Oggi il Fatto spiega ai suoi lettori l’isteria da antenne 5G e in particolare le fake news sui rischi per la salute. Il quotidiano spiega innanzitutto che esistono tre tipi di 5G: quello che opera alla frequenza di 700 megahertz, quello a 3.600 e l’ultimo, che genera i maggiori timori, a 24mila megahertz, una velocità 50 volte superiore all ’attuale 4G europeo. Per il 5G, in Italia, la frequenza che l’utente medio userà di più sarà quella dei 3.600. A questo gruppo andrà il 66% delle frequenze. Un 30% circa andrà a quella di 700 megahertz e il restante alle cosiddette onde millimetriche.
I primi due gruppi rientrano nelle famiglie delle onde elettromagnetiche già in uso per il 4G, su cui esistono migliaia di studi sui ratti e sull’uomo, tra cui quello dell’Istituto Ramazzini di Bologna, simbolo di eccellenza e indipendenza nel campo della ricerca sulla relazione tra tumori e ambiente.
“Oltre al nostro, altri due grandi studi internazionali confermano che c’è un rischio biologico, da esposizione a campi elettromagnetici con energia superiore a 25 volt per metro – spiega al Fatto Fiorella Belpoggi, epidemiologa, direttrice di ricerca del Ramazzini – come l’aumento statisticamente rilevante del numero di tumori, rarissimi scwhannomi, al cervello e al cuore”. Fino al 2011, in Italia c’era una delle leggi più restrittive d’Europa, spiega. Contemplava cioè la protezione anche del rischio biologico, e non solo di quello termico che è l’unico riconosciuto dalla Commissione Internazionale per la Protezione dalla Radiazione non ionizzante (Icnirp).
La legge italiana prevedeva cioè di non superare il limite dei 6 volt al metro sulla media di valori raggiunti ogni 6 minuti nelle ore di maggior traffico telefonico, contro i 61 V/m fissati dalla Comunità europea. Ma nel 2011, il Governo Monti modificò il limite, assumendo come valore di esposizione limite la media dei valori misurati in 24 ore e non più in 6 minuti. Tradotto: i picchi diurni possono tranquillamente sforare il valore di sicurezza di 25 volt metro stabilito dal Ramazzini. E non esiste controllo, che invece c’è, per dire, per le emissioni di particolato sottile. Nonostante questo, la legge italiana resta una delle migliori e se rispettata, non comporterà nulla di nuovo per le prime due famiglie di frequenze
Articolo di NextQuotidiano.it