Il pretesto è il rifiuto della garanzia pubblica sui loro finanziamenti. Ma dietro la decisione dei Benetton c'è la revoca della concessione, ormai in dirittura d'arrivo. Battaglia legale doveva essere, e battaglia legale sarà tra lo Stato e Atlantia, la società controllata dai Benetton che a sua volta controlla Autostrade per l’Italia. Il Gruppo che ha incassato miliardi di euro grazie a una concessione pubblica delle autostrade ancora oggi inspiegabilmente vantaggiosa ha deciso di fare causa al Governo che gli vuole togliere la gallina dalle uova d’oro di cui dispone da decenni, e intanto non ci sta a fare pure da garante ai prestiti miliardari che la società intende chiedere per far fronte alla riduzione del traffico durante il lockdown per il Covid. Un braccio di ferro che ha dato al gestore autostradale il pretesto per cambiare nuovamente rotta dopo il crollo del ponte di Genova e l’azione avviata dall’Esecutivo Conte e dall’allora ministro Danilo Toninelli per revocare la concessione.
Un contratto blindato ai tempi della prima Repubblica e consolidato negli anni subito successivi da una politica stranamente molto generosa con il contraente privato. Così i Benetton ottennero dall’Anas condizioni straordinarie sulle tariffe e sugli investimenti, grazie alle quali hanno comprato successivamente le autostrade in Spagna, il tunnel sotto la Manica e un mucchio di altra roba per il mondo. Dopo aver rallentato la revoca imbastendo un processo infinito per i fatti di Genova, Atlantia aveva provato a blandire il Governo, promettendo di entrare nella nuova Alitalia.
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dall'articolo di Sergio Patti per LaNotiziaGionale.it