Il Decreto Rilancio è una mega manovra finanziaria – 55 miliardi di deficit, 150 di stanziamenti; 25 per il lavoro, 15 per le imprese – con provvedimenti che vanno dal sostegno alle imprese con circa 16 miliardi tra contributi a fondo perduto per le più piccole alla capitalizzazione delle più grandi, dallo stop dell’Irap al taglio di bollette e affitti. E poi ci sono i lavoratori, 25,6 miliardi per gli ammortizzatori sociali, rinnovati (con altre 9 settimane di cassa integrazione) o allargati (con i bonus anche per chi non li ha avuti prima). Aiuti per le famiglie e oltre 3 miliardi per la sanità con l’assunzione di quasi 10mila infermieri. E ancora: 1,4 miliardi per l’università e 4mila nuovi ricercatori ed ecobonus al 110% «per ristrutturazioni green» per far ripartire l’edilizia.
Gli aiuti del Decreto Rilancio
Uno dei provvedimenti riguarda la Cassa Integrazione in deroga. “La cassa integrazione sarà prorogata per ulteriori 9 settimane e, grazie all’accordo sottoscritto con le Regioni, quella in deroga verrà gestita direttamente dall’Inps così da snellire e velocizzare le attuali procedure”, spiega la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, in un post su Facebook. Nello specifico, la norma contenuta nel decreto rilancio prevede che, dall’entrata in vigore del decreto, i trattamenti di integrazione salariale in deroga sono concessi dall’Inps. I datori di lavoro, entro il quindicesimo giorno all’inizio del periodo di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, inviano telematicamente la domanda con la lista dei beneficiari indicando le ore di sospensione per ciascun lavoratore per tutto il periodo autorizzato. L’Inps autorizza le domande e dispone l’anticipazione di pagamento del trattamento entro 15 giorni dal ricevimento delle domande stesse. La misura dell’anticipazione è calcolata sul 40% delle ore autorizzate nell’intero periodo.
Le misure: non si pagherà la prossima rata dell’Irap, ovvero il saldo-acconto dovuto il 16 giugno prossimo. Non si tratta di un semplice rinvio o sospensione, ma di una cancellazione del versamento. Insomma un modo indiretto per aumentare la liquidità delle imprese piccole e medie, esentandole appunto dal saldo 2019 e dall’acconto 2020. La misura è contenuta nell’articolo 27 della bozza del decreto legge Rilancio. Rimane fermo l’obbligo di versamento degli acconti per il periodo di imposta 2019. L’applicazione della norma è esclusa per le banche e gli altri enti e società finanziari nonché per le imprese di assicurazione, le amministrazioni e gli enti pubblici». Niente pagamento anche per l’IMU relativamente al settore turistico. L’articolo 184 esenta dalla prima rata 2020 (sempre il 16 giugno) dell’imposta municipale propria (Imu): «a) gli immobili adibiti a stabilimenti balneari marittimi, lacuali e fluviali, nonché gli immobili degli stabilimenti termali; b)gli immobili rientranti nella categoria catastale D/2 (alberghi e pensioni, ndr.) e gli immobili degli agriturismi, dei villaggi turistici, degli ostelli della gioventù e dei campeggi, a condizione che i relativi proprietari siano anche gestori delle attività ivi esercitate». Anche in questo caso il risparmio per i contribuenti interessati sarà automatico e immediato, basterà saltare la rata del 16 giugno.
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Dall'articolo di Alessandro D'Amato per NextQuotidiano.it