Zaia si appella a Mattarella ma la maggioranza non è d'accordo. "In emergenza non si può votare". Si ripropone un altro scontro tra Stato e Regioni. Ma questa volta l’oggetto della contesa non è la riapertura, ma le urne: il rinnovo dei consigli regionali di Veneto, Liguria, Campania, Puglia, Toscana e Marche. La grande occasione che attendeva il segretario della Lega Matteo Salvini per dare la spallata all’esecutivo di Giuseppe Conte. Poi l’emergenza Covid-19 ha fatto il resto, costringendo il governo a rinviare la tornatina elettorale all’autunno e il Capitano leghista a perdere la piazza e gli amati comizi.
In queste ore però il quadro epidemiologico è mutato, si va verso la riapertura. Ecco perché la pressione dei governatori sia di centrodestra che di centrosinistra è fortissima. Fonti dell’esecutivo raccontano che Giovanni Toti, Luca Zaia, Michele Emiliano e Vincenzo De Luca vogliano riaprire i seggi fra qualche settimana. “Ma quale ottobre? Votiamo a luglio. Punto”, è il refrain. Qualcuno sospetta che dietro questa mossa ci sia anche la tentazione dei presidenti uscenti di fare bottino pieno usufruendo della esposizione mediatica dell’emergenza da Covid-19. Fatto sta che ieri nel corso della conferenza delle Regioni Zaia e Toti hanno messo a verbale e richiesto un emendamento che vada in questa direzione: “Se si riapre il 18 di maggio perché non si potrebbe votare a luglio?”. Entrambi temono che in autunno possa esserci una seconda ondata. “A quel punto come faremo?”, si domandano. Di più: oggi il governatore del Veneto torna alla carica sulla questione e si rivolge direttamente al Capo dello Stato: “Il rischio zero non ci sarà mai finché non è sparito il virus. A meno che non si vogliano portare avanti le chiusure perché non si vogliono fare le elezioni, ma allora vuol dire che si sospende la democrazia. Faccio un appello anche a Mattarella, pensate alla figura che facciamo a livello internazionale”.
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