Ieri Roberto Maroni ci ha tenuto a spiegare affinità e differenze tra la sanatoria del governo Conte per lavoratori agricoli, colf e badanti e i bei tempi in cui era la Lega a regolarizzarli nel governo Berlusconi. L’ex ministro dell’Interno in un post pubblicato sull’Huffington Post ha segnalato che i passaggi fondamentali della legge di Bellanova e Conte (o come recita il decreto della “emersione dei rapporti di lavoro”) «sono stati presi paro paro da un altro decreto, fatto nel 2009 dal governo Berlusconi: il DL 78/09 convertito nella legge 3 agosto 2009 n.102. State a sentire».
La sanatoria di Conte e Bellanova è uguale a quella di Maroni e Berlusconi ma Salvini non se ne è accorto.
C’è però una differenza tra le due leggi, ha spiegato Maroni: “Il Governo Conte ha infilato anche qualcosa che non andava infilato, una “sanatoria a tempo” per i clandestini senza lavoro. Un permesso di soggiorno provvisorio di 6 mesi per chi si trova irregolarmente in Italia. Cose che noi avevamo sempre escluso per principio, considerando l’esistenza di un rapporto di lavoro (regolare o da far emergere) come un presupposto indispensabile per la concessione del “contratto di soggiorno” introdotto dalla legge Bossi-Fini. Una bella invenzione il “contratto di soggiorno”: una sintesi letterale tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno. Anche questo termine è ripreso nel decreto Rilancio, a riconoscimento (mi pare evidente) della persistente validità della legge Bossi-Fini. L’avevamo approvata nel 2002, e da allora sta lì, viva e vegeta, a presidiare il terreno dell’immigrazione. Nonostante i tentativi dei governi di centrosinistra di abbatterla, nonostante le promesse di cambiarla radicalmente fatte dal M5S in campagna elettorale. Il pilastro legislativo che porta la firma di due campioni della seconda repubblica è sempre lì”.
Manco a dirlo, oggi Matteo Salvini nel suo intervento a Radio24 ha ripreso il distinguo: “Questa sanatoria come quella di Maroni del 2009? No, questa è una cosa indiscriminata, ora si sanano anche le decine di migliaia di immigrati che hanno fatto domanda, a cui è stata respinta dalle commissioni, perché falsa e bugiarda”. “Una cosa è allungare il permesso di lavoro a chi ha già un contratto di lavoro e per me ha un senso, un conto è sanare indiscriminatamente chiunque ci dica io ero in Italia prima del 8 marzo 2020“. “Qui – avverte – si regolarizzano anche quelli che bivaccano in questo momento di fronte alla stazione Termini“.
Affinità e differenza tra quando i rapporti di lavoro li fa emergere la Lega e quando lo fanno gli altri.
Ora andiamo a vedere come funziona la sanatoria o l’emersione dei rapporti di lavoro nella legge di Conte e Bellanova. La Stampa ha spiegato oggi l’iter per la regolarizzazione di lavoratori agricoli, collaboratori famigliari e badanti con la sanatoria entrata nel Decreto Rilancio che porterà soldi nelle casse dello Stato: nel periodo dal primo giugno al 15 luglio sarà possibile la regolarizzazione di colf, badanti, baby sitter e lavoratori del settore agricolo-pesca-allevamento. Due i canali:
- – Richiesta da parte dei datori di lavoro, pagando all’Inps un forfait di 500 euro.
- – Richiesta da parte dei lavoratori stranieri, pagando 160 euro, per avere un permesso di soggiorno temporaneo di 6 mesi, ma solo provando di avere svolto prima del 31 ottobre 2019 attività nei settori previsti.
I paletti, quindi, sono molto stringenti. Se si stima che ci siano 600mila clandestini in Italia, pochissimi sono quelli che hanno avuto contratti in questi settori e che lo possono comprovare.
