Salvini senza mascherina nelle aziende alimentariI casi del pecorino e dei fichi. La protesta: "Sprezzo del pericolo mentre è sempre più difficile garantire le norme anti-Covid nei luoghi di trasformazione e vendita alimentare". Nessun commento, invece, da parte di Coldiretti né di Confagricoltura, che preferiscono non entrare nel merito della vicenda.  Prima gli scatti pubblicati nella settimana di Ferragosto che hanno immortalato Matteo Salvini senza guanti e con la mascherina abbassata mentre tiene in mano una forma di pecorinoavvicinandola al viso in un caseificio della provincia di Pisa. Poi un’altra foto scattata in Campania, a volto scoperto accanto a un vassoio di fichi per dare appuntamento ai suoi sostenitori in piazza, a Caserta. Abbastanza per far insorgere i Cobas, preoccupati per la salute dei lavoratori ma anche per l’immagine della filiera agroalimentare italiana, che peraltro il leader della Lega non manca mai di esaltare. Nessun commento, invece, da parte della Coldiretti – vicina al Carroccio – né di Confagricoltura, che preferiscono non entrare nel merito della vicenda. 

 L’IRA DEL COBAS – “Dopo le caciotte a Pisa, dove si è mostrato in visita a un caseificio senza la mascherina indossata correttamente, il leader della Lega continua la sua campagna elettorale fornendo una pessima immagine della nostra filiera agroalimentare, per raccattare qualche voto in più” è l’accusa di Francesco Iacovone dei Cobas, secondo cui il selfie dalla Campania con il volto a pochi centimetri da un vassoio di fichi in un luogo chiuso mostra “il suo sprezzo del pericolo di una crisi sanitaria” che proprio in queste ore sta riprendendo vigore e fa paura. “Ancora un fatto di una gravità inaudita – aggiunge – mentre è sempre più difficile garantire le norme anti-Covid nei luoghi di trasformazione e vendita alimentare, il senatore Matteo Salvini continua a demolire il nostro lavoro a colpi di selfie”. Per il rappresentante sindacale il punto non è l’eventuale rischio di contaminazione del cibo o se qualcuno e chi mangerà quei fichi “ma l’immagine che ritorna ai cittadini – commenta – non è certo degna. Soprattutto se a veicolarla è un rappresentante delle istituzioni”.   IL CASO DELL’AIA E LE REGOLE NELLE AZIENDE – E ricorda il focolaio dell’Aia, a Treviso, con 182 contagiati su 560 testati che “dovrebbe convincere il senatore che la nostra filiera agroalimentare va trattata con cura e non è un mezzo per raccattare voti”. Non è un caso se in queste ore, il sindaco di Vazzola, Giovanni Domenico Zanon ha confermato che la produzione in azienda continuerà, ma per evitare contatti ravvicinati e prolungati si cercherà di diminuire i ritmi della produzione e il numero delle presenze in contemporanea delle persone all’interno. I lavoratori torneranno a fare i due turni. “Sono molte le aziende che, con fatica, si attengono alle regole per tutelare i propri dipendenti e i consumatori – continua Iacovone – Alcuni, invece, si prestano a questi show elettorali che sono nocivi per la sicurezza di chi lavora e per il settore tutto. Un pessimo esempio che potrebbe indurre ad abbassare la guardia”. Il Cobas lancia un appello al governo, affinché intervenga.

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dall'articolo    per IlFattoQuotidiano.it 

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