in materia. La storia comincia il 26 ottobre, quando la compagna di Conte viene braccata da Filippo Roma delle Iene e da una troupe che voglioni chiederle un commento sul padre, Cesare Paladino, e sul patteggiamento per il mancato versamento della tassa di soggiorno per un hotel di cui è proprietario. Oliva Paladino entra per nascondersi nel supermercato di piazza Fontanella Borghese, nel pieno centro di Roma, a qualche centinaio di metri da Palazzo Chigi. Poco dopo arriva la scorta di Conte e la porta via: il servizio non va in onda ma qualche giorno dopo Dagospia pubblica un video e una lettera in cui si racconta parte della vicenda: "Alla fine (Paladino) ha lasciato la borsa a uno del supermercato che sembrava conoscere bene, ha detto che le serviva la mattina dopo e che poi sarebbe andata a riprenderla una delle guardie che era con lei. Non ho capito però perché ha mollato la borsa al supermercato, che c’era dentro?".
Dai frigoriferi al tracciamento delle fiale: ecco il piano del governo per la vaccinazione anti-Covid
Il prossimo 3 dicembre il ministro della Salute Roberto Speranza presenterà in parlamento il piano del governo per la vaccinazione anti-Covid: ecco alcune anticipazione del programma messo a punto dall’esecutivo. Secondo quanto svelato da La Repubblica, l’idea del governo è quella di creare un hub ogni trentamila abitanti con drive in, palestre, ospedali da campo, oltre ai medici di base e agli ospedali, dove poter vaccinare la popolazione una volta che le prime dosi del siero anti-Covid saranno arrivate. A gestire le vaccinazioni sarà il personale delle Asl, affiancato dagli uomini dell’esercito. L’esecutivo, inoltre, intende promuovere una campagna di comunicazione per sensibilizzare i cittadini alla vaccinazione e per spiegare le modalità della campagna e creare un portale dove poter seguire le dosi di vaccino e sapere dove e quanto potersi vaccinare contro il Covid. Nonostante le critiche degli esperti, i quali parlano di “cronoprogramma in ritardo” e di mancanza di “celle frigo, siringhe, e aghi”, il governo è convinto di essere assolutamente in linea con i tempi. Il piano dell’esecutivo cambia a seconda del vaccino predisposto. Il siero elaborato dalla Pfizer, infatti, deve essere conservato a una temperatura che si aggira attorno ai -75 gradi, mentre quelli prodotti da Moderna e Astrazeneca possono essere conservati in normali celle frigorifere e sono dunque più gestibili. Secondo quanto anticipato, il Commissario straordinario Domenico Arcuri avrebbe chiesto a Pfizer di gestire direttamente la logistica con la casa farmaceutica che porterà le prime dosi di vaccino in Italia in circa cento sedi già individuate da Arcuri insieme alle Regioni.
Mascherine fantasma al Pirellone, aziende nei guai. I dispositivi erano stati pagati sette milioni dalla Regione Lombardia
Durante la prima ondata della pandemia, con la penuria di mascherine e dispositivi sanitari, in Lombardia molti hanno provato a lucrare alle spalle dei malati. Fatti per i quali sono state aperte numerose indagini dalla Procura di Milano, diretta dal procuratore Francesco Greco, tra cui quella, giunta a conclusione ieri, nei confronti di due amministratori di altrettante società che ora rischiano il processo perché accusati di frode nelle pubbliche forniture in quanto si fecero pagare oltre 7 milioni di euro da Aria, la centrale acquisti regionale della Lombardia, per la fornitura di 2 milioni di mascherine tra febbraio e marzo scorso. Peccato che a fronte del pagamento, i dispositivi non sono mai arrivati al Pirellone e proprio per questo la stessa Aria spa si è costituita parte offesa nel procedimento a carico di Alessandra Moglia, amministratrice di Vivendo Pharma Gmbh, e Fabio Rosati, amministratore unico di Fitolux pro srl. I dispositivi, come si legge nel capo di imputazione firmato dal pubblico ministero Luigi Luzi, avrebbero dovuto essere consegnati il 28 febbraio scorso, ma vennero accampate una serie di “giustificazioni pretestuose, quali la festività musulmana del Venerdì”, perché “la merce era asseritamente detenuta in Turchia”. Viste le legittime richieste del Pirellone, gli indagati avrebbero successivamente alzato il tiro arrivando a parlare di una sorta di boicottaggio e paventando “l’imminente introduzione di una tassa all’esportazione” dei dpi “da parte del Governo turco”.
