Dopo averne dette di tutti i colori sul Governo e il ministro della Giustizia, Matteo Renzi non ha votato la sfiducia a Conte e Bonafede. Cose da pazzi? No, perché questo signore a furia di piroette non ha più una faccia da perdere e divide il suo tempo strillando per avere potere e poi facendo pippa, in quanto non può segare l’albero sul quale è seduto. Con Italia viva intorno al 3%, semmai nascesse un Governo tecnico con dentro tutti i partiti tranne i 5 Stelle finirebbe per contare niente, mentre se si andasse al voto c’è il rischio di non tornare neppure in Parlamento, e allora addio ai bei discorsi in giro per il mondo pagati a peso d’oro da generosi miliardari chissà come mai tanto interessati alle cose di casa nostra. Benefattori come gli Elkann, che dopo decenni di aiuti pubblici si sono portati la Fiat in Olanda e Usa, per ricordarsi però della madre patria giusto adesso che ci sono i fondi per rimetterci in piedi dopo il Covid.
Di qui la loro richiesta di farsi garantire dallo Stato un prestito da 6 miliardi. Una somma – guarda la coincidenza! – quasi identica al dividendo straordinario che gli stessi Elkann si metteranno in tasca per fondere la loro Fca con la Peugeot, e portare quindi il cuore della nuova società a Parigi. Una schifezza assoluta, insomma, soprattutto se pensiamo che quei miliardi di garanzie servono come il pane a migliaia di piccole imprese italiane, a cui il sistema bancario continua a erogare col contagocce le somme garantite dal Governo. Ora le destre hanno fallito il loro sgambetto al guardasigilli. Un tentativo ridicolo come il voto prima a una mozione di sfiducia per aver lasciato i detenuti troppo in galera, e poi a un’altra per averceli lasciati poco.
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dall'articolo di Gaetano Pedullà per LaNotiziaGiornale.it