Fabio Fazio ha tutto il diritto di difendere il suo sontuoso stipendio, ma per favore ci risparmi le storielle della povera vittima (con 2 milioni di stipendio l’anno!), della Rai che non lo vuole e delle norme del Cda ad personam contro di lui. Per effetto del Covid la pubblicità con cui si regge la tv pubblica (insieme al canone) è crollata e Viale Mazzini sta cercando giustamente di fare economia. D’altra parte Fazio non è l’unico in Italia col contratto vicino alla scadenza (manca un anno) proprio mentre le aziende devono stare attente ai costi più che mai. E se pensa che qualcuno si beva la storia di altre reti disposte a pagarlo meglio, è meglio che eviti di cimentarsi al tavolo del poker. La fortuna in fin dei conti gli è stata già tanto benigna, e visto che sta in tv solo da 35 anni, per una volta potrebbe fare a se stesso una domanda, magari con lo stesso sorrisino compiacente che riserva ai suoi più o meno blasonati ospiti: ma dov’è scritto che la tv pubblica deve restare imbalsamata in eterno, sempre uguale a se stessa, affettata come le domande di Bruno Vespa o scontata come le scalette dei telegiornali?
A un quotidiano come La Notizia, che senza un soldo pubblico ed editori milionari è arrivato all’ottavo anno di pubblicazioni, cioè un caso in un Paese dove negli stessi anni le testate hanno chiuso a grappoli, mai e poi mai Fazio o Vespa o gli altri mammasantissima della tv di Stato hanno dedicato uno sguardo. Eppure tanti lettori ci seguono e ci apprezzano, e spesso i nostri articoli sono tra i più commentati sui social network.
Al contrario, neppure è nato e qualche giorno fa il nome del nuovo giornale di De Benedetti campeggiava già a Porta a Porta. Uno spot perfetto al Paese che non cambia, che anche dietro la facciata nuova ha in manovra i padroni di sempre. E proprio i Fazio e i Vespa, con i loro intoccabili privilegi, sono la certificazione di questo immobilismo. Perciò la Rai farebbe bene a dargli i milioni che chiedono, ma non per tenerli in video, ma per mandarli a casa, non potendo fare lo stesso col sistema di potere che questi signori rappresentano e da cui in tanti decenni sono stati ampiamente protetti.
Articolo/editoriale di Gaetano Pedullà per LaNotiziaGiornale.it