Come in un film dal finale già scritto, la seduta della Giunta per le immunità fissata per proposte e votazioni sui reati di opinione, nonché l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni di Luigi Cesaro, è stata rinviata per l’ennesima volta. “Sì vero, è successo già due volte, sono riusciti a farle slittare per disquisire sull’articolo 68, 1° comma della Costituzione”, spiega la senatrice e capogruppo M5S della Giunta Elvira Evangelista che ha fatto presente che “sono decenni che se ne parla e per questo sono rimasta perplessa, ma anche perché c’è una legge del 2003, una sentenza della Corte Costituzionale del 2004 e altre della Cassazione ancor più recenti” che dimostrano come “sull’interpretazione di questo articolo c’è una giurisprudenza ormai consolidata”. Questo significa, spiega la senatrice, che “i requisiti sono quelli del nesso funzionale tra l’opinione espressa e l’attività parlamentare, sia che questa sia stata espressa dentro il Parlamento che fuori”. Un’impostazione che diversi membri della Giunta, tra cui lo stesso presidente Maurizio Gasparri (Forza Italia) che non è nuovo a post al vetriolo sui social, ritengono “troppo blanda” e che per questo vorrebbero “allargare le maglie” interpretative dell’articolo 68. Del tutto diversa la posizione dei 5S 5 Stelle che, anzi, hanno sempre applicato in modo restrittivo la norma, perché tutti i cittadini devono essere uguali davanti alla legge. Un’esigenza che, spiega la Evangelista, deriva dal fatto che “a furia di concedere l’insindacabilità, ormai la Giunta ha perso di credibilità agli occhi dei cittadini”.
Milano, indagini al San Carlo e al San Paolo dopo la lettera-denuncia di 50 medici. La direzione si difende, i dottori temono rappresaglie. E il caso diventa politico
Dopo la rivelazione del Fatto.it sulle carenze dei due ospedali che costringono i medici "a fare scelte né clinicamente né eticamente tollerabili" l'Asst annuncia una verifica con consulenti interni ed esterni. I primari si dissociano dalla lettera dando dei bugiardi a 50 colleghi impegnati nei reparti più critici, che ora temono rappresaglie. Si muove l'opposizione. Bussolati (Pd):“Fatti gravissimi, va fatta chiarezza". I Cinque Stelle: "Se ne occupi la commissione regionale, anche un solo richiamo ai medici non sarà accettato". E da Regione Lombardia nessuna reazione. “La Direzione sanitaria degli Ospedali San Carlo e San Paolo di Milano ha immediatamente avviato indagini interne ed esterne all’Asst, al fine di effettuare tutte le verifiche necessarie nella più totale trasparenza nei confronti dei pazienti assistiti e dei loro familiari”. In tre righe, i vertici dei due ospedali promettono chiarezza su come è stata gestita l’emergenza nella seconda ondata.
GRATTERI: NON VA COMMISSARIATA LA SANITÀ MA LA CALABRIA!
La Calabria non è l’Afghanistan in tempo di guerra, il problema non è il pronto soccorso, non è l’emergenza, il covid per la sanità in Calabria è uno spicchio, è uno dei problemi. Il commissario si deve interessare di questa voragine, di questo pozzo senza fondo (…). Il commissario dispone, il soggetto attuatore sarebbe l’Asp che è stata sciolta per mafia, dove all’interno ci sono gli stessi quadri che c’erano tre anni fa. Se i funzionari, gli impiegati e i dirigenti sono gli stessi di tre anni fa, allora a che serve il commissario? Io penso che il senso di un commissario sia quello che le Asp non devono toccare palla. I concorsi devono essere fatti alla fiera di Roma, con commissari che hanno un cognome tedesco che sono di Pordenone, che conoscono la Calabria dalla carta geografica, altrimenti non ne usciamo. Questa è una cura da febbre da cavallo, snenò la sanità la potete commissariare altri 50 anni, non cambierà nulla..
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Tutti chiusi in casa, ma non l’ordine dei medici di Roma. La denuncia: “Ci sono le elezioni e il presidente vuole far votare 43mila colleghi in presenza”
Un po’ in tutta Italia c’è il divieto di assembramenti causa Covid, ma il presidente dell’Ordine dei medici di Roma convoca per il secondo turno delle elezioni di domenica: 43mila colleghi in presenza in un'unica sede. Con il rischio di una bomba epidemiologica. State a distanza. Restate a casa. In questi mesi tantissimi medici ci hanno raccomandato, giustamente, di evitare gli assembramenti per ridurre al minimo il rischio contagio da Covid-19. Assembramenti che però l’ordine dei Medici di Roma e Provincia rischia di creare tra pochi giorni. Per domenica 22 novembre è stata infatti convocata nella Capitale l’assemblea per il rinnovo del Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Roma e Provincia. Online? No, in presenza. A denunciarlo pubblicamente, dopo un esposto in Procura, è stata a TPI la Lista Orgogliosamente Medici. Domenica oltre 43 mila tra medici e odontoiatri si potrebbero quindi presentare davanti alla sede romana dell’ordine per partecipare all’assemblea. Ovvio, è impossibile che tutti gli elettori si presentino. Ma qualche centinaia sì. Il tutto in barba al Dpcm del 3 novembre, varato dal Governo, che vieta assembramenti e riunioni.