Nuovo incontro Conte-Renzi: avviate trattative per un rimpasto nel governo
C’è stato un nuovo incontro a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e il leader di Italiana Viva Matteo Renzi. Si tratta, come riporta anche il Corriere, della discussione per un rimpasto di governo. L’iniziativa è stata presa direttamente del presidente del Consiglio, che vuole però dettare le sue condizioni. “No al ritorno dei vicepremier”. E si fanno sentire i primi timori dei Cinque Stelle: “Anticipiamo questa crisi o la subiremo”. È la seconda volta in pochi giorni che Renzi chiede di essere ricevuto da Palazzo Chigi, nella prima occasione aveva chiesto un rimpasto per gestire i soldi del Recovery: “Rafforzare la squadra di governo, ci sono da spendere 200 miliardi”, aveva detto. Questa volta, la scusa è parlare della vittoria di Joe Biden e della nuova amministrazione americana – alla quale l’ex premier fiorentino è molto vicino – per creare una visione del nuovo rapporto Italia-Usa. In realtà anche questa volta lo spettro del rimpasto è centrale.
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La cura di Campania e Calabria. Dare sempre la colpa al Governo. Sono tra le Regioni più colpite e con la sanità più carente. Ma la ricetta di De Luca e Spirlì è lo scaricabarile
Nuovo show dei due governatori per contestare l’Esecutivo. Il premier Conte e la ministra Azzolina i bersagli preferiti. Per la prima volta da molte settimane la velocità di trasmissione dell’epidemia in Italia sta rallentando, l’incidenza calcolata negli ultimi 14 giorni è diminuita a livello nazionale e ha raggiunto livelli di Rt prossimi a 1 in molte regioni. La curva si sta dunque “raffreddando”, i dati sono incoraggianti e segnalano l’impatto delle misure di mitigazione realizzate nelle ultime settimane: a segnalarlo è l’Istituto superiore di sanità, nella bozza di report sulla settimana che va dal 16 al 22 novembre, anche se, avverte: “Questo andamento non deve portare a un rilassamento prematuro delle misure o a un abbassamento dell’attenzione nei comportamenti, è necessario raggiungere livelli di trasmissibilità significativamente inferiori a 1 consentendo una rapida diminuzione nel numero di nuovi casi di infezione e, conseguentemente, una riduzione della pressione sui servizi sanitari territoriali e ospedalieri. Dieci regioni/province autonome sono ancora a rischio alto e di queste 9 lo sono state per 3 o più settimane consecutive. Paradossalmente sono proprio quei territori in cui la sanità certo non brilla per efficienza che continuano ad attaccare il governo e le scelte effettuate per arginare la pandemia.
Vaccino, l’errore di Astrazeneca è garanzia di sicurezza. Efficace al 90% solo con mezza dose
Astrazeneca ha commesso un errore, che però è garanzia di sicurezza del vaccino anti Covid. Astrazeneca aveva dichiarato il proprio vaccino (noto anche come vaccino di Oxford) efficace al 90%. Ma il 90% era riferito solo a chi aveva assunto mezza dose. Per chi aveva assunto la doppia dose (come da prassi per le sperimentazioni di questo tipo), l’efficacia scende al 62%. Motivo per cui il vaccino ha bisogno di nuovi studi. Tutti ora stanno che si è trattato di un errore. Ma nell’errore c’è una buona notizia. Infatti la trasparenza delle procedure è la garanzia che le procedure ci sono, vengono seguite e che la sperimentazione continua. Vaccino Astrazeneca: il pasticcio dell’efficacia. Frenata improvvisa per il candidato vaccino anti Covid dell’università di Oxford, in collaborazione fra gli altri con l’Irbm di Pomezia. A dare la notizia è stato proprio il numero uno dell’azienda farmaceutica AstraZeneca, partner del progetto, Pascal Soriot. In un’intervista a Bloomberg ha spiegato che il vaccino richiede studi “supplementari”. L’annuncio è piombato a pochi giorni dalla pubblicazione dei primi risultati sulla sperimentazione che indicavano un’efficacia del prototipo compresa fra il 62 e il 90% a seconda dei tipi di dosaggio (70% medio circa). Risultati che sono stati oggetto di richiesta di chiarimenti e di dubbi su alcuni dati da parte della comunità scientifica internazionale. Il prototipo Oxford-AstraZeneca è al momento in pole position in Occidente, assieme a quello tedesco-americano di Pfizer/BionTech e quello statunitense dei laboratori Moderna. E’ una delle speranze di un rimedio contro la pandemia. ll nodo da sciogliere riguarda tuttavia il fatto che l’esito migliore (con un 90% di successi) sia stato individuato con il dosaggio di una mezza dose, seguito dal richiamo di una dose intera. Mentre con la classica doppia dose, l’efficacia si riduceva al 62%.
