Sembra l’altroieri che il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana annunciava querela nei confronti del Fatto Quotidiano e diffidava la trasmissione Report dal mandare in onda il servizio sulla storia dei camici e della ditta DAMA Spa di proprietà della moglie e del cognato. All’epoca il governatore si diceva indignato perché coglieva una “strumentalizzazione a fini politici” persino delle “donazioni a favore degli ospedali lombardi”. Nel frattempo però ne è passata di acqua non limpidissima sotto i ponti. Per esempio si è scoperto che la parola “donazioni” forse era un tantino forzata visto che i soldi in realtà pagati per i camici sono stati restituiti dopo che Report aveva cominciato l’inchiesta. Ovvero il 20 maggio. Poi si è scoperto che la procura di Milano aveva aperto un’indagine sulla vicenda ipotizzando il reato di turbativa d’asta. E si è anche scoperto che la fornitura non è mai stata completata: mancano 25mila camici all’appello.
Infine, ieri sera le agenzie di stampa hanno fatto sapere che il cognato di Fontana, Andrea Dini, è indagato insieme al direttore generale della centrale acquisti della Regione Filippo Bongiovanni mentre il Fatto Quotidiano oggi pubblica una mail firmata proprio da Andrea Dini in cui l’amministratore delegato di DAMA invia un’offerta economica con tanto di “prezzi”: nell’offerta inviata prima di Pasqua ad Aria, vengono proposti 7 mila set di camici, calzari e cuffie a 9 euro l’uno e 18 mila camici a 6 euro. Dini si dice inoltre disponibile alla “fornitura” di altro materiale: 50 mila set oppure 57 mila camici. “Sempre agli stessi prezzi. Tutto made in Italy”. Aria sceglie la seconda opzione e il 16 aprile emette un ordine per 7 mila set e 75 mila camici, per un valore totale di 513 mila euro.
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dall'articolo di Mario Neri per NextQuotidiano.it