La pandemia in corso ci insegna che i primi antivirus di cui abbiamo bisogno stanno in un welfare state forte e in un’adeguata tutela degli ecosistemi naturali. Ma le proposte avanzate dalla destra sovranista vanno in direzione diametralmente opposta. Dopo la proposta di uno stop al Green deal europeo di fronte all’emergenza coronavirus, avanzata da Fratelli d’Italia, anche l’altra gamba della destra sovranista italiana scopre le carte: il leader della Lega Matteo Salvini, in un’intervista rilasciata al direttore de Il Giornale, avanza la propria idea per superare la crisi. Lo stesso Sallusti lo battezza «un mega condono», mentre Salvini preferisce la più felpata definizione di «pace fiscale e pace edilizia». Insomma, un evergreen. «L’unica via è un nuovo patto sociale, altro che sospendere due cartelle fiscali. Voltare pagina – spiega Salvini – sarà nelle cose. Se si vuole ripartire dovranno essere azzerati i debiti privati e lasciare fare le imprese: via tutta la burocrazia, tu fai e poi io controllo, non l’inverso come è oggi». Salvini chiede dunque di «voltare pagina», ma di fatto ripropone il più classico dei déjà vu della politica nazionale: dall’Unità d’Italia si sono susseguiti oltre 80 tra sanatorie e condoni, gli ultimi dei quali arrivati proprio due anni fa con il Governo Conte I sostenuto dalla maggioranza M5S-Lega.
Una logica che gli stessi imprenditori edili sembrano oggi rifiutare in toto. Guardando in particolare ai condoni edilizi, sulle pagine de Il Corriere della Sera interviene oggi Gabriele Buia, presidente dell’Ance – l’Associazione nazionale costruttori edili, che nell’ultimo decennio sotto il peso della crisi ha perso un milione di lavoratori considerando anche l’indotto – per chiedere sì uno stop alla burocrazia, ma nell’ottica della sostenibilità: «I costruttori sono visti come i cattivi cementificatori? Noi da tempo siamo consapevoli che è necessario promuovere una piena sostenibilità ambientale in un percorso che riguardi anche tutta la manifattura. Tutte le nostre proposte vanno in questo senso: senza l’edilizia il Green new deal rischia di rimanere una chimera». Ma per la destra sovranista non sembra un problema, tanto che del Green deal farebbe volentieri a meno.
Non sembra avere rilevanza il fatto che secondo gli ultimi dati Ispra il 91% dei Comuni italiani è a rischio idrogeologico, e il 16,6% del territorio è classificato a maggiore pericolosità per frane e alluvioni; eppure nelle aree urbane ad alta densità solo nel 2018 abbiamo perso 24 metri quadrati per ogni ettaro di area verde. Un consumo di suolo che produce anche un danno economico potenziale compreso tra i 2 e i 3 miliardi di euro all’anno dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici del suolo. «Il consumo di suolo, il degrado del territorio e la perdita delle funzioni dei nostri ecosistemi – spiega Stefano Laporta, presidente dell’Ispra e del Snpa – continuano a un ritmo non sostenibile. Un consistente contenimento del consumo di suolo, per raggiungere presto l’obiettivo europeo del suo azzeramento, è la premessa per garantire una ripresa sostenibile dei nostri territori».
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dall'articolo di Luca Aterini per GreenReport.it