ospedale di Alzano LombardoTutta la verità sull'ospedale di Alzano Lombardo: una video-testimonianza di TPI.it rivela in esclusiva ciò che è successo davvero tra il 23 e il 25 febbraio in quel Pronto Soccorso, chiuso e poi inspiegabilmente riaperto poche ore dopo che venissero accertati i primi due casi Covid-19. Per la prima volta un dipendente dell’Azienda socio sanitaria territoriale (ASST) Bergamo Est, che gestisce l’ospedale "Pesenti Fenaroli” e denuncia che, con ordini dall'alto, è stato imposto di lasciare aperta la struttura sanitaria, che la sanificazione non è mai avvenuta e che i pazienti Covid-19 venivano respinti e non accolti in altre strutture e lasciati nell'oblio più totale, ricoverati insieme agli altri pazienti dell'ospedale. La cronaca di un disastro sanitario annunciato, che ha fatto diventare Alzano il più grande focolaio d'Europa.  Chi ha ordinato la chiusura e la riapertura del pronto soccorso dell’ospedale “Pesenti Fenaroli” di Alzano Lombardo domenica 23 febbraio? Da chi è arrivato l’ordine di non sgomberare e sanificare immediatamente l’intera struttura ospedaliera?

Chi ha lasciato che il personale medico, gli utenti e i loro famigliari tornassero a casa quel giorno stesso senza ospedale di Alzanoessere messi in quarantena e diagnosticati, dopo che i primi casi di Covid19 erano stati accertati? Da dove sono partiti gli ordini? E chi poteva opporsi a quelle richieste che oggi, possiamo dirlo, hanno messo a repentaglio la salute di migliaia di persone e causato migliaia di morti? Noi di TPI queste domande ce le facciamo caparbiamente da quasi un mese con un’inchiesta pubblicata in più parti. Da quasi un mese lavoriamo ininterrottamente per ricostruire pezzo per pezzo una catena di comando, che chiama in causa direzioni generali e sanitarie, aziende territoriali, uffici regionali e soprattutto la politica. Quando ormai sono stati certificati 4.500 decessi da Covid19 solo nel mese di marzo, solo nella provincia di Bergamo, ecco che il muro di omertà inizia a sgretolarsi e alcune importanti risposte iniziano ad arrivare. E arrivano da testimoni oculari, da dipendenti dell’ospedale “Pesenti Fenaroli” — struttura regionale oggi al centro di una delicata inchiesta giudiziaria – che hanno vissuto in prima persona quelle ore frenetiche a partire dalla mattina del 23 febbraio e che per la prima volta vuotano il sacco in esclusiva su TPI.

“Ordini dall’alto per rimanere aperti”

“La riapertura del pronto soccorso è avvenuta per ordini superiori, perché il direttore sanitario di Alzano (Giuseppe Marzulli ndr) era chiaramente contrario e si è espresso più volte in questo senso. Dal suo ufficio lo si sentiva urlare con la direzione generale, sanitaria, con la direzione strategica di Seriate (la ASST, l’Azienda socio sanitaria territoriale Bergamo est ndr), che poteva essere la figura del direttore sanitario (Roberto Cosentina ndr) piuttosto che del direttore generale (Francesco Locati ndr) che gli hanno imposto la riapertura”. Arriva come una spada nella roccia la testimonianza di questo dipendente dell’ASST di Bergamo Est, che il 24 febbraio, il giorno dopo quella drammatica domenica, si trovava negli uffici della direzione sanitaria di Alzano. “C’è stata sicuramente una situazione di conflitto – racconta in esclusiva a TPI in una video-intervista il dipendente –  il direttore, il dottor Marzulli, non era d’accordo con la riapertura del pronto soccorso, ma ha eseguito quelli che sono stati gli ordini superiori. Il pronto soccorso è stato riaperto senza che venissero predefiniti dei percorsi di sicurezza e senza nessuna sanificazione specifica. La riapertura è avvenuta semplicemente con la riapertura. Non ci è stata fatta nessuna comunicazione. Non è stata allestita immediatamente la tenda di prefiltraggio, ma solamente nei giorni successivi e il pronto soccorso è stato aperto accogliendo i pazienti presunti affetti da Coronavirus insieme agli altri”.

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dall'articolo in esclusiva di  Francesca Nava  per TPI.it 

 

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