Teresa Bellanova ha avuto i suoi quindici minuti di notorietà, come profetizzava Andy Warhol, dopo l’esordio in blue elettrico ed è riuscita a portare qualcosa a casa con la “regolarizzazione a tempo” di braccianti, colf e badanti. La questione era bloccata, dopo le aperture di domenica sera, per la giusta opposizione dei Cinque Stelle che non volevano accettare l’ennesimo blitz renziano. Ma – come ha dichiarato Vito Crimi – si è giunti ad un compromesso tra le richieste del ministro per l’Agricoltura e la realtà contingente e quindi sono contenti tutti. I grillini non solo hanno tenuto dritta la barra, ma hanno riportato a più miti consigli Matteo Renzi e i suoi costringendo la Bellanova a dire: “Non c’è chi ha vinto e chi ha perso”, dopo i toni trionfalistici di qualche ora prima. Restano però alcune considerazioni. La prima è: ma in piena emergenza pandemia c’era veramente tutta questa necessità regolarizzatrice? Tutto questo improvviso amore per i lavoratori è ammirevole, ma forse la Bellanova eterodiretta dal senatore toscano, non ha ben capito il partito in cui si trova. Non è stato forse Renzi premier ad abolire una conquista fondamentale dei lavoratori come l’articolo 18 sui licenziamenti?
Renzi non è un uomo di sinistra e per essa è stato sempre pericoloso, perché si è comportato da quinta colonna conservatrice, fingendo tuttavia il contrario, nascondendo la sua vera natura dietro le provvidenziali foglioline d’ulivo del suo simbolo. E poi, in una situazione che vede precipitare il Pil italiano del 10%, con emergenze economiche e finanziarie di incredibile portata, occorrerà supportare (e sopportare) nuove spese quando i nostri lavoratori e le loro famiglie, soprattutto gli autonomi, sono in difficoltà rilevantissime.
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dall'articolo di Giuseppe Vatinno per LaNotiziaGiornale.it