Viva la faccia, il governatore del Veneto Luca Zaia non fa lo stesso giochino di Salvini, prendendo in giro con una felpa ogni volta diversa le città del Nord o del Sud in cui si reca, e rivela onestamente la vera natura della Lega, un partito del Settentrione, divisivo e con in testa solo l’autonomia dal Governo di Roma. Accreditato di un larghissimo consenso nella sua Regione, il presidente del Veneto mette a nudo un’altra delle grandi contraddizioni del Centrodestra, persino più ingombrante delle idee completamente diverse sulla collocazione politica dell’Italia nell’Unione europea, e cioè la matrice federalista del Carroccio contrapposta all’intangibilità nazionale rivendicata da Fratelli d’Italia, dove conta ancora qualcosa il motto “Dio, Patria e famiglia”. Sull’autonomia locale, sia ben inteso, ci sono ampie convergenze politiche e popolari, tant’è vero che i referendum del 2017 finirono in un plebiscito di consensi, con i voti raccolti anche dal Movimento Cinque Stelle e dal Pd, oltre che dal Carroccio.
Quella riforma però non è mai nata, persino quando la Lega ha governato il Paese, perché una cosa è l’autonomia, un’altra è la sostanziale anarchia pretesa dai leghisti, per di più in una stagione in cui le Regioni hanno assunto un protagonismo mai visto prima, in frequente conflitto con l’amministrazione centrale. Una contrapposizione emersa plasticamente nella gestione della pandemia, dove il ministro per gli Affari regionali ha dovuto impugnare una serie di provvedimenti persino sulle restrizioni sanitarie.
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dall'articolo/editoriale di Gaetano Pedullà per LaNotiziaGiornale.it