A pochi giorni dall’annuncio della chiusura dell’Ospedale in Fiera a Milano, costruito durante l’emergenza Coronavirus, i Cobas hanno presentato questa mattina un esposto in procura, per denunciare la Regione Lombardia sulla vicenda del padiglione adibito a reparto di terapia intensiva Covid. Nella vicenda “ha prevalso la necessità propagandistica sul bene rappresentato dalla salute pubblica. Infatti in quei giorni l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, con centinaia di morti e medici allo stremo, lanciava la sua candidatura a sindaco di Milano”, scrivono gli autori dell’esposto. L’operazione, secondo i sindacati di base, “presenta fronti di criticità, con profili di possibile interesse della magistratura, anche penale, che meritano di essere approfonditi”. Alla costruzione del padiglione hanno contribuito 21 milioni e 153mila euro derivanti da 1560 donatori privati, fra cui 10 milioni di Silvio Berlusconi, ma a detta dei Cobas la vicenda dello “spreco di risorse”, ha “rilevanza per gli interessi anche pubblici tutelati”, ovvero la salute generale in una situazione di pandemia.
“Da una semplice valutazione matematica si può in via empirica affermare che per ogni paziente ricoverato nell’Astronave – così viene chiamato l’ospedale – sia costato la modica cifra di 840mila per ogni singolo paziente”, se “come sembra, non è mai stato superato il numero di 25 pazienti”, scrivono i Cobas. Secondo loro, si sarebbe potuto costruire un reparto Covid in una struttura già esistente e specialistica e non in una scollegata dagli altri reparti come la Fiera, usando i padiglioni in disuso dell’ex ospedale di Legnano.
L’assessore al Welfare, Giulio Gallera avrebbe indicato in “3-6 mesi” i tempi per la ristrutturazione dell’edificio legnanese, facendo però “un calcolo al rialzo e sulla base della lavorazione ordinaria standard in periodi normali”, e non secondo le procedure accelerate di emergenza. “Con la stessa forza lavoro utilizzata per la realizzazione dell’Astronave (150-180 persone al giorno su una base di 24 ore lavorative su una superficie di 24mila metri quadrati)”, il ripristino del nosocomio in provincia di Milano sarebbe stato probabilmente “una questione di ore”.
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dall'articolo di Anna Ditta per TPI.it