Guido Marinoni, presidente dell'Ordine dei medici di Bergamo, paragona l'epidemia di Covid-19 in Lombardia «a un disastro aereo: non si può tornare indietro, ma recuperare la scatola nera è indispensabile per implementare la sicurezza. Mi rendo conto che in questa fase di acceso scontro politico sia difficile, non è però un motivo sufficiente per non analizzare gli errori ed evitare di ripeterli». E in Lombardia, dicono i medici che dal 20 febbraio hanno affrontato l'epidemia basandosi su protocolli contrastanti, interventi inadeguati e senza mascherine, di sbagli ne sono stati commessi tanti. PRIVATIZZAZIONE. La causa di tutto, secondo il medico del lavoro già consulente dell'Iss Vittorio Agnoletto, va ricercata «nell'abbandono dell'assistenza territoriale e nella privatizzazione della sanità lombarda», il cosiddetto modello Formigoni, l'ex governatore condannato. Nel 1981 in Lombardia c'erano 530 mila posti letto, oggi sono meno di 215 mila, le Usl erano 642 e nel 2017 solo 97.
Questo depauperamento spiega la catena di errori che ha portato al disastro Covid-19. Il primo avviene all'ospedale di Codogno, dove domenica 16 febbraio il paziente 1, il trentottenne Mattia, arriva «senza presentare alcun criterio che avrebbe potuto identificarlo come caso sospetto d'infezione da coronavirus secondo le indicazioni della circolare ministeriale del 27 gennaio 2020», dichiara Massimo Lombardo, direttore dell'Azienda sanitaria di Lodi. Mattia torna il 19 febbraio, già grave, il tampone gli viene fatto alle 21.20 di giovedì 20 febbraio: dal momento dell'ingresso in ospedale a quello del test trascorrono 36 ore, periodo in cui è entrato in contatto con medici, infermieri e un intero padiglione di pazienti. A questo punto esplode il caos: in attesa di direttive regionali il personale presente va a casa per autoisolarsi, salvo poi rientrare in servizio per carenza di operatori. «Diciamo che nel caso di Codogno la Regione Lombardia può essere stata travolta dall'effetto sorpresa - commenta un operatore sanitario - Tutto quello che è successo dopo però non ha giustificazioni».
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dall'articolo di Claudia Guasco per IlMessaggero.it