Coronavirus in Lombardia, perché l’epidemia di Covid ha dilagato? L’assistenza sul territorio non funziona
Dentro i problemi del modello lombardo: medici di base difficili da trovare, Covid hotel in ritardo, cure domiciliari insufficienti. La riforma Maroni del 2015 mostra i suoi limiti. A più di nove mesi da quel 20 febbraio 2020 alle ore 20, giorno e ora del risultato del tampone positivo di Mattia Maestri, l’impressione è sempre la stessa: in Lombardia qualcosa sta andando storto. La prima ondata dell’epidemia Covid 19 — con 76 mila contagi accertati tra fine febbraio e aprile e quasi 14 mila decessi ufficiali, oltre 1.300 malati in Terapia intensiva e 10 mila ricoverati contemporaneamente — la travolge con uno tsunami che arriva all’improvviso. Come già denunciato, il sistema ospedaliero, dove pubblico e privato sono nel corso degli anni messi sullo stesso piano, va subito in crisi: mancano tamponi e dispositivi di protezione, fallisce il ruolo di sorveglianza dei contagi sul territorio. Le cronache quotidiane sono scandite dalla strage nelle case di riposo, mentre la mancata istituzione della Zona rossa ai primi di marzo in Val Seriana, dovuta a un rimpallo di responsabilità tra Roma e Milano, porta alle immagini indelebili delle bare che escono da Bergamo sui camion dell’esercito. Su quanto accade all’ospedale di Alzano è in corso un’inchiesta della Procura.
Calabria, salta la nomina di Miozzo commissario sanità. Le richieste che Palazzo Chigi non ha accettato
Agostino Miozzo non sarà il commissario della Sanità in Calabria. Il coordinatore del comitato tecnico scientifico aveva chiesto una serie di rassicurazioni e garanzie per svolgere al meglio la missione ma il governo non ha ritenuto di poterle concedere. In particolare Miozzo – che è in pensione – aveva chiesto il ritorno in servizio ed è proprio su questo che la pratica si è arenata perché palazzo Chigi ha fatto sapere che non avrebbe potuto soddisfare la richiesta. In realtà il ritorno in servizio era necessario per poter svolgere un incarico così delicato soprattutto nel settore della sanità quando bisogna richiamare in servizio i medici che si trovano in pensione per fare fronte alle carenze in organico. La seconda condizione riguardava la squadra che avrebbe dovuto affiancarlo in una missione certamente complicata visto che la Calabria – per ammissione del commissario Saverio Cotticelli che doveva redigerlo e per non averlo fatto si è dimesso – non ha un piano Covid. «Almeno 25 persone», aveva chiesto Miozzo. La terza erano i poteri derogatori propri del commissario su cui Miozzo non ha avuto garanzie. Il nodo che non è stato sciolto dal governo è stato però in particolare quello relativo al rientro in servizio e alla fine, a venti giorni dalle dimissioni di Zuccatelli – la calabria è ancora senza commissario.
“Gesù può anche nascere due ore prima” dice il Governo. Facciamo arrivare prima anche il 2021?
“Seguire la messa, e lo dico da cattolico, due ore prima o far nascere Gesù bambino due ore prima non è eresia. Eresia è non accorgersi dei malati, delle difficoltà dei medici, della gente che soffre”, questo quanto detto dal ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia. “Il Natale non si fa con il cronometro ma è un atto di fede”, conclude. Tradotto: sbrighiamoci a far nasce Gesù così possiamo lasciare il coprifuoco alle 22, massimo alle 23. Insomma, anticipare il Natale per prendere in scacco il coronavirus. Per far tornare la gente a casa entro le 22 ed evitare che faccia tardi. Come se il virus arrivasse solo di notte… Anticipiamo anche Capodanno 2021? Visto l’anno orribile del 2020 a questo punto festeggiamo prima l’arrivo del 2021. Anche di un paio d’ore, tanto cosa cambia. Anche la sera di Capodanno il coprifuoco dovrebbe restare alle 22, massimo le 23. Quindi la mezzanotte si festeggia ognuno a casa sua. A questo punto perché non fare il tradizionale “5, 4, 3, 2, 1, buon anno” proprio a ridosso dello scattare del coprifuoco. Così ci si saluta al volo e poi tutti a casa, col pensiero di aver superato questo 2020 con un paio d’ore di anticipo.