Quanti potrebbero essere i lavoratori interessati? Un dato indicativo è che dal 31 ottobre 2019 al 14 maggio 2020 all’Inps risulta che sono scaduti meno di centomila contratti di lavoro. Se ci si limita ai collaboratori delle famiglie e del settore agricolo, però, sono molti meno. Questo il perimetro per quanto riguarda le domande che potrebbero venire dai lavoratori. Quale sarà l’impatto nelle campagne? Secondo Romano Magrini, di Coldiretti, «saranno al massimo 2.500 i lavoratori agricoli interessati». La stragrande maggioranza dei 370mila lavoratori stagionali ufficiali che mancano nelle campagne sono infatti regolarmente rientrati in patria tra novembre e dicembre e ora mancheranno perché bloccati dal Covid-19.
Soltanto i romeni sono più di centomila,tredicimila i polacchi, undicimila i bulgari. Inoltre ci sono 18mila extracomunitari che ogni anno arrivano con il decreto flussi e rispettano rigorosamente le regole del rientro a casa. Tutti questi lavoratori sono difficilmente sostituibili. «Un conto sono i braccianti, altro i lavoratori specializzati abituali che oggi vengono invocati dalle nostre aziende», dice Danilo De Lellis, Confagricoltura. Le organizzazioni agricole insistono che occorre organizzare al meno l’arrivo di manodopera comunitaria con i cosiddetti «corridoi verdi» come si sta facendo in Germania, Gran Bretagna e Francia.
Poi ci sono colf e badanti. A fronte di 850mila lavoratori e lavoratrici in regola, si stima che ce ne siano oltre 1 milione che lavorano in nero. Quasi tutti sono stranieri arrivati in Italia con permessi turistici, di studio, o religiosi. Potrebbero essere interessati a richiedere il permesso di 6 mesi, ma devono dimostrare di avere avuto un contratto di lavoro nel settore. E non è facile.
La legge di Maroni per “l’emersione del lavoro nero”
Ora, attenzione al barbatrucco. Maroni sostiene che nella legge di Bellanova e Maroni ci sia “Un permesso di soggiorno provvisorio di 6 mesi per chi si trova irregolarmente in Italia. Cose che noi avevamo sempre escluso per principio, considerando l’esistenza di un rapporto di lavoro (regolare o da far emergere)”. Se uno deve far emergere un contratto, questo non può essere regolare. Quindi di cosa stiamo parlando? Di lavoratori in nero, ovvio. E se non fosse chiaro oggi, questo è ciò che Maroni dichiarava all’epoca:
Cosi’ il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, in un’intervista di oggi al ‘Corriere della Sera’ spiega la linea del governo su colf e badanti e sottolinea: “Mai si e’ parlato di sanatoria”. Piuttosto il titolare del Viminale parla di “regolarizzare il lavoro domestico irregolare”. Dunque, nessuna marcia indietro smentisce Maroni, chiarendo che l’argomento e’ stato affrontato “al primo Consiglio dei Ministri” ed e’ “una cosa meditata”.
L’iniziativa, spiega inoltre Maroni, e’ stata “fortemente voluta da Sacconi” e “non e’ rivolta agli extracomunitari, ma a coloro che svolgono lavoro domestico e non sono in regola. Vale per italiani, comunitari ed extracomunitari”. Sui tempi di entrata in vigore della nuova normativa, il titolare del Viminale risponde: “Dipende dal Parlamento, penso che verra’ proposta nel decreto anticrisi”.
Ecco quindi che abbiamo subito chiare tre cose. La prima è che Salvini dice fregnacce quando sostiene che si possa “sanare indiscriminatamente chiunque ci dica io ero in Italia prima del 8 marzo 2020” visto che non basta la presenza in Italia come requisito ma ci vogliono i contratti, anche scaduti. Bisogna infatti “provare di avere svolto prima del 31 ottobre 2019 attività nei settori previsti”. La seconda cosa è che lo stesso discorso vale per Maroni, anche se il ministro dell’Interno è più bravo di Salvini a giocare con le parole: è vero che per essere sanati con la legge di Bellanova e Conte non c’è bisogno che si dimostri di star lavorando in questo momento (ovvero di crisi innescata dall’emergenza Coronavirus, che all’epoca di Berlusconi e Maroni non c’era) ma non c’è una sanatoria indiscriminata visto che i paletti ci sono e sono stringenti. E soprattutto, se bisognava far emergere un lavoro irregolare anche con la legge di Maroni, allora di cosa si vantano esattamente Maroni e Salvini?
Articolo di Alessandro D'Amato per NextQuotidiano.it