In Puglia Emiliano vuole i grillini in Giunta. Intanto nomina 2 assessori imputati. Ai Cinque Stelle offerta la caselle del Welfare. Ma dovrebbero sedere accanto a due indagati del Pd
Semmai ci fosse stato uno spiraglio, ora è difficile si possa aprire o riaprire. Il governatore pugliese Michele Emiliano ha varato la sua giunta e, nella sua idea, ha lasciato una delega – peraltro non secondaria come quella al welfare – in attesa che il Movimento cinque stelle si pronunci sull’eventualità di entrare nella squadra di governo regionale. Un’eventualità, questa, che la candidata alle scorse regionali e nome di peso del mondo pentastellato pugliese, Antonella Laricchia, ha sempre osteggiato. A spingere a un’intesa è, invece, Rosa Barone, foggiana con una laurea in Farmacia, già presidente della commissione regionale Antimafia e rieletta lo scorso 21 settembre. E sarebbe proprio lei il profilo cui Emiliano avrebbe pensato. NOMI AUTOREVOLI. Il problema, però, è che nel frattempo tra gli altri che sono entrati in giunta ricevendo specifiche deleghe dal governatore, al fianco di tanti autorevoli nomi illustri, ci sono anche due imputati, due profili dunque che mal si conciliano col mondo cinque stelle. Ma partiamo dai nomi altisonanti. Confermato il nome di Massimo Bray, ex ministro della Cultura e direttore dell’Istituto enciclopedia Treccani: insistere così in maniera aperta sulla cultura sarà di fatto la vera scommessa della Puglia ai tempi del Covid.
Finto reparto Covid a Subiaco. E i morti spariscono dal bollettino
Il reparto Covid non risulta, ma i morti ci sono eccome. Succede all'ospedale di Subiaco. Una 75 enne il primo novembre, un 87enne venerdì 13 e un uomo e una donna, rispettivamente di 83 e 92 anni, lunedì 16. Tutti ricoverati per coronavirus sono deceduti all'interno del reparto di Chiurgia dell'ospedale del paese. Peccato che quel reparto, come riporta Il Tempo, nell'ordinanza regionale sulla rete Covid non risulti. Non solo. Le età delle vittime non trovano riscontro fra quelle indicate nei dati anagrafici dei morti Covid citati nei bollettini quotidiani della Regione. Il reparto Covid fantasma e i morti spariti dal bollettino. I pazienti ricoverati ci sono rimasti oltre 10 giorni. Ma del reparto Covid allestito nell'ospedale di Subiaco non c'è alcuna traccia ufficiale. Non sono stati trasferiti in un Covid hospital, né sono stati trattati in un reparto di terapia intensiva. Sì, perché lì è stato chiuso nel maggio 2015. Sono morti in quel reparto, ma le loro età non trovano riscontro nel bollettino regionale. Ma i morti ci sono.
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“Mi piace” alla foto di una modella, il Vaticano apre un’indagine interna
Un “like” su Instagram a una foto solitamente non crea problemi. Ma se a metterlo è Papa Francesco e soprattutto se la persona che ha ricevuto il “mi piace” è una modella brasiliana seminuda, ecco che allora il Vaticano non può far altro che avviare un’indagine interna per risalire al responsabile del gesto. Lo scorso 13 novembre una foto della modella brasiliana Natalia Garibotto ha ricevuto un like inaspettato. La ragazza, che ha 2,4 milioni di followers su Instagram, ha notato che una delle sue foto ha ottenuto il fatidico “mi piace” direttamente da Bergoglio. Il giorno dopo è stato subito rimosso, ma le ore in cui è rimasto ben visibile sono bastate a Garibotto a farle raggiungere una notevole popolarità. Un portavoce del Vaticano, intervistato dal ‘The Guardian’, ha smentito che il like arrivi direttamente dalla Santa Sede. Come si legge sul sito dell’agenzia di stampa cattolica Cna, diverse persone hanno accesso all’account del Papa e che ora è in corso un’indagine interna per risalire al responsabile. Papa Instagram, sembrava uno scherzo e invece adesso bisogna vederci chiaro. Garibotto ha sfruttato al massimo il “like” del Papa e ha ripubblicato il post con il “mi piace”: «Ho ricevuto la benedizione ufficiale del Papa», ha scritto la modella a corredo del post. «Almeno vado in paradiso», ha poi scherzato. L’account Instagram del Papa è molto popolare: si chiama ‘franciscus’ e ha circa 7,4 milioni di followers. Non segue altre pagine. Molto raramente il Papa in prima persona pubblica contenuti sui social. Nella maggior parte dei casi, dietro ai post c’è una squadra di esperti che valuta cosa postare o meno. Anche se stavolta a qualcuno pare essere sfuggita la mano.
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Calabria, Morra: "Calabresi sapevano Santellli malata. Hanno classe politica che si meritano". Centrodestra: "Indegno, si dimetta"
"Domenico Tallini è stato il più votato nel collegio di Catanzaro, se non il più votato in Calabria. È la dimostrazione che ogni popolo ha la classe politica che si merita". Questo il commento a Radio Capital del presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra all'arresto del presidente del Consiglio regionale della Calabria. "Il mio e' un rimprovero", spiega. E aggiunge: "Sarò politicamente scorretto, era noto a tutti che la presidente della Calabria, Jole Santelli, fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Santelli, politicamente c'era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev'essere responsabile delle proprie scelte: hai sbagliato, nessuno ti deve aiutare, perchè sei grande e grosso". Le parole di Morra scatenano l'indignazione del centrodestra. "Le parole del presidente della commissione parlamentare Antimafia, Morra, su Jole Santelli sono indegne. E rappresentano un'offesa per tutti i malati oncologici", dice Antonio Tajani. "Non gli restano che le dimissioni", aggiunge, su Twitter, il vicepresidente di Forza Italia. "Parole vomitevoli. Chiedo le immediate dimissioni di questo deficiente. Sbaglio?", attacca anche Matteo Salvini. "Un pensiero per la cara Jole Santelli", viene rivolto, sempre su Facebook, dal leader della Lega.