La sexy casalinga fa la spesa. Se questa è la tv pubblica anche pagare il canone è spazzatura
Mai avuto la sensazione di pestare l’acqua nel mortaio? Di girare a vuoto? Di essere presi sontuosamente per i fondelli? Chi segue tutti i giorni la politica – direte – deve averci fatto il callo, ma martedì scorso mi sono trovato con lo stesso senso di frustrazione di Baggio che sbaglia il rigore in finale col Brasile, di Italia-Corea del ’66 e di chi ancora adesso non può credere che Maradona se ne sia già andato a giocare in Paradiso. Tutto accade nel primo pomeriggio, dopo un’ora di discussione nel buon programma di Rai Due condotto da Milo Infante. L’argomento è delicato: si parla di abusi sulle donne, di fragilità delle famiglie nel crescere i giovani, del danno che fanno i messaggi sessisti e discriminatori in una società dove c’è persino chi giustifica uno stupro se una ragazza va a una festa senza mettere in conto che possa succedere. Azzardo che la tv spazzatura e la rete hanno responsabilità immense e nei tempi stretti del dibattito non riesco a dire molte altre cose, a partire da un invito a proseguire quella stessa discussione in casa, tra genitori e figli, perché non può esserci educazione al rispetto delle persone senza consapevolezza e dialogo. Purtroppo c’è da passare la linea alla trasmissione successiva e vabbè… ne riparleremo quando sarà possibile. Tolgo l’auricolare e comincio a lavorare mentre la tv resta accesa con le immagini che scorrono mute. Una ballerina scosciata sta facendo arrapare uno scaffale di biscotti. Giro lo sguardo e cambio canale. Ho perso un’ora a parlare di aria fritta. In una tv che fa male.
Verso il nuovo Dpcm 3 dicembre: la zona gialla rinforzata e il permesso di andare da genitori e nonni
Il presidente Conte annuncia che oggi molte regioni possono uscire dalla zona rossa e arancione. Il governo lavora al decreto ministeriale di Natale 2020 che porterà nuove restrizioni e qualche deroga. Tra queste ci saranno i ricongiungimenti familiari. Ma con autocertificazione. "È una giornata importante: mi aspetto un Rt che è arrivato all’1, anche che molte Regioni che ora sono rosse diventino arancioni o gialle”: prima del Dpcm, l'annuncio del presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Tg5 è importante perché oggi il report dell'Iss e del ministero della Salute potrebbe far compiere un passo importante in vista del Dpcm 3 dicembre (che entrerà in vigore il 4) dove tutta o gran parte dell'Italia dovrebbe dipingersi di giallo. O di un giallo "rinforzato", con limitazioni maggiori che sono attualmente allo studio della presidenza del consiglio dei ministri e del ministero della Salute. Mentre si parla di permessi per andare dai nonni allo studio e di lasciare il coprifuoco alle 22 per evitare cenoni e veglioni. Ci sono però due problemi più importanti attualmente sul tavolo dell'esecutivo. Il primo è la Lombardia, che il governo vuole mantenere in zona rossa fino al 3 dicembre nonostante l'opposizione del presidente Attilio Fontana. Il secondo, più deflagrante, è la scuola, che la ministra della Pubblica Istruzione vorrebbe riaprire il 9 dicembre ma dovrà superare l'opposizione di Regioni e Comuni che invece vogliono far ripartire le lezioni in presenza a gennaio.
