A neanche un anno dalla sentenza di Cassazione del processo sul cosiddetto "Mondo di Mezzo", leggiamo e riportiamo: Zingaretti: "La ricandidatura di Virginia Raggi? Per i romani questa non è una notizia, ma una minaccia". E i suoi: "Ma per favore, non esiste” spiegano dal Pd. “Avremo il nostro candidato per rilanciare Roma dopo anni fallimentari” (fonte il Messaggero, quello di proprietà del palazzinaro Gaetano Caltagirone). Ora io dico, ma con quale sfaggiataggine, con quale impudenza, questi signori vorrebbero riproporsi alla guida di Roma? Quando sotto la loro ultima gestione hanno dimissionato il loro ultimo "sindaco per caso", il marziano meglio noto come Ignazio Marino, i danni grossi, alla Capitale d'Italia, già li avevano fatti. Archiviato il ventennio piddino della premiata ditta Rutelli/Veltroni, che è costato alle casse capitoline il primato di debito più alto d'Italia poi ulteriormente lievitato, la sinistra romana, da Roma, ne è uscita schiacciata sotto il marchio infamante di "mafia capitale". Anzi, pardon, dopo l'ultima sentenza di cassazione di un anno fa', di "Roma Criminale". Come del resto avvenuto all'altrettanto tristo sindaco di centro destra, l'ex missino Gianni Alemanno, intervallo di ben 3 gestioni piddine, autosospesosi dall'essere fratellino d'Italia giusto l'anno scorso, dopo essere stato condannato in primo grado, sempre in ambito "mondo di mezzo", a 6 anni di carcere per corruzione e finanziamento illecito.
È stato grazie al Pd e alla destra romana se, ricordo ai distratti, si sono aperte le porte del Campidoglio a personaggi come il neofascista eversivo Massimo Carminati e l'omicida Salvatore Buzzi. Un omicida, quest'ultimo, condannato a 30 anni, graziato e poi riabilitato, grazie ai buoni uffici di pezzi da '90 della sinistra nazionale della prima Repubblica.
Una volta uscito dalle patrie galere "riabilitato", è negli ambienti della sinistra romana che Salvatore Buzzi, a partire dagli anni 2000, si è potuto ritagliare il ruolo di ras delle cooperative rosse, intessendo la sua rete di corruzione nelle stanze di Palazzo Senatorio, sottomettendo l'interesse pubblico ai suoi interessi privati e a quelli dei suoi amici. Un cancro che ha potuto fare le sue metastasi grazie alla corruzione capillare di funzionari (il cosiddetto "mondo di mezzo") e politici, sia della sinistra che della destra capitolina.
Ogni ganglio vitale dell'Amministrazione pubblica di Roma Capitale con le sue partecipate, (a lungo ribattezzata negli ambienti internazionali, a causa di costoro, come la capitale mafiosa d'Europa), era stato corrotto, come ha plasticamente fotografato un processo arrivato a sentenza definitiva: dalla gestione dei migranti, alla raccolta differenziata, ai campi rom, tanto per citarne alcuni.
E c'è voluto il coraggio di Virginia Raggi, scesa in strada a cacciare criminali che Roma l'avevano presa in ostaggio, la sua resilienza davanti ai tanti che si sono coalizzati pur di farla cadere, la sua forte determinazione e la sua pulizia morale di donna, per raccogliere i cocci di una Roma depredata.
È a questa donna che dobbiamo dire grazie, per la ricostruzione avviata, certosina, faticosa, mattone dopo mattone, della casa comune dei romani e non solo, perché Roma è capitale e patrimonio di cultura, ricchezza, e bellezza di tutta Italia e del mondo intero.
Se "Roma ladrona" c'è stata, come, con incipit separatista, l'avevano ribattezzata gli uomini della pontida di Bossi (a sua volta ladrone per sentenza passata in giudicato) e Salvini (da cui ancora aspettiamo lumi circa la fantomanica sparizione dalle casse del suo partito di ben 49 milioni usciti dalle tasche degli italiani), è stato per demerito di quelli che oggi, senza imbarazzo alcuno, anche nei palazzi della politica nazionale, vorrebbero riproporsi a governarla. Un nome a caso? Giorgia Meloni.
Oggi che Virginia Raggi, uscita eticamente indenne ed inattaccabile da offese gratuite, vili attacchi, e pretestuose accuse di inefficienza, sta faticosamente riconsegnando a Roma la sua dignità agli occhi del mondo, restituendo al Campidoglio basi di legalità, riportando il suo bilancio, per la prima volta dopo decenni, in attivo, avviando ex novo i servizi ai cittadini nel rispetto delle norme che devono caratterizzare ogni buona amministrazione, non va fermata. Lavora per ricostruirla Roma, non per affossarla, come altri prima di lei, è incontestabile, hanno fatto. Strade, buche, servizi di trasporto e raccolta "monnezza" inclusi, servizi su cui non "magna" più nessuno, sono oggetto di rifacimento, ampliamento, e risanamento. Solo chi è in malafede o mosso da interessi diversi da quelli della collettività, può negarlo.
Noi, che Roma la amiamo, non consentiremo che venga riconsegnata nelle mani di chi l'ha distrutta. Useremo la forza della ragione e dei fatti per difendere la sua ricostruzione morale ed istituzionale che, ne siamo consapevoli, è ancora lunga, ma passa per una sola figura, quella di Virginia Raggi.
Articolo di Roberta Labonia da InAltoICuori.com