Calabria, il presidente della Commissione antimafia Morra: "Ogni popolo ha la classe politica che si merita". Bufera su Morra dopo le parole su Santelli. Anche il M5s lo attacca: "Chieda scusa". Ma lui non cede
"Sarò politicamente scorretto, era noto a tutti che la presidente della Calabria, Santelli, fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Jole Santelli, politicamente c'era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev'essere responsabile delle proprie scelte: hai sbagliato, nessuno ti deve aiutare, perché sei grande e grosso". Queste parole, pronunciate ieri a Radio Capital del presidente cinquestelle della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, sulla governatrice forzista morta il 15 ottobre, scatenano l'indignazione del centrodestra, che ne chiede subito le dimissioni. La necessità di un passo indietro di Morra non sembra venire contemplata tra le forze di maggioranza. Ma tutti i partiti Iv, Pd e persino il M5S stigmatizzano le frasi di Morra e chiedono che si scusi. "Morra dovrebbe chiedere scusa per quanto affermato. Quanto detto è inaccettabile", chiede il capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, Davide Crippa. "Lo conosco e credo che, quelle pronunciate ieri, siano parole molto lontane dal suo modo di pensare. E' errato unire logiche politiche a temi molto delicati come quelli della malattia oncologica", aggiunge. "Le parole del senatore Morra sono indegne nei confronti dei calabresi e ingiuriose e volgari nei confronti della memoria di Iole Santelli. Bisogna combattere senza tregua l'ndrangheta, non offendere i calabresi con parole qualunquiste. Il senatore Morra avrebbe già dovuto scusarsi da molte ore", lamenta il deputato dem Emanuele Fiano, della presidenza del gruppo Pd alla Camera.
Covid, quattro Regioni a rischio zona rossa. Boccia: “Parametri restano ma confronto per prossimo Dpcm”
Oggi le nuove decisione sulla base dei dati regionali relativi al monitoraggio dell'epidemia di Covid-19 in Italia. È attesa per oggi, venerdì 20 novembre, la decisione sulle nuove Regioni che potrebbero diventare zona rossa o arancione, sulla base dei nuovi dati relativi al monitoraggio dell’epidemia di Covid-19 in Italia. Per quanto riguarda le possibili nuove zone rosse, riflettori sono puntati su Puglia, Basilicata e Sicilia, a cui si aggiunge l’Abruzzo, che ha già adottato un’ordinanza con misure più stringenti. Ieri anche il governatore della Sicilia, Nello Musumeci ha annunciato un’ordinanza che dispone negozi chiusi la domenica e nei festivi. Ecco un riepilogo con l’attuale suddivisione delle Regioni. Tra parentesi le date di adozione delle rispettive ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza: ZONA ROSSA (rischio alto) – Provincia di Bolzano (10 novembre); Calabria (4 novembre); Campania (13 novembre); Lombardia (4 novembre); Piemonte (4 novembre); Toscana (13 novembre); Valle d’Aosta (4 novembre). ZONA ARANCIONE (rischio medio-alto) – Abruzzo (10 novembre); Basilicata (10 novembre); Emilia Romagna (13 novembre); Friuli Venezia Giulia (13 novembre); Marche (13 novembre); Liguria (10 novembre); Puglia (4 novembre); Sicilia (4 novembre); Umbria (10 novembre). ZONA GIALLA (rischio medio) – Lazio; Molise; Provincia di Trento; Sardegna; Veneto.
Dopo dieci anni l’Ama a Roma torna ad assumere operatori ecologici. La Raggi annuncia l’avvio della preselezione per i primi 245 posti
“Al via nuove assunzioni di operatori ecologici per migliorare il servizio in tutta la città. E’ partita la preselezione di circa 300 nuovi dipendenti Ama. Erano 10 anni che non si assumevano nuove risorse”. E’ quanto ha scritto in un post sulla sua pagina Facebook la sindaca di Roma, Virginia Raggi. “Vogliamo rafforzare Ama – ha spiegato ancora la sindaca della Capitale – per renderla sempre più in linea ai bisogni della città. E il nuovo piano assunzioni che abbiamo approvato va in questa direzione. I primi 245 addetti saranno così divisi: 100 operatori generici part time saranno destinati alle attività di spazzamento e raccolta dei rifiuti, 20 diventeranno operatori cimiteriali e 125 operatori ecologici qualificati. Per le selezioni le domande potranno essere presentate fino al 30 novembre sulla sezione dedicata del sito www.amaroma.it”.
Milano, non si fuma: quei 10 metri impossibili e immaginari
Milano, non si fuma. Punto. Dal primo gennaio dell’anno 2021, al volgere via dell’anno di disgrazia 2020, a Milano vietato fumare di fatto in strada e all’aperto. No alla sigaretta o a quel che sia alle fermate di bus e tram. No smoking nei parchi. Neanche allo stadio e sulle gradinate di qualsiasi evento sportivo. CHI GRIDA ALLA MORTE DELLE LIBERTA’. Ovviamente c’è chi grida alla morte delle libertà, alla dittatura che impone e vieta comportamenti privati e libere scelte. Non sono pochi, preferiscono buttarla sulle libertà conculcate invece che sul diritto a fumare nudo e crudo. Comprensibile: la libertà amputata va molto sul mercato e nelle vetrine della pubblica opinione. Al contrario il non conculcabile diritto al tabacco e ai suoi cugini e il tabagismo come valore non negoziabile sul mercato e nelle vetrine del pensare comune hanno oggi bassa quotazione. Come che sia, non mancano, anzi bastano e pure avanzano quelli che obiettano: pure la sigaretta (o il sigaro) ci tolgono. Pure per strada. C’E’ CHI APPLAUDE ALLA TANTA SALUTE IN PIU’. Parallelamente c’è chi applaude alla tanta salute, pubblica e privata, in più. Salute pubblica che ne verrà dal divieto di fumo anche all’aperto. Sono tanti, almeno altrettanti dei loro opposti e contrari, quelli che commentano soddisfatti: il diritto al fumo che il fumatore rivendica non riguarda e investe solo lui. Chi fuma accanto o in prossimità del prossimo esercitando quel che presume un diritto entra invece nella sfera e nell’ambito del diritto altrui. Per farla corta, se e quando fumi spargi cattivo odore e sostanze nocive. E le spargi addosso agli altri. Non esiste diritto individuale a procurare danno altrui. Dite diritto e libertà, in realtà è egoismo e prevaricazione.
