Che io ricordi, da che esiste, l’ordine dei giornalisti serve a tutelare i suoi iscritti. E però, caso quanto mai singolare, succede che mentre scriviamo – la sera del 7 luglio – l’Odg della Lombardia decida di deferire un suo iscritto per aver fatto il suo mestiere: fare una domanda e dare una notizia. Avete capito bene. Se non che poi vai a leggere la formula utilizzata dall’Odg per quel deferimento e la ritrovi utilizzata (ben prima che venisse resa pubblica), una stampa e una figura, dal leader della Lega Matteo Salvini. Violazione della Carta di Treviso. Ma è solo una formula, appunto, per mascherare quello che è a tutti gli effetti un grave atto perpetrato dall’Ordine dei giornalisti (!) nei confronti di un proprio giornalista. Fatto ancor più grave poiché crea un pericoloso precedente che rischia di compromettere la libertà e l’indipendenza dell’Odg. Il deferito – senza nemmeno essere avvisato dall’Odg di questa decisione formale – è una giornalista di TPI, Selvaggia Lucarelli. E allora inizi a capire. Anche perché indovinate chi si è fatto immediatamente portavoce di quella nota stampa inviata dall’Odg alle agenzie per darla in pasto alla gogna? Naturalmente la pagina della Lega Salvini Premier.
I fatti: domenica 5 luglio la Lucarelli scende sotto casa per fare colazione, si accorge che c’è un comizio politico, capisce che è della Lega, scorge per caso Salvini e come ogni giornalista avrebbe fatto prende telefonino e mascherina e gli si catapulta lì davanti. Assiste, fa una domanda: perché il leader leghista non ha la mascherina? Fine della storia. Questo è quanto. Se non che qualche minuto più tardi suo figlio, Leon, si avvicina ed esprime la sua opinione critica nei confronti di Salvini, circostanza già raccontata dalla Lucarelli stessa su questo giornale. Leon compie una scelta autonomamente, senza che venga istigato, come tutti i presenti hanno successivamente potuto constatare. Per aver espresso questa sua opinione viene anche identificato dagli uomini della scorta di Salvini.
Da quel battibecco nasce un caso. L’accusa, falsa, è che la Lucarelli avrebbe istigato il figlio usandolo come un “vessillo” per aizzare Salvini, inviando poi alla stampa i video scaturiti da quell’incontro, circostanza non realistica poiché quei filmati sono trapelati per primi da altre fonti giornalistiche e – per scelta – non dal nostro giornale, pur avendolo potuto fare come è facilmente intuibile. Fra l’altro se c’è qualcuno che ha commesso l’errore di mostrare pubblicamente il volto di un minorenne è proprio la pagina della Lega che ha diffuso per primo la foto di Leon.
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dall'articolo di Giulio Gambino per TPI.it