Coronavirus in Italia, ultime notizie. Governo vuole lasciare la Lombardia in zona rossa. Irritazione di Fontana. Zampa: “A Natale coprifuoco resterà alle 22”
Zampa: “A Natale coprifuoco resterà alle 22” – “A Natale resterà sicuramente il coprifuoco delle ore 22”. Lo ha confermato Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute, intervenendo a Radio anch’io su Rai Radiouno sulle misure del governo per l’emergenza Coronavirus. – Governo vuole lasciare la Lombardia in zona rossa. Irritazione di Fontana – Come riporta AGI, l’orientamento del Governo è quello di lasciare dal 27 novembre la Lombardia e probabilmente le altre regioni considerate ad alto rischio ancora in zona rossa. “Conviene alle regioni non allentare la morsa, così riusciranno a far passare un Natale tranquillo”, spiega una fonte di governo. Ma il presidente Fontana non nasconde la sua irritazione: “La regione è da due settimane pienamente nei parametri previsti per il passaggio in zona arancione. Non togliere le restrizioni – osserva – significa non fotografare la realtà dei fatti e non considerare i grandi sacrifici dei lombardi”. In serata una telefonata tra Fontana e il ministro Speranza è servita per stemperare le tensioni: “Ci siamo lasciati con l’impegno di riaggiornarci a molto presto”, ha spiegato il governatore.
Il documentario di Michele Santoro in anteprima su TPI. “La Rai non lo ha voluto”
Ho provato a proporre il documentario a varie Strutture della Rai. Non hanno voluto prenderlo in considerazione. Nonostante i Cinque Stelle al Governo, nel servizio pubblico regna un conformismo che non ha uguali perfino nella stagione monopolistica del Cavaliere. Ad eccezione di Report, mai le trasmissioni di approfondimento giornalistiche sono state così insignificanti e con ascolti così bassi, mai la satira così assente, mai i telegiornali così omologati. Dal 2 dicembre in anteprima su TPI "I Fili dell'Odio", una produzione indipendente sulle manipolazioni e l’inquinamento dei social. Cari amici, ci tengo molto a ringraziare l’Huffinghton Post, Micromega e TPI che, a partire dal 2 dicembre alle 22:00 e per una settimana, diffonderanno in rete “I Fili dell’Odio”, una produzione indipendente di un gruppo di giovani autori che ho collaborato a realizzare. Le manipolazioni e l’inquinamento dei Social oggi sono un tema fondamentale perché producono una grave deformazione della democrazia. È un merito averlo voluto affrontare anche con pochi mezzi a disposizione. Ho provato a proporre il documentario a varie Strutture della Rai. Non hanno voluto prenderlo in considerazione.
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Covid: contagiati il principe di Svezia e la consorte. L'immunità di gregge spontanea non funziona
Contagi da coronavirus anche nella famiglia reale in Svezia, il Paese scandinavo largamente più colpito dall'emergenza Covid - in termini di bilancio di casi e di morti - dopo aver puntato per mesi su una strategia contraria al lockdown e aver scommesso su un'ipotetica immunità di gregge spontanea. Lo riferisce fra gli altri media internazionali la Bbc, precisando che il principe Carlo Filippo, 41 anni, secondogenito del sovrano regnante, e la consorte, Sofia, 35, sono stati entrambi testati positivi in queste ore dopo aver avvertito sintomi dell'infezione fin da ieri. Tamponi sono stati adesso disposti anche per il resto della dinastia, dal 74enne re Carlo Gustavo, alla 76enne regina Silvia, all'erede al trono Vittoria (43 anni) e a suo marito Daniel. Venerdì l'intera famiglia reale si era riunita in una chiesa luterana per i funerali di Walther Sommerlath, fratello della regina.
La giunta Fontana difende la casta. No al taglio dei mega-stipendi. Bocciata la proposta M5S di ridurre le indennità. Tutta la maggioranza vota contro, e il Pd si accoda al NO
Quantomeno qualcuno ci ha provato. E specie in periodo di emergenza sanitaria e di conseguente crisi economica, non è poca roba. Il punto, però, è che, nonostante gli sforzi del gruppo regionale del Movimento cinque stelle, nessuno a quanto pare in Regione Lombardia ha intenzione di toccare al ribasso gli stipendi. La proposta presentata nell’ambito del dibattito sulla risoluzione legata al Documento di economia e finanza 2020 dal consigliere pentastellato Luigi Piccirillo prevedeva proprio questo: tagliare (“un’incisiva azione di riduzione”, c’è scritto nell’emendamento depositato) gli stipendi di consiglieri regionali, assessori e al presidente Attilio Fontana. LA BEFFA. Risultato? Al di là del Movimento cinque stelle nessun gruppo consiliare ha votato a favore dell’emendamento. “È indecente e inaccettabile, anche sulla base dei sacrifici che la stessa Lombardia sta chiedendo ai cittadini per il Covid, il no al taglio degli stipendi di consiglieri, assessori e presidente”, spiega a La Notizia Piccirillo. A maggior ragione se si pensa che l’impegno chiesto con l’emendamento era assolutamente teorico: “Non c’era una percentuale di taglio o un numero concreto, era soltanto la richiesta di un impegno. E invece neanche quello hanno accettato”. La spiegazione? “Nessuna, nessuno ha dato spiegazioni, né il centrodestra né tantomento il Pd. Siamo stati eletti per fare l’interesse dei cittadini, non per fare i nostri e ricordo che i consiglieri del M5S si tagliano lo stipendio”, spiega ancora Piccirillo.