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Perchè curare i negazionisti?
Leggiamo un articolo di blitzquotidiano.it che riporta il racconto di una dottoressa: “Un signore sui 58 anni era stato preso in grave insufficienza respiratoria, la situazione non andava bene per cui gli stavamo mettendo quella che noi chiamiamo la CPAP, la ventilazione non invasiva, e lui ha insultato il medico e l’infermiere dicendo “assassini, voi mi volete uccidere, io non ho il Covid, io sto benissimo e adesso me ne vado”. Si è strappato la maschera dalla faccia e si è alzato”. Come si è alzato si è sentito male e i medici hanno dovuto soccorrerlo nuovamente. Molti di noi si chiedono, perchè i negazionisti non si fanno un documento scritto che vieta ai medici di curarli? così lascerebbero i medici liberi di curare chi sta veramente male e crede nel Covid e nella medicina...??
Laura Ravetto: chi è l'ex berlusconiana doc (sposata con un dem) che passa alla Lega
Un addio "doloroso" quello della parlamentare cuneese, assicurano fonti vicine all'ex premier. I primi a passare con Salvini sono stati Ravetto, Zanella e Carrara, ma potrebbero diventare addirittura 10. Il centrodestra sta cambiando pelle. Ai minimi termini il rapporto tra Berlusconi e Salvini, la fuga da una Forza Italia ormai "partitino" poco sopra al 6 per cento nei sondaggi è ampiamente iniziata. Ieri se ne sono andati in tre. Alla Camera passano al gruppo parlamentare della Lega Laura Ravetto, ex sottosegretario del governo Berlusconi, Federica Zanella e Maurizio Carrara. Tutto fa pensare che non saranno gli ultimi. Laura Ravetto: chi è la deputata azzurra passata al Carroccio. "Abbiamo deciso di impegnarci in politica, in tempi e modi diversi, convinti che i valori e i programmi del centrodestra siano la risposta giusta per il Paese. Ringraziamo Silvio Berlusconi per averci dato la possibilità di tradurre le nostre competenze e il nostro 'sentire' in azioni politiche concrete - scrivono i tre in una nota congiunta .- In qualità di eletti su collegi uninominali con i voti di tutto il centrodestra tuttavia viviamo con disagio le sempre più ampie aperture al Governo e gli ammiccamenti con il Partito Democratico". C'è ben altro "sotto", ovviamente. Non bastano vaghe aperture, tra l'altro nemmeno recepite per ora dall'esecutivo, a spiegare l'addio.
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Il Pd è stanco del M5S e di Conte, ma ha un problema di numeri: prove di intesa con Berlusconi
Berlusconi-Zingaretti? Un binomio questo che rappresenta un idillio, tra centrosinistra e Forza Italia, che storicamente dura da una vita. Ora la mano a Berlusconi gliela tende il leader di turno, il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Sì perché è proprio lui, secondo fonti di Fi, a volere dalla ‘sua’ il Cavaliere. Ma qual è la partita più importante per il leader Dem? Ovviamente il Pd “ha un problema di numeri” e si capisce guardando le “votazioni in Aula”. Alla Camera il partito di Zingaretti ha già avuto “bisogno di noi”, dicono i forzisti, per questo starebbe “chiedendo a Forza Italia” un appoggio. Cosa ci guadagnano le parti? La famosa partita, per Zingaretti, “è la legge elettorale”. È chiaro a tutti che “il Partito Democratico è sempre più eterogeneo” e “Nicola è rimasto quasi l’unico a volere fino in fondo il proporzionale”. Per il segretario sarebbe l’unico modo per portare il partito “al governo nel 2023”. Per questo Zingaretti spingerebbe su una sorta di maggioranza allargata, non necessariamente formalizzandola, ma magari rendendo Forza Italia un partito che dia “al bisogno un appoggio esterno”.
“C’è Dell’Utri nel Dna di Forza Italia. Distanze siderali con i Cinque Stelle”. Parla il presidente della Commissione Antimafia, Morra. Nessuna collaborazione col partito di Berlusconi
Per l'esponente pentastellato, l'arresto di Tallini (Forza Italia), per presunti favori alla 'ndrangheta, dimostra che chi va in Calabria va in trincea. E non ci si può fidare di nessuno. “Quando si va in Calabria, si va in trincea perché non ti puoi fidare di nessuno, neanche del presidente del consiglio regionale”. A dirlo a La Notizia è il presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, che conosce bene la situazione in cui versa la Regione. Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, il forzista Domenico Tallini è ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso. La cosa la sorprende? “Purtroppo no. Ormai mi sono abituato a pensare, soprattutto dopo Quinta bolgia e altre inchieste, che la ‘ndrangheta sia particolarmente raffinata nell’individuare campi di attività economica in cui far business e che facciano soldi anche lì dove l’umanità della persona media si fermerebbe. Guardi c’è un’inchiesta della dda di Catanzaro da cui si è evinto, per un appalto di circa 100 milioni di euro, che la ‘ndrangheta riusciva anche ad inquinare il corretto funzionamento del sistema di elisoccorso e lei sa bene che chi ha bisogno di tale supporto è perché versa in gravissime condizioni. Eppure anche su questo riuscivano a rubare. Però mi preme sottolineare una cosa”.
