Meloni e Salvini per lo stesso partitoNegli ultimi mesi abbiamo assistito a molto più che un cambio di governo. Si è ridisegnata la geografia politica italiana, all’interno e all’esterno dei partiti. Tutti concentrati su Giuseppe Conte e sulla sua abilità di restare in sella a un’alleanza prima gialloverde e poi giallorossa, e nessuno a rilevare che, tanto a sinistra quanto a destra, è accaduto qualcosa di particolare.   Innanzitutto a sinistra. Vi ricordate il Pd di Renzi, Calenda, Zingaretti e Bersani? Altro che «ircocervo» di crociana memoria. Ebbene, come previsto in un articolo del 10 agosto su Huffpost, l’alleanza con il M5S ha pulito il campo. Via Renzi e via Calenda. Bersani era già altrove (e si è riavvicinato). E voilà, ecco un Pd presentabile come forza di centro-sinistra, che sale nei sondaggi e aiuta anche il M5S a chiarirsi le idee. Renzi è lì, attaccato al Governo, utile a se stesso e utile agli altri, quasi fuori gioco. Ogni tanto strilla, per attirare l’attenzione, ma la sua esistenza politica è legata a quella del Governo e lui lo sa.

Bersani e Articolo Uno, invece, sono lì, pronti a ritornare nel Pd, quando i tempi saranno maturi (non sembra ci sia più ragione di restare fuori), ma per ora fondamentali a dare contenuto ‘rosso’ a questo Governo. E poi Calenda, che alle prossime elezioni si incontrerà probabilmente con Renzi, per generare un partito serio e responsabile di centro-destra. Chissà, peraltro, che non trovi un’intesa anche con la nuova Forza Italia di Antonio Tajani (Berlusconi permettendo).

Sull’altro versante, però, tutti si sono distratti, tra Papete, proteste tricolori, MES, occupazioni di scranni, urla e gesti da stadio in Parlamento. 

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Qualche ora fa il ”coup de théâtre”. Giorgia Meloni che, anche su Twitter, chiama alle armi, con tricolore, volto sicuro e braccia conserte: ”2 giugno. Diamo voce ai cittadini italiani. Nel rispetto delle regole”. Nel commento lapidario alla foto: “Pronti a dare voce agli italiani”. Quasi in contemporanea, Matteo Salvini, anche su Twitter, convoca “in piazza in tutta sicurezza”, con tricolore, volto seducente e Altare della Patria sullo sfondo: “2 giugno a Roma. Ripartiamo insieme. Per l’orgoglio italiano. Nel messaggio che accompagna la foto: “Come richiesto da tantissimi di voi, eccoci pronti: tutti insieme il 2 giugno a Roma, rispettando le regole, per aiutare l’Italia e gli italiani”. Il colore blu domina entrambe le immagini, ma il fatto è evidente. Meloni più diretta, Salvini più complesso.

Nulla di strano, dirà qualcuno. È la Festa della Repubblica italiana, siamo chiusi in casa da mesi e c’è tanta voglia di protestare (contro il virus, più che altro). E invece, no. Tante cose strane. La prima è che la Lega celebri il 2 giugno: si chiamava Lega Lombarda, poi Lega Nord, chiedeva la secessione e bruciava il tricolore (ma ci siamo abituati). La seconda è che le due forze di opposizione non si organizzino insieme (necessità identitarie di partito, è facile osservare). La terza è che il messaggio venga divulgato a così breve distanza temporale (semplice fatalità, forse).

Di tutta questa vicenda, però, conta solo che Giorgia Meloni e Matteo Salvini stiano affrontando una doppia competizione. La seconda è con il Governo Conte. La prima, però, è vitale. Si tratta di quella tra loro stessi. Certo, la storia delle due forze politiche è radicalmente differente e sappiamo quanto la storia generi identità (anche per i militanti o i possibili elettori). È altrettanto certo, tuttavia, che l’elettorato sia sempre più volubile (e volatile) e il messaggio politico di fondo tenda a essere lo stesso: «Prima gli italiani» (come ripete di recente Salvini e come ha sempre affermato Fratelli d’Italia e la tradizione politica cui si ispira). Nazionalisti (oggi si dice ‘sovranisti’), antieuropeisti e all’opposizione, ma entrambi memori del piacere che si prova a essere al governo. Ignazio La Russa ha commentato la notizia della comune manifestazione con queste parole: “una gara ridicola”. Sì, la situazione è abbastanza ridondante. Si costituisca il partito “Lega d’Italia”.


dall'articolo di Davide Cadeddu  per HuffingtonPost.it 

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