Belgio: il paese dove la polizia potrà suonare alla porta per controllare quante persone siedono alla tavola di Natale
Natale si avvicina e la paura di non poterlo trascorrere con i cari diventa ogni giorno più palpabile. Tante le misure precauzionali da valutare e, in attesa di decisioni più definite, c’è un paese in Europa che ha già messo in piedi un piano d’azione per far rispettare le regole. Il Belgio infatti ha deciso che la polizia federale potrà controllare durante le feste natalizie quante persone siedono a tavola, bussando di casa in casa se necessario. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Interno Annelies Verlinden in un’intervista al De Zondag. “Gli agenti non potranno entrare nelle case, perché la legge non lo permette, ma potranno suonare il campanello in casi sospetti”, ha spiegato il ministro. La Verlinden poi ha specificato: “È nostro assoluto desiderio permettere un Natale più umano. Allo stesso tempo, non possiamo non prendere seriamente i segnali d’allarme dei nostri ospedali. Dobbiamo trovare un equilibrio”. Anche il primo ministro del Belgio, Alexander De Croo, ha condiviso le parole della Verlinden e ha specificato che dovremo attendere ancora un po’ di tempo prima dell’arrivo del vaccino, per cui trascorrere un sereno Natale dipenderà anche da noi. “La maggior parte delle dosi del vaccino non arriverà prima di metà del 2021, perciò dovremo essere cauti e attenti ancora per un tempo relativamente lungo”, ha puntualizzato De Croo.
La violenza la fanno ai Cinque Stelle
E siamo a tre. Dopo Giarrusso fatto passare per amico dei lobbisti, Morra accusato strumentalmente di discriminare i calabresi e i malati di cancro, ora tocca a Grillo. Da un anno il figlio Ciro è sotto indagine insieme a due amici per un presunto caso di stupro, e adesso – prima ancora del probabile rinvio a giudizio – escono i dettagli di una vicenda che, se accertata, dovrà avere una condanna severissima. Perché qui va fatta una premessa: gli abusi sessuali non sono mai scusabili, e proprio oggi, la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ci richiamano a una riflessione sulle responsabilità di tutti, da chi ci offre a buon mercato modelli diseducativi sulla rete e in tv, sino alle famiglie dov’è sempre più ridotto il trasferimento di valori e il controllo dei giovani. Ma lasciamo ad altri spazi questi ragionamenti e torniamo a Grillo. Anzi, ai Cinque Stelle, i fortunati “utilizzatori finali” dell’indignazione che monta per questi casi uno dietro l’altro e già decisi in Cassazione. Se c’è una cosa su cui scommettere con la certezza di vincere al cento per cento, questa è l’inaffidabilità dell’informazione quando si parla del Movimento o di chi semplicemente non si accoda ai suoi detrattori. Di recente è capitato anche a me, con la diffusione nel programma di Massimo Giletti dell’intercettazione di una mia telefonata con il dominus dell’inchiesta Mafia Capitale, Salvatore Buzzi, arcinota perché agli atti del processo.