Il Covid mette in ginocchio la sanità calabrese, manca un piano per riaprire gli ospedali
Riaprire gli ospedali chiusi per dotare la Calabria dei posti letto necessari a fronteggiare l’emergenza Covid? In questi giorni di bufera sulla sanità in fondo allo Stivale se ne parla. La regione è «zona rossa» proprio perché, al di là dei numeri del contagio, preoccupa la situazione di una rete sanitaria indebolita dalla chiusura di 18 ospedali, avvenuta 10 anni fa, quando scattarono le procedure del piano di rientro e il commissariamento. Ora si punta sui posti letto provvisori per colmare le falle del sistema. I tagli risalgono al 2010. Governatore era Giuseppe Scopelliti, al quale il Governo conferì i poteri commissariali con un preciso mandato: ridurre i costi al fine di far quadrare i conti di un settore schiacciato dal deficit. Il presidente commissario fu costretto a farlo partendo dal ridimensionamento delle strutture sanitarie presenti sul territorio. Dei 18 ospedali chiusi, due furono «riesumati» da una sentenza del Consiglio di Stato, quelli di Trebisacce e Praia a Mare, nel Cosentino. Gli altri sono rimasti chiusi o ridimensionati fortemente se non trasformati in Case della Salute. Quattro ospedali da campo, come annunciato nei giorni scorsi dalla Regione, saranno ubicati a Cosenza, Crotone, Vibo Valentia e Locri.
Calabria, ecco come hanno svuotato le casse della sanità pubblica. E ora si paga il conto
L’assalto alla Sanità in Calabria è in corso da anni. E adesso si scoprono anche i meccanismi con cui per tutto questo tempo le casse pubbliche sono state svuotate a vantaggio degli squali. A spiegarlo è un approfondito articolo di Arcangelo Badolati pubblicato su La Gazzetta del Sud. Spiega Badolati: “Le Aziende sanitarie calabresi hanno sopportato l’azione costante di società finanziarie e gruppi imprenditoriali privati che sono riusciti spesso ad ottenere il pagamento doppio e triplo di fatture relative ai servizi resi alla sanità pubblica”. Come è stato possibile? “Il meccanismo, sottile ed efficace, è stato attuato attraverso l’esibizione, a distanza di tempo, del medesimo titolo o fattura, oppure richiedendo e ottenendo l’emissione di decreti ingiuntivi dall’autorità giudiziaria dopo aver prodotto magari un documento attestante un credito già liquidato”, sintetizza Badolati. Santo Gioffrè, rimasto nel 2015 per cinque mesi alla guida dell’Asp reggina racconta a La Gazzetta del Sud: “Bloccai il pagamento di sei milioni di euro che era stato richiesto e ben ‘infiocchettato’ con relativi pareri di conformità. Della esistenza del credito non v’era traccia nei documenti contabili. Era già stato pagato nel 2009 e lo riproposero nel 2015”.
Il web insorge contro Giorgia Meloni: “Fai il gioco dei nemici dell’Italia”
Qualcosa non torna nelle prese di posizione di Giorgia Meloni nei confronti dell’Europa, contro la quale la leader di FdI si è recentemente scagliata: “I soliti noti dell’eurosistema – ha detto – di cui ormai fa parte anche il M5S oltre al Pd, vogliono vigliaccamente utilizzare i soldi del Recovery Fund per piegare quelle Nazioni, come Polonia e Ungheria, che vogliono difendere le radici classiche e cristiane d’Europa e i propri confini dall’immigrazione illegale di massa”. “Se non accettate la clausola dello stato di diritto (cioè cedere la propria sovranità all’eurosistema) niente soldi per combattere il covid - prosegue la Meloni - Quanto fa schifo questo ricatto? Al momento Polonia e Ungheria hanno risposto come era facile prevedere: non si sono piegati e hanno posto il veto sul bilancio Ue. Di chi è la colpa di questo stallo secondo voi? Di chi crede di poter comprare la libertà e la sovranità dei popoli europei o di chi le difende?”. Parole che hanno scatenato feroci attacchi da parte degli utenti, che hanno fatto notare alla Meloni come la difesa delle radici cristiane dell’Europa abbia ben poco a vedere con le leggi liberticide varate a Budapest e Varsavia, che calpestano i diritti dei cittadini. Bruxelles vuole legare l’erogazione dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto, messo evidentemente in pericolo nell’Europa dell’Est da leggi come quelle che vietano l’aborto o non tutelano gli omosessuali.
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Con 731 morti in un giorno per COVID (uno ogni 2 minuti) Salvini si lamenta del Natale a rischio
Salvini a Fuori dal Coro vuole andare a comprare il panettone per Natale perché adesso è presto per pensare alle limitazioni. Peccato che proprio ieri ci siano stati 731 morti per COVID-19. “Mangiamo gli agnolotti via Skype”: fa la battutona Mario Giordano a Fuori dal Coro per introdurre la domanda a Salvini sul problema del Natale a rischio. La cosa divertente è che il leader della Lega che in questi mesi ha suggerito farmaci come l’idrossiclorochina o cure come il plasma iperimmune, ha minimizzato l’importanza dell’utilizzo della mascherina, ha strizzato l’occhio a chi continuava a dire che il virus era morto, insomma ha oltrepassato più volte i confini di quella che dovrebbe essere la sua competenza come politico esordisce con “Il pasticciere faccia il pasticciere” per criticare il professor Galli che aveva esortato a minimizzare gli acquisti natalizi nei negozi facendo i regali su internet. “A quale titolo”, si chiede Salvini dopo aver parlato per mesi senza titolo, “un medico deve dirci che tra un mese e oltre non potremo stare con i nostri figli, non potremo entrare in negozio a fare un regalo alla nostra mamma, non potremo andare a comprare un panettone da mangiare con i nostri fratelli e con i nostri parenti. Questo significa seminare terrore e paura a gratis. Ci penseremo tra un mese”.
