Il Trentino è passato da una media di rapporto contagi/tamponi superiore al 4 per cento (il 28 aprile), a quella dello 0,14 per cento dell’11 maggio, risultando stabilmente la più bassa di tutte. Come è stato possibile che in così poco tempo si sia avuto un drastico crollo della curva del contagio in una delle zone più problematiche del Paese? La testata online “Ildolomiti.it” ha rilevato le prime incongruenze. “Trento dal 4 maggio inserisce nella casella che si chiama ‘incremento di casi totali’ della Protezione civile – si legge sul sito della testata – “non l’incremento dei casi totali, ma l’incremento dei nuovi casi con sintomi insorti negli ultimi 5 giorni. E così, se i ‘casi totali’ del 3 maggio (il giorno prima del cambio di conteggio) segnalati alla Protezione civile erano 66, il 4 maggio i nostri ‘casi totali’ comunicati sono diventati 6 (nonostante i ‘casi totali’ veri fossero 55)”.
Ma a insospettirsi è stato anche l’ex rettore del’Università, Davide Bassi, che fin da subito ha nutrito dubbi sul drastico calo e ha chiesto lumi prima a Provincia e Azienda Sanitaria, poi direttamente al Ministero della Sanità. “Dalle autorità locali non ho mai avuto risposta, invece ho scritto al Ministero e sono stati celeri e puntuali e mi hanno risposto che c’è stato un evidente fraintendimento” dice all’Ansa l’ex rettore. In pratica ora la provincia distingue chi ha sviluppato sintomi da meno di 5 giorni e chi, invece, da più tempo, individuato tramite screening o come asintomatico.
L’ex rettore rileva che a Roma vengono comunicati solo i casi rientranti nel primo criterio, che sono nettamente meno rispetto alla seconda categoria. “In sostanza a fine aprile sono stati individuati dei nuovi indicatori per tenere sotto controllo l’evolversi dell’epidemia nei singoli territori”, spiega l’ex rettore. “Tra questi ci sono i posti di ricovero in terapia intensiva, il tempo in cui sono stati individuati i casi, se entro 5 giorni dall’insorgere dei sintomi o più. Questo però, a quanto mi ha risposto il Ministero, non vuol dire che vadano comunicati solo i più recenti, ma vanno comunicati tutti. Anche perché a questo punto basterebbe fare i tamponi al sesto giorno di sintomi e così si farebbe sparire l’epidemia per decreto”.
Secondo il ministero della Salute si tratta di ”un evidente fraintendimento del contenuto dei documenti pubblicati in data 30 aprile”. Il 4 maggio, infatti, qualcosa è successo ed è stato comunicato in conferenza stampa dallo stesso presidente Fugatti: “il Trentino ha cominciato a comunicare a Roma solo i nuovi casi con sintomi insorti negli ultimi 5 giorni, come è stato spiegato pubblicamente (e viene ripetuto tutti i giorni), da richiesta del ministero”. E così dai 66 nuovi positivi segnalati il 3 maggio con un rapporto contagi/tamponi del 3,6 per cento, si è passati a comunicare alla Protezione civile 11 positivi per un rapporto contagi/tamponi dimezzato all’1,69 per cento (nonostante i contagiati reali fossero 28), con un rapporto contagi/tamponi del 3 per cento in calo quindi rispetto ai giorni precedenti, per fortuna, ma in linea con la curva di flessione. Bassi ritiene comunque che si tratti di un malinteso, un errore in buona fede: “Non credo sia stato fatto apposta, anche perché a quel punto la Provincia avrebbe comunicato anche localmente solo i dati dei contagi più recenti. Credo però ci sia una carenza organizzativa che provoca questa costante difformità di dati, che spesso ho rilevato anche sulla comunicazione del numero dei decessi. Se vogliamo davvero tenere sotto controllo l’epidemia dobbiamo migliorare e irrobustire il nostro sistema informativo”.
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dall'articolo di Lara Tomasetta per TPI.it