app Immuni VirusImmuni, l’applicazione selezionata dal Governo per il tracciamento dei contagi da Coronavirus, resterà volontaria, ma chi sceglierà di non scaricarla potrebbe avere delle limitazioni negli spostamenti. Un incentivo per raggiungere quel 60% di adesioni che viene considerato la soglia minima per garantire l’efficacia del sistema. È quanto riporta oggi il Corriere della Sera.  La app Immuni, intanto, è finita sotto la lente del Copasir: si tratta di una materia di “sicurezza nazionale” e quindi il Comitato – annuncia il presidente Raffaele Volpi - è pronto a convocare in audizione il commissario straordinario Domenico Arcuri per saperne di più sia sull’“architettura societaria” dell’azienda titolare del progetto che sulle “forme scelte” per l’affidamento e “la conseguente gestione dell’applicazione”.  Immuni, creata dalla Bending spoons di Milano, è stata scelta dal Gruppo di lavoro nominato dalla ministra per l’Innovazione, Paola Pisano, tra le oltre 300 proposte sul ‘contact tracing’ arrivate. Arcuri ha firmato giovedì scorso l’ordinanza che ricorda come la società abbia “manifestato la volontà” di concedere al Commissario ed alla Presidenza del Consiglio “in licenza d’uso aperta, gratuita e perpetua” il codice sorgente e tutte le componenti applicative del sistema.

Nei giorni scorsi esperti avevano auspicato la messa in chiaro del codice per esigenze di trasparenza. Nel weekend, in una non usuale comunanza d’intenti, i componenti del Copasir Antonio Zennaro (M5S) ed Enrico Borghi (Pd), avevano chiesto che il Comitato si occupasse della app, “sotto il profilo del suo impatto sul sistema complessivo delle libertà, delle garanzie e della certezza che non vi possano essere soggetti ostili all’interesse nazionale nello sviluppo della applicazione”. Per lo sviluppo di iniziative analoghe, avevano ricordato i due, altri Paesi Ue “sono stati molto prudenti”. Ci vogliono adeguate assicurazioni - è il senso della richiesta - anche sul piano normativo, che su dati sensibili come quelli che l’app può incamerare non ci mettano le mani altri.

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L’approfondimento punta a chiarire “l’architettura societaria” della Bending spoons, che ha una sede anche in Danimarca: sarebbero ben 48 i soci. Tra loro, con una piccola quota, anche Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, figli dell’ex premier. Chiarimenti si chiedono anche sulle modalità che hanno portato il Gruppo di lavoro dell’Innovazione a scegliere il progetto e sulla gestione che verrà fatta dei dati immagazzinati.

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dall'articolo di HuffingtonPost.it 

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