La truffa dei gel per le mani: alcuni sono inutili contro il coronavirus
In Francia è intervenuta l'autorità antifrode per ritirare diversi prodotti dal mercato, in quanto non efficaci per prevenire il contagio. Il gel igienizzante per le mani è un nostro compagno di viaggio ormai da mesi: è presente all'ingresso di tutti i negozi e quasi tutti lo portiamo in borsa o nella giacca, pronti a usarlo per cercare di diminuire il rischio di contrarre il coronavirus. E proprio per questo è diventato un grande affare e come tutti i grandi affari c'è qualcuno che sta provando a sfruttare l'onda per guadagnarci truffando le persone. In Francia è dovuta intervenire la Direzione generale della concorrenza, del consumo e della repressione delle frodi (Dgccrf), per provare a frenare il commercio di bottigliette che contenevano una sostanza che è di fatto inutile a prevenire il contagio, scrive EuropaToday. Perché alcuni gel igienizzanti per le mani sono inutili contro il coronavirus? "Per essere efficaci contro il coronavirus i gel idroalcolici devono contenere almeno il 60% di alcol. Abbiamo constatato che alcuni prodotti prelevati non contengono sufficientemente alcol. Ecco perché abbiamo fatto classificare questi prodotti come non conformi e pericolosi", ha spiegato Romain Roussel, direttore della Dgccrf, parlando all'emittente radiotelevisiva "France info". Roussel ha spiegato che il 13% dei prodotti analizzati sono stati bocciati.
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Da Berlusconi agli Agnelli: siamo l’Italia narcotizzata dall’establishment mediatico
In principio fu Berlusconi. Miliardi di dubbia provenienza e spregiudicatezza crearono il primo impero mediatico italiano. I partiti di allora pensarono che la cosa fosse buona e giusta e lasciarono fare. B. comprò Telemilano e Telemilano divenne Canale 5. Poi si aggiunse Rete 4 e poi venne acquistata Italia 1 dal gruppo Mondadori. Il potere mediatico aumentava e la politica taceva. In pochi ebbero il coraggio di alzare la voce. Uno di questi fu Vittorio Feltri, penna tagliente e anticonformista prima di finire sul libro paga di Berlusconi. “Per quattordici anni la Fininvest ha scippato vari privilegi, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l’altro la perla denominata ‘decreto Berlusconi’, cioè la scappatoia che consente all’intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna”. Sono parole di Vittorio Feltri. “Attivismo furfantesco” da parte del Psi. Feltri aveva ragione da vendere, poi la ragione è stata venduta. Nel 1998, caso più unico che raro nella storia repubblicana, due ex-presidenti del Consiglio vennero condannati nello stesso processo. Quattro anni a Craxi, due anni e quattro mesi a Berlusconi. Il processo All Iberian riguardò il passaggio di oltre 20 miliardi di vecchie lire dalla Fininvest ai conti correnti svizzeri di Craxi. D’altro canto senza i decreti Berlusconi emanati proprio da Bettino il biscione sarebbe morto da un pezzo. In appello sopraggiunse la prescrizione e ingiustizia venne fatta. I DS, antenati del PD sebbene parte di quella classe dirigente dirige ancora, a parole sbraitarono, nei fatti acconsentirono.
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Foggia: Le ambulanze in coda al pronto soccorso: "È un macello, un casino totale"
Da ieri sera circola sul web un video in cui si vedono sei ambulanze in fila al pronto soccorso dell'ospedale di San Giovanni Rotondo (Foggia) provenienti da varie cittadine. La pressione sugli ospedali italiani non accenna a diminuire, malgrado i timidi segnali di un rallentamento della curva dei contagi. Da ieri sera circola sul web un video girato da un operatore sanitario in cui si vedono sei ambulanze in fila al pronto soccorso dell'ospedale "Casa sollievo della sofferenza" a San Giovanni Rotondo, comune in provincia di Foggia, provenienti da vare cittadine: Ischitella, Vieste, Peschici, Zapponeta, Serracapriola e Foggia. "È un casino totale, è un macello", si sente in sottofondo. Diciotto pazienti presenti in pronto soccorso in attesa di ricovero (tredici in osservazione breve intensiva). I ricoverati sono 146 di cui 113 nel reparto di Malattie Infettive, tredici in terapia intensiva e 20 in pneumologia: questo il bilancio della situazione nel pronto soccorso a Casa sollievo della sofferenza al 16 novembre.
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La Puglia diventa zona rossa?
La Regione guidata da Michele Emiliano rischia di passare da zona arancione alla fascia superiore? La richiesta riguarda ora come ora "solo" Capitanata e Bat. L'ultimo bollettino ha comunicato 1368 nuovi casi di coronavirus in Puglia. Più del 41 per cento dei posti Covid in terapia intensiva è occupato: la soglia da non superare per avere sotto controllo la situazione è quella del 30 per cento. La Regione guidata da Michele Emiliano rischia di passare da zona arancione a zona rossa? La richiesta riguarda ora come ora "solo" Capitanata e Bat. È questa la posizione espressa al governo da parte di Emiliano, che ha scritto alministro Speranza spiegando che sussiste uno scenario di massima gravità. La Regione dopo aver incontrato i sindaci interessati chiede al governo di dichiarare zona rossa le province di Foggia e Bat. Oggi i dati a Roma, saranno esaminati dalla cabina di regia. Domani l'eventuale decreto del ministero della Salute con la delimitazione delle aree. La richiesta è stata avanzata alla luce delle relazioni tecniche approntate dalla Struttura di coordinamento e monitoraggio dell’emergenza epidemiologica, e dalle direzioni generali delle aziende sanitarie, che "risultano fortemente sotto pressione, con un prevedibile sovraccarico del sistema nell’arco delle prossime settimane". “
New York, l’albero di Natale del Rockefeller Center è come Spelacchio
Per il suo aspetto spoglio e triste, il simbolo del Natale americano è stato paragonato all’albero di Roma del 2017. E sul web c’è chi lo paragona all’alberello di Charlie Brown e chi scrive: «Questo albero rappresenta come ognuno di noi si sente nel 2020», anno della pandemi. È uno dei più famosi alberi di Natale al mondo, ma quest’anno il Christmas Tree del Rockefeller Center a New York ha deluso le aspettative. Almeno per il momento. L’abete norvegese, ancora senza decorazioni, è stato paragonato a Spelacchio, l’albero natalizio installato a Roma nel 2017 che è passato alla storia per i suoi rami spogli che lo facevano apparire triste e spelacchiato. Così, sul web, tra ironia e realtà, è corsa ai commenti: c’è chi lo paragona all’alberello di Charlie Brown nelle strisce dei Peanuts e chi ritiene che sia il simbolo del Natale 2020, anno della pandemia. Eccolo l’albero di Natale di New York paragonato a Spelacchio. Dal profilo Instagram del Rockefeller center è partito subito l’annuncio dell’arrivo del simbolo natalizio: «Che la stagione delle vacanze abbia inizio! L’albero di Natale del Rockefeller Center 2020 è ufficialmente arrivato» le parole pubblicate, insieme a una foto dell’abete che, effettivamente, non appare in buone condizioni. Al punto che il popolo dei social ha subito ironizzato sull’aspetto del Christmas Tree, postando foto di come era prima che fosse tagliato e di come è arrivato a New York.
