Giorgia Meloni, forse per la prima volta da quando è a Palazzo Chigi, è finita in un labirinto. E non sa davvero come uscirne. Di fronte allo sconvolgimento dell’ordine mondiale scatenato dalle sparate del suo amico Donald Trump, il suo abile fino alla sfacciataggine camaleontismo è arrivato alla fine. Stai con noi trumpiani o contro di noi? E cominciano a metterla in difficoltà, applaudendola. Intervistato da “Repubblica”, il britannico neo-Maga Nigel Farage ha dichiarato che avrebbe preferito che Giorgia Meloni prendesse posizioni più dure contro l’Unione Europea, “che ha dimostrato di avere i giorni contati". Poi arriva il miele al veleno: "Però, ha continuato Farage, ''ha fatto un lavoro straordinario, dando stabilità all’Italia, che non è più uno scherzo. Quando è stata eletta i media britannici hanno lanciato l’allarme per il ritorno di Mussolini, dovevamo aspettarci cose orribili. Non è accaduto, e così Meloni ha rafforzato la mano di tutti i conservatori in Europa. Così ha aiutato anche me, nella corsa alla leadership”.
Giorgia Meloni, forse per la prima volta da quando è a Palazzo Chigi, è finita in un labirinto. E non sa davvero come uscirne. Di fronte allo sconvolgimento dell’ordine mondiale scatenato dalle sparate del suo amico Donald Trump, il suo abile fino alla sfacciataggine camaleontismo è arrivato alla fine. Stai con noi trumpiani o contro di noi? E cominciano a metterla in difficoltà, applaudendola. Intervistato da “Repubblica”, il britannico neo-Maga Nigel Farage ha dichiarato che avrebbe preferito che Giorgia Meloni prendesse posizioni più dure contro l’Unione Europea, “che ha dimostrato di avere i giorni contati". Poi arriva il miele al veleno: "Però, ha continuato Farage, ''ha fatto un lavoro straordinario, dando stabilità all’Italia, che non è più uno scherzo. Quando è stata eletta i media britannici hanno lanciato l’allarme per il ritorno di Mussolini, dovevamo aspettarci cose orribili. Non è accaduto, e così Meloni ha rafforzato la mano di tutti i conservatori in Europa. Così ha aiutato anche me, nella corsa alla leadership”.
Che fare? Sbugiardare la sua stessa linea, fin qui solidamente atlantista e pro-Ucraina, per abbracciare il nuovo corso “Maga”? Per lo zoccolo ultrà del suo partito, inserito nel network dell’internazionale sovranista, in teoria sarebbe la cosa più semplice, naturale da fare.
Per lei, invece, la decisione è più complicata: finirebbe per smentire sé stessa, isolarsi completamente in Europa e inimicarsi le istituzioni dell’Ue, le stesse che comprano Btp e hanno dato all’Italia 200 miliardi con il Pnrr.
Sono passati poco meno di due mesi da quando, nella conferenza stampa di fine anno (anzi, inizio), la Meloni ribadiva il sostegno “senza se e senza ma” all’Ucraina. Un’inversione a U adesso servirebbe all’opposizione, sul piatto d’argento, un facile argomento per spernacchiarla, riproponendo i video in cui prometteva al povero Zelensky aiuti senza esitazioni, e le immagini ancora più eloquenti dei bacetti che Joe Biden le rifilava sulla capoccia bionda.
Il guaio è che Giorgia Meloni, che sotto sotto sperava in una vittoria di Kamala Harris proprio per evitarsi questi incartamenti, non può schierarsi apertamente né contro Trump né a favore. Per questo, tra molti dubbi, domani parlerà alla convention dei conservatori CPAC, ma solo tramite un videomessaggio per evitare uno scontro totale con l’Europa.
La Ducetta ha riunito le migliori menti del suo gabinetto (auguri!), tra cui il sempre fido braccio destro (e teso), Giovanbattista Fazzolari per decidere cosa dire nel discorso da tenere alla conferenza americana. Il risultato? Il pitch dell’intervento, il succo, sarà: “Sorvolare alto sull’Ucraina”.
Il suggerimento dello staff a “I am Giorgia” è semplice: evita assolutamente di parlare di Kiev e del "dittatore" Zelesnky, concentrati sull’Ue, sul Medio Oriente, con qualche formuletta vaga sull’andare “verso la pace duratura”, fai il pesce in barile.
Del resto, è quello che ha fatto negli ultimi tre giorni: da quando Trump ha dato del ''dittatore'' a Zelensky, tutti i leader europei hanno stigmatizzato le menzogne del tycoon, tranne la Meloni, che nella nota ufficiale dopo la telefonata con Justin Trudeau non ha nominato mai Zelensky, e non parla più di “pace giusta”, ma “duratura”
Non può farlo per ragioni interne: non passa giorno che Matteo Salvini non sottolinei la sua vicinanza al tycoon, a cui vorrebbe consegnare il Nobel per la Pace, e anche oggi ha ribadito a “Repubblica” che lui sta con Trump perché “sta facendo grandi cose, portando al tavolo Russia e Ucraina”, e “deve andare avanti così”.
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dall'articolo di Dagoreport