Uno studio pubblicato stamattina dalla Fondazione Hume (l’integrale del bollettino su www.fondazionehume.it) pone implicitamente dubbi sull’opportunità della riapertura, per quanto parziale, di lunedì 4 maggio. L’analisi, basata esclusivamente sui dati dei morti giornalieri della Johns Hopkins University, molto più affidabili di quelli sui contagi, evidenzia che l’Italia è ancora piuttosto lontana da una situazione rassicurante. Posta quota cento come quella del picco, e quota zero quella della meta finale della fine dei contagi, dei ventisei paesi testati, l’Italia è messa molto meglio di Stati Uniti, Regno Unito e Germania, ma peggio di Spagna e Francia. Nel dettaglio, nella scala da zero a cento, l’Italia è a quota 40.5, quindi decisamente lontana da soglie di sicurezza. Una seconda tabella che calcola il tasso di caduta dei contagi, e cioè la velocità con cui in ogni paese i contagi si riducono, ci vede fra quelli più deboli.
Soltanto in Usa, Canada, Svizzera, Portogallo, Regno Unito e Iran i contagi rallentano a una velocità più bassa della nostra. Tutti gli altri hanno un passo più deciso verso un allentamento dell’epidemia. Anche questo studio contribuisce ad alimentare le perplessità sul passaggio di lunedì prossimo. Siamo pronti? Siamo abbastanza sicuri? Parrebbe di no, ma dall’altro lato c’è il disastro dell’economia. Se vogliamo ripartire, è meglio sapere tutto, e comportarsi con la necessaria e conseguente prudenza.
Articolo da HuffingtonPost.it