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Sicilia, trema la sanità. Un imprenditore: «Così funziona il sistema delle tangenti»
Ecco i verbali di Manganaro, che ai pm ha ammesso di aver ricevuto soldi illeciti per dare informazioni riservate su 600 milioni di appalti. A maggio erano già finiti agli arresti il capo della commissione anti Covid e il manager dell'Asp di Trapani, entrambi appena promossi da Musumeci. Ora la procura ha aperto un filone di indagine sui politici coinvolti. Nella Sicilia travolta dal Covid-19, mentre i pronto soccorso degli ospedali scoppiano con decine di malati che attendono anche per due o tre giorni un posto letto che non c’è, in una sanità che da tempo arranca, nelle stanze della procura di Palermo un imprenditore sta raccontando il sistema di corruzione e tangenti che negli ultimi anni avrebbe pilotato gare per 600 milioni di euro. Un imprenditore che dal di dentro sta svelando con dovizia di particolari come sono stati truccati appalti e assegnati contratti milionari in un mondo, quello delle aziende ospedaliere dell’isola, dove a molti politici, dirigenti, primari e manager «non gliene frega niente dei reparti, degli infermieri, ...
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I miracoli della Raggi. Dopo sedici anni il Campidoglio approva il Piano sociale cittadino. “Superiamo la logica dell’assistenzialismo per promuovere l’autonomia della persona”
“Ieri è stata una giornata importante. Dopo sedici anni abbiamo approvato il Piano Sociale Cittadino, un documento che ridefinisce contenuti, qualità e quantità dei servizi sociali, rimettendo al centro la persona. Un traguardo importante che abbiamo raggiunto in un momento delicato di grande bisogno”. E’ quanto ha annunciato su Facebook la sindaca di Roma, Virginia Raggi. “Vogliamo restituire alle persone che vivono a Roma – ha aggiunto – la certezza di un sistema di protezione che possa sostenerli e affiancarli. Abbiamo riorganizzato i servizi sociali essenziali, inserendoli in una rete che spazia dal cohousing ai centri anti-violenza. Superiamo la logica dell’assistenzialismo per promuovere l’autonomia della persona, con i suoi bisogni ma anche con le sue potenzialità e capacità di contribuire alla comunità di cui fa parte”. “Grazie a questo nuovo Piano Sociale Cittadino – conclude la sindaca – , gli strumenti di sostegno individuati vengono assicurati a tutti i soggetti in condizioni di fragilità. È la prima volta che questo accade. Un ottimo risultato per Roma e per i suoi cittadini. Ringrazio l’assessora alla persona, scuola e comunità solidale, Veronica Mammì, e tutti coloro che hanno partecipato alla definizione di questo Piano”.
Ecco le Pmi italiane che su Amazon vendono 100 prodotti al minuto
Il Report 2020 rileva: export per 500 milioni nel 2019 e fino ad oggi un impatto occupazionale di 25mila posti di lavoro. Le Pmi che vendono sugli store di Amazon, da giugno 2019 a maggio 2020 (compreso il periodo del primo lockdown) hanno registrato vendite per una media di oltre 75.000 euro ciascuna ed hanno venduto in media più di 100 prodotti al minuto. Si tratta delle 14.000 Pmi italiane che vendono su Amazon e che nel 2019 hanno registrato vendite all'estero per più di 500 milioni. Di queste, circa 600 hanno superato 1 milione di dollari di vendite complessive (in Italia e all’estero). Fino ad oggi, gli impatti positivi registrati hanno permesso alle Pmi di creare oltre 25.000 posti di lavoro. È quanto rivela il Report 2020 di Amazon sul successo delle piccole e medie Imprese italiane con Amazon.it, che mette in evidenza il valore aggiunto generato a favore dei partner indipendenti che utilizzano i suoi servizi. Lo studio parte dall'analisi delle performance nell'ultimo anno delle 14.000 Pmi italiane che vendono attraverso Amazon.it ed evidenzia come l'utilizzo del canale online le abbia aiutate a mantenere o a far crescere il loro business anche in un periodo difficile.
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LA SVIZZERA AL DEFAULT SANITARIO: FINITI I POSTI IN TERAPIA INTENSIVA
La Svizzera, uscita relativamente indenne dalla prima ondata di infezioni della scorsa primavera, è stata pesantemente colpita dalla seconda, con gli ospedali ormai sull'orlo del collasso. Ieri l'annuncio ufficiale: i posti letto di terapia intensiva sono finiti e i medici invitano tutti, e in particolare le persone più a rischio, a «rendere note le proprie disposizioni anticipate di trattamento sanitario, indicando se desiderano beneficiare di misure che prolungano la vita in caso di malattia grave». In altre parole, chiedono ai positivi di indicare le proprie volontà sull'interruzione delle cure e sulla rianimazione in caso dell'aggravarsi della malattia. «In questo modo - spiegano i medici - i membri della famiglia, ma anche i team dei reparti di terapia intensiva, saranno sostenuti nel processo decisionale, in modo che il trattamento possa avvenire nel miglior modo possibile e secondo i desideri personali del paziente». La Società svizzera di medicina intensiva, Ssmi, invita la popolazione «a rispettare tutte le misure adottate», e assicura che sta facendo del suo meglio «per far fronte ad un afflusso sempre maggiore di pazienti in condizioni critiche e per continuare a trattare tutti i pazienti gravemente malati in futuro». Il numero di pazienti con Covid-19 in terapia intensiva in tutta la Svizzera è salito da 148 della fine di ottobre a 543 di martedì. Significa che, contando i ricoverati per altre patologie, gli 876 posti disponibili sono pieni.
