«È stato fatto un grande lavoro diplomatico da parte dell’Italia. Cosa diranno ora Matteo e la Giorgia nazionale?». Tono perentorio. Come l’invito a seguire: «Che spieghino agli italiani da dove avrebbero preso i soldi loro». Il commento, e la sfida, non arrivano da un esponente dei Cinque Stelle, o del Pd. Sono farina del sacco di Gianna Gancia, europarlamentare della Lega, che ieri in un tweet ha fatto saltare sulla sedia lo stato maggiore del Carroccio. E forse di Fratelli d’Italia. Il tema è il Recovery Fund, con riferimento all’accordo faticosamente portato a casa dal premier Giuseppe Conte, che a quanto pare ha trovato una nuova e insospettabile estimatrice. Mentre Salvini ha avuto la riconferma di avere una grana in casa: non proprio una sorpresa, considerate le uscite sovente disallineate della Gancia. «Fin dall’inizio sono stata l’unica, all’interno del partito di Salvini (quella che un tempo era la Lega) a sostenere convintamente la necessità (insieme a qualche collega di Forza Italia) di un accordo ambizioso sul Recovery Fund», premette l’europarlamentare, già presidente della provincia di Cuneo, consigliera regionale in Piemonte e sposata con il potente senatore Roberto Calderoli.
Emblematico il riferimento alla Lega, «quella che un tempo era la Lega»: una contrapposizione al partito di Salvini, più che una precisazione. La dimostrazione di una nostalgia mai sopita, e al tempo stesso di posizioni marcatamente distanti rispetto alla forza politica voluta dall’attuale leader: estensiva (da Nord a Sud), inclusiva, prima governativa ed ora all’opposizione. Un soggetto in cui evidentemente lei non si riconosce. E non da ieri.
Sia come sia, il tweet polemico, per usare un eufemismo, non è passato inosservato ai piani alti della Lega: «È come tutti quelli che lo hanno preceduto, Gancia una ne fa e cento ne pensa», è il commento sconsolato dei luogotenenti di Salvini.
I quali minimizzano, ma se solo potessero, sbianchetterebbero volentieri quella che viene considerata a tutti gli effetti come una piantagrane: «È nella Lega ma è come se non lo fosse. Andiamo, quando è stata eletta europarlamentare non voleva nemmeno iscriversi al gruppo…». Detto questo: nessuna replica, nessuna risonanza. Parola d’ordine: sorvolare, e ignorare. In attesa del prossimo tweet.
Articolo di ALESSANDRO MONDO per lastampa.it da Dagospia.com