Imagoeconomica bonomi confindustria legaSe qualcuno non avesse ancora capito perché il nostro establishment ama i 5 Stelle e il Governo Conte quanto un calcio nelle zone basse può farsi un’idea ascoltando Carlo Bonomi, il presidente di un’associazione che sembrava Confindustria e invece è Confindustria Lega. Nel perfetto stile dei nostri migliori prenditori, Bonomi guida un’organizzazione che campa grazie allo Stato ma non perde occasione per sparargli addosso. Un’abitudine che parte da lontano. Senza le quote associative versate dalle aziende controllate dal Tesoro, i conti di Viale dell’Astronomia sarebbero da anni insostenibili.  Eppure a ogni Finanziaria gli industriali non fanno mai mancare le loro critiche, fin quando non ottengono quello che gli serve. Così ci hanno fatto buttare miliardi in fiumi di agevolazioni, spesso mirate su singole imprese. Ora però siamo davanti a uno scenario nuovo. All’orizzonte c’è la montagna di soldi che l’Europa può darci per il Covid, e le grandi imprese vogliono la loro fetta, possibilmente togliendone un pezzo alle aziende di dimensioni più piccole, ai servizi pubblici e alle famiglie.

 

Dunque è ripartito il solito film, con l’attacco all’Esecutivo a capo basso nella certezza di continuare a fare la parte del leone. Purtroppo per Bonomi, però, stavolta non ci sono i governi compiacenti del passato, e tanto strillare non sta portando a nulla se non a far diventare Confindustria una succursale dei partiti sovranisti, incoerente quanto le promesse di Salvini. Al punto di dire peste e corna degli aiuti pubblici e poi acchiapparli persino per salvare il giornale di famiglia.


Articolo/editoriale  di  Gaetano Pedullà  per LaNotiziaGiornale.it 

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