fontana imago scaled DIREIn Lombardia la crisi non è stata affrontata paritariamente dal privato e dal pubblico. Nonostante lo sforzo di comunicare tale partecipazione da parte dei privati e della stessa Regione Lombardia, sono venute in evidenza le contraddizioni del modello di servizio sanitario regionale misto pubblico-privato della Regione”. Così, intervistata dall’agenzia Dire, Maria Elisa Sartor, professoressa a contratto di Organizzazione sanitaria dell’Università degli Studi di Milano, giudica la reazione del sistema sanitario lombardo davanti all’emergenza coronavirus.  “Le due componenti del Ssr misto pubblico privato della Lombardia - spiega la prof.ssa Sartor- sono state impegnate in modo diverso e con numeri diversi. I tempi di risposta non sono stati gli stessi, lo sforzo non è stato equamente distribuito, e il carico dei costi che gravano sulla collettività è risultato inevitabilmente pesante, ma ignoto nella sua entità”.   Durante la prima settimana di contagio, infatti, “la prima linea del sistema sanitario lombardo ha sostanzialmente potuto contare solo sulle strutture di ricovero pubbliche. Negli stessi giorni- ricorda Sartor- nessuna notizia ci veniva fornita dai media sull’altra metà degli ospedali del sistema, quella privata.

A fine febbraio gli uffici della Regione non avevano ancora consegnato alla Commissione sanità del Consiglio regionale della Lombardia l’elenco, già richiesto, delle strutture private eventualmente coinvolte nella prima linea nell’emergenza”.

La prof.ssa Sartor spiega che, “con questo modello, ad uno dei due soggetti, il privato, è consentito di non rispondere subito. È stata infatti la Regione a dover espressamente richiedere la partecipazione del privato all’emergenza, verificando il grado della sua disponibilità ad offrire servizi extra-contratto. E questo è avvenuto con il corollario del protrarsi dei tempi di intervento, di un sovraccarico operativo dovuto alla negoziazione fra associazioni di rappresentanza dei gruppi privati e la Regione, e con costi maggiorati a carico del servizio sanitario regionale”.

Secondo la prof.ssa Sartor “bisognerebbe chiedersi perché il governatore Fontana, ha ringraziato pubblicamente la sanità privata e le sue strutture per essere ‘entrate’ con la loro disponibilità nel ‘nostro’ sistema. E in quella occasione si riferiva alla disponibilità iniziale, appena data dalla sanità privata a rifornire di quattordici medici gli ospedali pubblici”.

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dall'articolo/intervista di 

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