Prenditori di Stato al casello
Quando la politica consegnò le autostrade ai privati, a cavallo tra la Prima e la Seconda Repubblica, sembrò che si fosse trovato l’uovo di colombo, cioè una soluzione facile a un problema difficile. Lo Stato smetteva di cacciare soldi, e anzi portava a casa qualcosa grazie ai canoni pagati dai concessionari, e questi ultimi facevano utili in virtù delle loro capacità industriali e del rischio d’impresa. In mezzo c’era l’impegno a garantire la manutenzione delle infrastrutture, che per inciso sono di proprietà degli italiani. Ci vorrà il disastro del ponte Morandi di Genova, e soprattutto l’arrivo al governo del Paese di una forza politica lontana dalle lobby e dai ricchi finanziamenti dei signori del casello, com’è il caso dei Cinque Stelle, per mettere in discussione un sistema dove allo Stato restano le briciole, gli automobilisti rischiano la pelle su ponti e in gallerie lasciate al loro destino, e i fortunati gestori si dividono miliardi di utili. Un immenso scandalo al sole, denunciato inutilmente da poche voci nel deserto, sopraffatte da un sistema dell’informazione attento a non disturbare il manovratore, da cui arrivavano fiumi di denaro attraverso la pubblicità.
Covid, ammesso l’errore di AstraZeneca: meglio la mezza dose di vaccino
Uno sbaglio nel dosaggio avrebbe permesso di raggiungere una efficacia al 90%. Gli scienziati non spiegano ancora il perché. AstraZeneca e l'Università di Oxford hanno ammesso ieri che errori di produzione potrebbero aver viziato i risultati preliminari della sperimentazione del loro potenziale vaccino contro la Covid-19. Mene Pangalos, vicepresidente esecutivo della ricerca e sviluppo di prodotti biofarmaceutici di AstraZeneca la chiama “serendipity”, una fortunata casualità. Si riferisce a un errore di dosaggio che avrebbe permesso al vaccino Oxford-Irbm contro Covid-19 di raggiungere l'efficacia al 90% documentata dagli ultimi dati resi noti. L'aneddoto è rimbalzato sulla stampa internazionale e svela il retroscena di come si è arrivati a scoprire la dose ottimale per uno dei candidati prodotti scudo contro il coronavirus Sars-CoV-2.Secondo quanto comunicato dai ricercatori che si stanno occupando di studiare il vaccino in questione, il regime a due dosi complete ha mostrato un'efficacia del 62%. Ma nei partecipanti al trial ai quali è stata data “per sbaglio” prima una dose dimezzata e poi una intera come seconda somministrazione, questa efficacia ha raggiunto quota 90%. Quando i ricercatori dell'ateneo impegnati nel trial distribuivano il vaccino alla fine di aprile, hanno notato in alcuni volontari effetti collaterali attesi come affaticamento, mal di testa o dolori alle braccia più lievi del previsto, ricostruisce il Guardian online. «Così siamo tornati indietro e abbiamo controllato. Abbiamo scoperto che era stata sottostimata la dose del vaccino della metà», ha raccontato Pangalos. Invece di rifare tutto daccapo, i ricercatori hanno deciso di continuare con la mezza dose e poi dare il richiamo alla dose completa secondo la scadenza programmata.
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CARI GOVERNATORI, ADESSO FACCIAMO I CONTI
«Nella gestione dell' emergenza la grande assente è stata la medicina del territorio, che avrebbe dovuto impedire il collasso degli ospedali». I medici ospedalieri travolti dall' assalto dei pazienti Covid lo vanno ripetendo da tempo. E, con loro, scienziati del Cts, esponenti del governo e persino i governatori, che qualche responsabilità in merito ce l' hanno eccome. Adesso a frustare le Regioni è la Corte dei Conti, che nel suo report presentato al Parlamento fa un bilancio impietoso sulla mancata attuazione di quelle misure che avrebbero dovuto scavare la prima trincea da contrapporre al virus. Perché i piani per rafforzare l' assistenza sul territorio li hanno presentati poco più della metà delle regioni. Ancora di meno sono quelle che hanno realizzato le Usca, le unità speciali di medici e infermieri, che avrebbero dovuto portare assistenza a casa dei positivi in isolamento domiciliare, 800mila persone che spesso non sanno a che santo rivolgersi. Visto che ora ci si è messo anche il Tar del Lazio a dire che no, tra i compiti dei medici di famiglia non rientra quello di far visita a casa dei malati. E sulla carta è rimasta anche la figura dell' infermiere di famiglia, che avrebbe dovuto fare da "sentinella sanitaria" dei positivi reclusi in casa e dei malati cronici in generale. Su una cosa però le Regioni sono state solerti: nell' assumere personale, magari in larga parte precario. Ma con oltre 36mila contratti firmati a sanitari richiamati anche dalla pensione un po' di consenso elettorale è stato assicurato a chi le governa.