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Fondazione Gimbe: “Riaprire a Natale avrebbe un prezzo altissimo in termini di vite umane”
L'ente presieduto da Nino Cartabellotta esamina i dati della pandemia di Covid-19 e spiega: "Si stanno enfatizzando timidi miglioramenti per limitare restrizioni e legittimare riaperture, ma le curve dei casi attualmente positivi, di ricoveri, terapie intensive e, soprattutto, dei decessi continuano a salire". “Salvare il Natale” è l’obiettivo dichiarato sia dal Governo che da diverse Regioni, ma secondo lo studio di Fondazione Gimbe l’allentamento delle misure restrittive a questo scopo “rischia di avere un prezzo altissimo, anche in termini di vite umane”. E’ quanto emerge dal monitoraggio indipendente della Fondazione, il quale evidenzia come nella settimana 11-17 novembre, rispetto alla precedente, si sia verificata una stabilizzazione nell’incremento del trend dei nuovi casi (242.609 contro 235.634), a fronte di una lieve riduzione dei casi testati (854.626 contro 872.026) e di un lieve aumento del rapporto positivi/casi testati (28,4% contro 27%). Crescono del 24,4% i casi attualmente positivi (733.810 contro 590.110) e, sul fronte degli ospedali, si registra un ulteriore incremento dei pazienti ricoverati con sintomi (33.074 contro 28.633) e in terapia intensiva (3.612 contro 2.971); aumentano del 41,7% i decessi (4.134 contro 2.918). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
Meloni dalla parte di Polonia e Ungheria che bloccano gli aiuti per la crisi: “Difendono identità cristiana e confini da immigrazione”. Ma i rilievi Ue sono sull’indipendenza dei giudici e libertà dei media
Con un post sui social, la leader di Fratelli d'Italia sostiene che la clausola sullo Stato di diritto, contro la quale si stanno battendo Budapest e Varsavia, sia solo un modo per Bruxelles di limitare la sovranità dei 27 Stati membri e imporre politiche pro-immigrazione e contro le "radici cristiane dell'Ue". Ma a preoccupare le istituzioni comunitarie sono le riforme sulla giustizia e la libertà d'espressione già criticate in passato. Sono passati due giorni da quando Ungheria e Polonia hanno deciso di mettere il veto sul prossimo bilancio europeo, al quale è collegato anche lo stanziamento dei fondi del Next Generation Eu (o Recovery Fund) in sostegno ai Paesi colpiti dal coronavirus, inclusa l’Italia, a causa della clausola sullo Stato di diritto. Due giorni durante i quali i rivali politici hanno chiesto a Matteo Salvini e Giorgia Meloni di prendere le distanze da quelli che non hanno mai nascosto essere due governi alleati a livello europeo. Così, a 48 ore dalla notizia, la leader di Fratelli d’Italia ha affidato ai social la sua risposta, ben lontana dall’essere una presa di distanza: “Se non vi inginocchiate niente soldi per combattere il coronavirus, basta difesa dei confini e identità cristiana“, ha scritto ricalcando le tesi di Viktor Orbán. Secondo Meloni, la mossa dei governi di Budapest e Varsavia rappresenta quindi la scelta di “non piegarsi” a un Ue che vuol punire “quei Paesi che vogliono difendere le radici classiche e cristiane d’Europa e i propri confini dall’immigrazione illegale di massa“. Ma le radici cristiane e le politiche migratorie hanno poco a che vedere con la clausola richiesta dalla maggior parte dei 27 Stati membri. Lo dice la cronaca degli ultimi anni che racconta il continuo scontro tra i governi sovranisti polacco, guidato dal partito Diritto e Giustizia dal 2015, e ungherese, da dieci anni sotto la guida del Fidesz di Viktor Orbán.
Calabria, arrestato il presidente del Consiglio regionale: Domenico Tallini (Fi) ai domiciliari. Morra: “Per l’Antimafia era impresentabile”
I carabinieri hanno eseguito misure cautelari nei confronti di 19 indagati. Il politico 68enne di Forza Italia è ai domiciliari con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso: secondo le indagini, ha aiutato la cosca Grande Aracri a costituire una società per la distribuzione di prodotti medicinali ed è stato ricambiato con il sostegno alle elezioni regionali del 2014. Il presidente della Commissione Antimafia: "A suo avviso ero io che mi accanivo contro di lui". Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, 68 anni, di Forza Italia, è stato arrestato e posto ai domiciliari dai carabinieri con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso. L’indagine che ha portato all’arresto di Tallini riguarda i suoi presunti rapporti con la cosca Grande Aracri della ‘ndrangheta. Secondo l’accusa, i rapporti di Tallini con la cosca hanno riguardato la costituzione di una società, la Farmaeco con base a Catanzaro, finalizzata alla distribuzione all’ingrosso di prodotti medicinali mediante una rete di punti vendita costituiti da farmacie e parafarmacie (20 in Calabria, due in Puglia e una in Emilia Romagna). Tallini avrebbe fornito supporto alla cosca, specie nella fase di avvio del progetto ed il suo intervento, secondo quanto riferiscono i carabinieri, è stato ricambiato anche con il sostegno della cosca alle elezioni regionali del novembre 2014.
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