Salvini rilascia un’intervista a Panorama in cui spiega che aspetta l’esito delle Regionali per una spallata al governo. C’è tutto il repertorio del Capitano: dagli sbarchi che aumentano all’emergenza coronavirus che non esiste. Dice persino che la Lega i 49 milioni non li ha mai visti, ma allora che cosa sta restituendo in comode rate? Nell’intervista Salvini parla anche dello scandalo del bonus 600 euro per le partite iva richiesto e incassato dai parlamentari Andrea Dara e Elena Murelli, oltre che da un discreto numero di consiglieri regionali della Lega in Veneto ma anche in Piemonte o in Emilia Romagna, tanto per ricordarne qualcuno. Il leader del Carroccio non trova di meglio per giustificare l’operato degli eletti del suo partito che dare la colpa ai commercialisti:   Ha colto l’irritazione per lo scandalo dei 600 euro?  Ho parlato con i commercialisti e i parlamentari coinvolti. Mi è stato spiegato che i professionisti hanno fatto la richiesta in automatico, senza chiederlo agli interessati. E che è stato restituito tutto. I parlamentari verranno sospesi, i consiglieri regionali non saranno più ricandidati perché bisogna essere iperattenti. Ma la vicenda non riguarda soltanto loro.

 

Ma le parole di Salvini sono una solenne presa in giro come spiegava qualche giorno fa Giorgio Luchetta, vicepresidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Commercialisti:

«Il commercialista è ancora, dopo tutti questi anni, un capro espiatorio: sono basito». A parlare è Giorgio Luchetta, vicepresidente del Consiglio nazionale dei Commercialisti. Il nodo è quello che da giorni anima il dibattito politico: la vicenda dei deputati  che hanno chiesto il bonus Covid. E, in particolare, la scelta di difendersi attribuendo la decisione al commercialista. Come hanno fatto Ubaldo Bocci, coordinatore del centrodestra a Firenze, Matteo Gagliasso, consigliere leghista piemontese e Riccardo Barbisan, consigliere veneto, che a settembre non verrà ricandidato dal governatore Luca Zaia. Questo gioco a scaricare le responsabilità secondo Luchetta deve finire. «Basterebbe un po’ di amor proprio e di coraggio delle proprie azioni, invece che tirare sempre in ballo la nostra professione». Non bisogna avere una memoria di ferro, prosegue, per ricordare che l’8 aprile l’Inps negò la possibilità a commercialisti e consulenti del lavoro di fare da intermediari per i loro assistiti nell’invio tramite il pin abilitante delle richieste. Sarebbe servito un decreto ministeriale, che però non è mai arrivato. «Come possiamo essere responsabili di una cosa che non potevamo fare?»

Insomma quella che racconta il Capitano è solo una fregnaccia. Che non si vergogna di raccontare.

Articolo di    per NextQuotidiano.it 

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