Federazione a chi? Se neanche Meloni ha capito la proposta di Salvini
Tutti insieme appassionatamente. Ma anche no. E non perché le regole sanitarie del momento lo impediscano. Il motivo è che nessuno sembra aver capito la proposta di Matteo Salvini sulla federazione Centrodestra. Gli inviti del leader della Lega infatti, sembravano già esser caduti nel vuoto in Forza Italia (con il suo Berlusconi-Tajani che hanno rispedito al mittente la missiva). E anche Giorgia Meloni ha dei seri dubbi su questo invito partito da via Bellerio. E tutte le sue perplessità – sulla traccia e sullo svolgimento – le ha espresse nella (quasi consueta, perché ogni settimana se non è ospite di Mario Giordano lo è di Nicola Porro o Paolo Del Debbio) intervista a Fuori dal Coro, in onda su Rete4. «La federazione? Non so esattamente di cosa stiamo parlando, non l’ho capito dalla proposta che è arrivata – ha sentenziato Giorgia Meloni rispondendo alla domanda di Mario Giordano sull’offerta di Salvini -. Io sono favorevole in Europa e Italia alla confederazione, quindi di stati liberi e sovrani che cooperano sulle grandi materie. Preferirei lo stesso scenario per il centrodestra: una confederazione di partiti che sono uniti e compatti sui grandi temi».
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Regioni rosse a Dicembre? "Situazione ogni giorno più grave": le regioni in cui l'epidemia non si placa
L'epidemia di Covid-19 in Italia è in frenata, ma non ovunque. Se Lombardia, Piemonte e Campania possono guardare con speranza ad un passaggio da zona rossa a quella arancione dal prossimo 3 dicembre, da giorni in Friuli Venezia Giulia si assiste ad un record di casi mentre le autorità sanitarie regionali temono una ondata di ricoveri ospedalieri. Non va meglio in Basilicata che ha richiesto una campagna di test di massa per Potenza e Matera sulla falsa riga di quanto portato avanti dalla provincia autonoma di Bolzano. Ma c'è una regione che preoccupa più delle altre: è la Puglia dove lo stesso governatore Emiliano mette nero su bianco come la situazione sia "ogni giorno più grave". La regione è in zona arancione ma alla luce degli ultimi dati che vedono a 1511 i nuovi casi giornalieri non è escluso il passaggio di fascia come peraltro il governatore aveva chiesto per le province di Foggia e BAT, senza ottenere però l'assenso del ministero della Salute. Covid in Puglia: "Situazione sempre più difficile". Come spiega Baritoday lo scorso 20 novembre il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha firmato una delibera in cui erano stati delineati gli "interventi da attivare con massima urgenza", entro 30 giorni, e quelli attivabili entro 15 per contrastare l'epidemia da coronavirus "in considerazione del rapido evolversi della seconda ondata dell'epidemia stante l'incremento verticale di casi sul territorio regionale".
Dpcm Natale, governo verso la quarantena obbligatoria per chi rientra dall’estero. Limiti anche a spostamenti tra Regioni gialle
Il vertice di governo sul Dpcm del 4 dicembre è in programma per oggi. Possibile la limitazione di spostamenti anche tra regioni in fascia gialla, ma con alcune eccezioni. Il governo sta valutando di imporre una quarantena obbligatoria di due settimane per chi andrà all’estero durante le vacanze natalizie. L’obbligo potrebbe essere contenuto nel nuovo Dpcm che entrerà in vigore il 4 dicembre e sarebbe accompagnato da un’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza aggiorni la lista dei Paesi a rischio. La mossa dell’esecutivo, anticipata dal Corriere della Sera, punta ad evitare il rischio di una risalita della curva dei contagi, analogamente a quanto accaduto la scorsa estate. Oggi, 26 novembre, si terrà una riunione tra governo e capidelegazione in cui si affronteranno tutti i nodi ancora aperti in vista del nuovo Dpcm, poi è previsto il confronto con i governatori. “Noi la curva vogliamo tenerla bassa, sia a dicembre che a gennaio, e per farlo decideremo con le Regioni qual è il metodo migliore”, ha detto ieri il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, durante il question time alla Camera. “Già domani riprenderà il confronto con le Regioni sul prossimo Dpcm, questo in vigore scade il 3 dicembre. Abbiamo chiesto alle Regioni una valutazione scientifica ulteriore oltre ai tecnici già indicati e le Regioni hanno indicato altri 10 tecnici”.
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