“Non c’è stato nessun vuoto decisionale”, dal 20 gennaio l’Italia si è dotata di un “piano nazionale di emergenza” sul contrasto al coronavirus con gli orientamenti programmatici che hanno ispirato le scelte del Governo. A dirlo a Monica Guerzoni, sul Corriere della Sera, è Andrea Urbani, direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, che replica alle critiche sui ritardi nelle decisioni prese, spiegando che in quel documento erano delineati tre scenari per l’Italia, uno dei quali così drammatico che il piano non è stato divulgarlo e anzi, è stato secretato.
“Dal 20 gennaio avevamo pronto un piano secretato e quel piano abbiamo seguito. La linea è stata non spaventare la popolazione e lavorare per contenere il contagio”.
Alla domanda sui motivi per cui la Lombardia è stata travolta dall’epidemia, Urbani che “si poteva fare meglio, ma siamo stati investiti da uno tsunami, che ha colpito l’Italia come primo Paese in Europa”. Ed ancora:
“Con il senno di poi, sarebbe stato meglio un lockdown immediato. Ma allora c’erano solo i due cittadini cinesi e si è deciso di assumere scelte proporzionate. Attenzione, però. Come ha certificato l’Imperial College, se il Governo non avesse adottato le zone rosse e le altre misure di contenimento l’Italia avrebbe avuto tra i 600 mila e gli 800mila morti”.
Sarebbe saltato il sistema sanitario nazionale, oltre a gettare nel panico la popolazione. Questo scenario era così terribile che il ministro Roberto Speranza e il Comitato tecnico scientifico decisero di non divulgare il documento. La Direzione generale della prevenzione sanitaria inviò il 5 gennaio a Regioni e ministeri una comunicazione con oggetto “Polmonite da eziologia sconosciuta – Cina”, riportando i sintomi clinici dei primi 44 casi di Wuhan: febbre, difficoltà respiratorie e lesioni invasive in entrambi i polmoni. Nella circolare la raccomandazione dell’Oms di “evitare qualsiasi restrizione ai viaggi e al commercio con la Cina”. Il 30 gennaio la decisione italiana di bloccare i voli con la Cina.
Articolo di HuffingtonPost.it