I magistrati di Genova sono a caccia dei 49 milioni di fondi pubblici ottenuti illecitamente dal Carroccio. Nel mirino 450mila euro che sarebbero stati erogati dalla Lega Nord all'Associazione Maroni Presidente come contributo per l'acquisto di materiale a sostegno delle campagne del partito. Una parte è arrivata nelle casse della Boniardi Grafiche, ma la procura sospetta che i volantini non siano mai stati realizzati. Il deputato non è indagato. A cinque mesi dalla richiesta presentata alla Camera dai magistrati di Genova che indagano sui 49 milioni spariti della Lega, la società Boniardi Grafiche srl di cui è titolare il parlamentare del Carroccio Fabio Massimo Boniardi potrà essere perquisita. Lo hanno deciso i deputati con voto segreto, approvando la proposta della Giunta per le autorizzazioni a procedere che già si era espressa in questa direzione.
Cade quindi il muro dell’immunità parlamentare che Boniardi aveva eretto il 10 dicembre dello scorso anno, quando i finanzieri hanno bussato alla porta della sua azienda e lui li ha mandati via sostenendo di avere eletto lì il suo domicilio e di utilizzare l’ufficio per svolgere “attività politica”. I magistrati si sono quindi rivolti al Parlamento per ottenere il via libera. È un ulteriore tassello nell’inchiesta sui fondi del Carroccio aperta ormai due anni e mezzo fa con l’ipotesi che i 49 milioni di rimborsi elettorali ottenuti dal partito tra il 2008 e il 2010, falsificando rendiconti e bilanci (come confermato dalla Cassazione, che però ha dichiarato prescritti i reati per Umberto Bossi e per il tesoriere Belsito), in realtà siano stati occultati per evitarne la confisca.
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dall'articolo di F. Q. per IlFattoQuotidiano.it